“Sicurezza, come prevenire i furti”

4 marzo 2014 | 00:55
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“Sicurezza, come prevenire i furti”

Riceviamo e pubblichiamo un comunicato stampa a firma del Consorzio Axa

Il Faro on line – La notizia di un furto o di un’aggressione in villa è in realtà, vista la frequenza, una non–notizia e ci colpisce solo quando si riferisce a un nostro conoscente o – molto peggio! – a noi stessi. Gli affari correnti prendono subito dopo il sopravvento e la non-notizia viene presto sepolta, salvo poi risorgere con prepotenza in occasione del furto successivo.

Se qualcuno poi trova delle analogie tra questo schema d’azione e il modo in cui sono trattate le emergenze in Italia, forse è nel giusto.

Per provare a interrompere il perpetuarsi di questa analogia, ho cercato di mettere insieme un certo numero di dati, informazioni, non-notizie e idee, vedendoli alla luce di un possibile miglioramento della sicurezza antifurto per le nostre case.

Innanzitutto, due precisazioni.

Ciò che segue si riferisce al furto, cioè all’evento spiacevole in cui qualcosa ci viene portato via quando non siamo in casa, e non alla rapina, cioè all’evento assai più spiacevole in cui il qualcosa ci viene portato via in nostra presenza e sotto la minaccia di armi o comunque con un atto di violenza.

Inoltre, la struttura abitativa presa in considerazione è il villino con giardino, tipico di molti quartieri del X Municipio, con casa difesa da inferriate di tipo commerciale, portoncino blindato, allarme interno collegato con un agente (forze dell’ordine o guardie giurate).

Vediamo ora di ipotizzare le possibili fasi del furto, in maniera tale da poter individuare i punti su cui intervenire per aumentare la sicurezza, cioè per diminuire il più possibile le probabilità che il malintenzionato riesca a portare a termine il suo piano, all’interno di un budget limitato e comunque commisurato al valore (per il proprietario) della possibile refurtiva.

Mi preme ribadire che quanto segue è meramente ipotetico, sebbene abbastanza ragionevole e basato su elementi dedotti da consultazioni in Internet e resoconti di furti effettivamente avvenuti.

Occorre ovviamente che il malintenzionato abbia una motivazione per rivolgere le sue poco gradite attenzioni verso una casa piuttosto che un’altra; tipicamente, questa può derivargli dall’informazione, più o meno attendibile, della disponibilità di una possibile refurtiva abbastanza consistente da giustificare il suo investimento in termini di tempo e di rischio. In alcuni casi, il malintenzionato dispone dell’informazione completa (tipicamente, collocazione e contenuto della cassaforte), e il furto ne è l’immediata conseguenza, visto l’elevatissimo ritorno sull’investimento.

PRIMA FASE: LA SELEZIONE DELL’OBIETTIVO

Per portare a termine un furto, il tempo è un parametro essenziale: il malintenzionato deve essere abbastanza sicuro che, per un certo lasso di tempo a partire dall’istante in cui penetra nel giardino, nessun imprevisto possa interrompere il corso delle sue attività, come l’arrivo del proprietario o di un agente (forza dell’ordine o guardia giurata). Per determinare quindi il tempo a sua disposizione, il malintenzionato deve sapere il periodo di assenza degli abitanti della casa presa di mira e scegliere quello che offre le migliori caratteristiche di lunghezza e prevedibilità.    

SECONDA FASE: STUDIO DELL’OBIETTIVO

Il ladro deve determinare al meglio la natura degli ingressi dell’obiettivo (cancello, muro di cinta, porte e porte–finestre) e delle difese passive (inferriate e altre protezioni) per stimare il tempo necessario a forzarli.

Infine, deve verificare la presenza di un sistema d’allarme e del possibile collegamento con qualche agente, e stimarne il tempo medio di intervento.

TERZA FARE: LA PIANIFICAZIONE

Sulla base dei dati così raccolti, il malintenzionato pianifica l’ora e il giorno del furto, il tempo a disposizione, e la consistenza della banda, cioè di quanti complici avrà bisogno.

FASE ESECUTIVA

Dopo un’ultima verifica (con citofono / telefono) dell’assenza degli abitanti, la banda forza il cancello (o scavalca il muro di cinta, a seconda della relativa facilità e visibilità), si porta all’esterno della casa, il tutto in poche diecine di secondi, e inizia a scassinare la difesa passiva più debole, per esempio una grata con battente apribile.

Il tempo impiegato in questa operazione, stando a materiale reperito da Internet e riscontrato con racconti di furti subiti è di 2-3 minuti (per una grata con battente di tipo commerciale) che, aggiunti ai precedenti, portano questo tempo (che possiamo indicare con “tempo preliminare”) a 3 – 4 minuti scarsi.

Scassinata la grata, la banda penetra in casa, facendo scattare l’allarme.

Mentre un elemento della banda provvede a neutralizzare la sirena (p. es. asportandola, immergendola in acqua e provocandone il cortocircuito), gli altri  perquisiscono i vari livelli dell’abitazione, alla ricerca della refurtiva principale (tipicamente, una cassaforte da incasso), ma non trascurando altre refurtive “di opportunità”. Il tempo necessario a scovare una cassaforte murata non supera il paio di minuti, specie con l’aiuto di un cercametalli. Insomma, l’esplorazione completa della casa si compie in circa 2 minuti, cosicché il tempo complessivo compreso tra l’ingresso in casa (e il conseguente scatto dell’allarme) e il reperimento della cassaforte, il cosiddetto “tempo morto”, è valutabile tra i 2 e i 3 minuti.

Trovata la cassaforte, la banda inizia ad asportarla / forzarla: su Internet si vede (ci sono filmati di telecamere di sicurezza in proposito) che anche per questa operazione i tempi sono dell’ordine del paio di minuti.

Asportata la cassaforte, alla banda sono sufficienti poche diecine di secondi per uscire dalla casa, uscire dal cancello, ed eclissarsi: il “tempo netto di furto” (dall’inizio dell’asportazione della cassaforte fino all’eclissamento) può essere valutato intorno ai 2–3 minuti, mentre il corrispondente “tempo lordo di furto” (dall’inizio dello scasso del cancello fino all’allontanamento) è di circa 8-10’.

Lo scatto dell’allarme ha provocato (almeno si spera!) la partenza di un agente, il cui tempo d’intervento è molto variabile – per il momento, possiamo supporlo pari a 10’. L’intervento dell’agente è utile solo se arriva prima che la banda si sia eclissata. A partire dallo scatto dell’allarme, però, il tempo impiegato dalla banda per compiere il furto ed eclissarsi (somma del tempo morto e del tempo netto di furto) non supera i 4–6 minuti, mentre l’agente arriva dopo 10, cosa che lascia ai malviventi una riserva di tempo di 6–4 minuti, sufficienti ad allontanarsi in tutta tranquillità e rendere inutile l’intervento dell’agente.

Esaminato questo scenario di base, possiamo fare alcune considerazioni.

Se la banda conosce la collocazione della cassaforte, il tempo morto si azzera e il tempo lordo di furto si abbrevia di un paio di minuti, cioè del 20 – 25%.

Se l’allarme non è collegato con gli agenti, il corso degli eventi può essere interrotto solo dall’abitante (la cui incolumità, nel caso di ritorno precoce, può essere a rischio), il che lascia alla banda una riserva praticamente infinita. Per esemplificare con dei numeri, se il tempo lordo di furto è di 8 o (più raramente) 10 minuti, si vede che il tempo di assenza degli abitanti (tipicamente 30 – 60’ o più) è nel rapporto di 4:1 – 6:1 con il furto. Vuol dire che per compiere il furto non è necessario aspettare che gli abitanti vadano in vacanza.

L’attacco alle difese passive avviene sempre sulla più debole: i tempi di resistenza sono quindi quelli di quest’ultima (“tallone d’Achille”). In ogni caso, i tempi di resistenza di difese passive commerciali sembrano essere dell’ordine di qualche minuto, non della diecina di minuti.

Nella prossima puntata, vedremo tutti i possibili metodi per ridurre al minimo le probabilità di intrusione e per mitigare le conseguenze di un’avvenuta intrusione.