Fiumicino “vincolata” come Pompei

26 gennaio 2015 | 00:59
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Fiumicino “vincolata” come Pompei

Il territorio è sottoposto a ogni forma di prescrizione. Un po’ tardi, visto che ormai è tutto costruito; ma comunque utile a bloccare l’economia locale. E’ un bene?

Il Faro on line (Appunti di viaggio) – A voler essere paradossali potremmo dire che Fiumicino ha più vincoli di Pompei. A quelli idrogeologici già stranoti riguardanti l’esondazione, a quelli sulla Co2 nel sottosuolo, si aggiungono quelli (anch’essi noti) paesaggistici. Ma attenzione, non per la salvaguardia delle dune in zone di pregio naturalistico o di tratti marini, bensì quelli ricadenti addirittura nel perimetro dell’Isola Sacra, iper-costruita negli anni.

Sembra un po’ chiudere la stalla quando i buoi sono scappati. Perché quando c’era da fare seriamente prevenzione facendo rispettare tutti i vincoli esistenti si è chiuso un occhio se non addirittura tutti e due, ora che il più è fatto si diventa improvvisamente rigorosi, al punto da impedire – salvo costosa e lunga autorizzazione formale – l’installazione di un semplice recinto con pali e reti.

Qui il Comune non c’entra nulla, sono altri gli Enti che mettono i paletti all’economia locale in nome di una sicurezza non meglio identificata. Arpa, Ardis, Consorzio di Bonifica, Regione Lazio, Autorità di bacino, ecc. ecc. E se da un lato è giusto rispettare la legge, dall’altra va pur detto che certe leggi sono assolutamente inutili. Impedire una recinzione vuol dire che quel campo non verrà utilizzato magari per coltivare, visto che non è possibile proteggere il raccolto; oppure che il proprietario rinuncerà a recintarlo, e così non saranno venduti i pali degli smorzi né le recinzioni. Nessuno dovrà usare un automezzo per portare tutto a destinazione. Insomma, nessuno guadagnerà un euro, e l’economia resterà immobile. L’esempio forse può essere piccolo e banale, ma basta moltiplicarlo per l’intero territorio e fare riferimento ad altre situazioni analoghe per capire come certi vincoli siano più lacci per l’economia che salvagente per le persone in caso di pericolo.

La storia dell’R4, ad esempio, cioè il rischio di morte dovuto all’esondazione, da una certa ottica è ridicolo: dentro a quella zona segnata sulla cartina sarà pur vero che adesso non si può costruire, ma negli anni passati sono stati creati interi quartieri, abitazioni, palazzi, scuole, negozi… Ma di che rischio stiamo parlando? Possibile che chi sta nelle stanze del potere non si renda conto dell’assurdità di certe posizioni? 

Quanto al vincolo paesaggistico in pieno centro abitato… siamo proprio in Italia. C’è infatti la possibilità di ottenere la deroga ma, indovinate un po’, bisogna pagare qualche migliaia di euro tra geometri e/o architetti e/o ingegneri e tasse statali. Se sei benestante, dunque, quel vincolo lo scavalchi facilmente, se non lo sei resti al palo. Alla faccia della tanto decantata sicurezza.
Angelo Perfetti

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