Primo Maggio, il lavoro usa e getta

1 maggio 2014 | 04:00
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Primo Maggio, il lavoro usa e getta

La storia di Patrizia Cascioli – non l’unica per la verità – “vittima” dello spoil system al Comune di Fiumicino

Il Faro on line – Nel giorno in cui si festeggia il lavoro, è impossibile non ricordare chi un lavoro non ce l’ha, chi lo sta perdendo, chi lo deve reinventare. A Fiumicino ci sono casi eclatanti, spesso sui giornali: Alitalia, Ground Care, duty free e altre situazioni critiche nell’alveo aeroportuale. Poi il commercio in crisi, le serrande che si abbassano. I cantieri che diminuiscono gli operai perché il comparto è in crisi. I giovani faticano a trovare una strada, ma c’è anche un altro tipo di disoccupazione che va raccontata. E’ quella dei 50enni che si ritrovano dall’oggi al domani senza un lavoro, praticamente su una strada. E che magari hanno lavorato per anni in qualche amministrazione pubblica che, basandosi su contratti che la legge propone ma che con il concetto di equità sono ben distanti, sfruttano per anni persone con un precariato che non finisce se non al momento di essere licenziati.

Quella che vogliamo raccontare oggi è una storia, la storia di Patrizia, per anni impiegata al Comune e oggi senza un lavoro. Patrizia ci ha contattato dopo aver letto sul Faro on line il comunicato di Michela Califano, presidente del Consiglio comunale, che parlava del possibile reinserimento dei disoccupati ultra 50enni.Non c’è polemica nelle sue parole, ma dolore. Verso la vecchia amministrazione che l’ha fatta andare avanti senza prospettarle, dopo anni di lavoro, una possibilità di stabilizzazione, verso la nuova, che non ha avuto un minimo di dubbio nel farla fuori, verso il mondo politico in generale per cui esistono solo i disoccupati dell’aeroporto. Ma qui non si tratta di fare classifiche, non è utile la guerra tra poveri. Quella che Patrizia vuole raccontare è un’esperienza, una come quelle di tanti invisibili lavoratori usati per un po’ e poi buttati via. Non c’è destra, non c’è sinistra: c’è una vita in gioco, la disperazione di non riuscire a vedere un futuro, l’amarezza di essere soli oltre a sentirsi dire di non doversi rassegnare. Come se si fosse malati. Di quale virus? Del virus realtà di chi non vive la “stessa” tua realtà.

“Sono una donna sono un capo famiglia, sono disoccupata, appartengo alla categoria degli Over 50, cioè di quelli che per lavorare dovrebbero essere reinseriti. Ma non appartengo al mondo dei lavoratori dell’Aeroporto di Fiumicino, luogo che i politici locali tengono in seria considerazione e al quale dedicano attenzione e provano a trovare soluzioni. Ho lavorato – racconta Patrizia Cascioli – con contratti a tempo determinato continuativi dall’anno 2006 fino all’11 giugno 2013, presso l’Amministrazione di Fiumicino. E qui c’è da fare un bel distinguo informativo, dedicato ai falsi miti che aleggiano su questi contratti. Pur avendo un requisito fiduciario, lo stipendio non è pagato dai politici, ma dalla Pubblica Amministrazione e la posizione è Istruttore Amministrativo cat. C1. Con il nuovo insediamento al vertice di via Portuense i contratti come il mio e quello di tante mie colleghe non sono stati rinnovati.

Ancora oggi, molte di noi, non hanno trovato soluzioni lavorative, pur avendo svolto mansioni e responsabilità con la nostra faccia, la nostra formazione, la nostra esperienza. Varie sono state le interpretazioni e le risposte a questo atto che non può definirsi altro che un abbandono, o, semplicemente disinteresse del genere umano, da parte di chi, senza distinzione di razza, di sesso e di idee politiche, non ha voluto riconoscere la dignità di un lavoro. La fiducia e le capacità dimostrate in tanti anni, in questo momento, non interessano più.  Si ringrazi Dio per aver lavorato tanti anni, ora tocca ad altri.  E’ così che si và in ASPI, per un pò di mesi, una modalità che non condivido: ho un cervello, braccia, gambe, esperienza (quella che non si ha a 20 anni), serietà di intenti oltre all’obbligo di portare a casa la pagnotta e di pagare le bollette. E sono responsabile, come unico referente, dei bisogni e della quotidianità della mia famiglia. Questo concetto del prima a te e poi agli altri non solo non rende funzionale l’attività della macchina amministrativa, ma crea nuove disoccupazioni e nuovi problemi. Non risolve, negli anni amplifica.

Sto cercando un nuovo lavoro. Lo faccio giornalmente metodicamente. Ai colloqui non trovo mai candidati giovani, ma gente della mia età e anche più grande che oltre ad essere conscio, come me, dell’incubo che sta vivendo, non dorme più e si inventa possibili soluzioni, oltre a studiare, oltre a frequentare corsi a pagamento di consueling per esprimere al meglio le proprie capacità ed esperienze su un Curriculum Vitae ad hoc.  Le risposte che personalmente ricevo sono di una difficoltà di “inquadramento” rispetto alle mie esperienze formative e lavorative.Oggi, nel comunicare, abbiamo imparato ad usare termini inglesi, che non ci appartengono, per definire degli stati di fatto, anche il lessico dei politici ne è pieno. “Over” è uno di questi. Significa “oltre”. Allora la domanda è: Oltre che? Oltre che cosa? Oltre dove? Si pensa mai anche alla vergogna che si prova quando non hai più un lavoro e hai sempre lavorato? E il futuro? Non c’è – conclude amaramente Patrizia -. Sei diventato invisibile”.

Una storia, una testimonianza. Questo articolo non serve per farle trovare un lavoro, ma a ricordare tutte le persone che sono state impiegate a vario titolo nelle amministrazioni pubbliche e poi scartate come fotocopiatrici che non servono più. Un modo di fare che va avanti da tanto troppo tempo. Un modo di fare che qualcuno deve avere il coraggio di interrompere, dando dignità al lavoro svolto. Che non significa solo trasformarlo a tempo indeterminato, ma vuol dire creare le condizioni affinché anche quello a tempo determinato abbia una continuità oltre ad un significato. Vuol dire non perdere le risorse umane già formate. L’Amministrazione comunale, specialmente se autonoma, può impegnarsi nel dare il buon esempio, cambiare le regole, canalizzare il problema in agenda e adoperarsi nel dare una risposta alle esigenze di lavoro su tutto il territorio locale e per tutti i suoi abitanti.
Angelo Perfetti