Il Mushin Karate Eschilo, il Dojo della crescita e della condivisione dei valori 

12 maggio 2015 | 06:00
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Il Mushin Karate Eschilo, il Dojo della crescita e della condivisione dei valori 

La persona prima che il campione, è questa la filosofia educativa che caratterizza l’attività della plurimedagliata società sportiva del X Municipio

Il Faro on line – E’ un luogo di crescita, il Mushin Karate. Un mondo educativo e sportivo, che tutti i giorni, svolge la sua missione, all’interno del Centro Sportivo Eschilo 2, a Nuova Palocco. Tra i suoi oltre 100 iscritti, tra bambini, adolescenti ed adulti, divulga i valori di una disciplina orientale, che è grande forza interiore. La società sportiva del X Municipio, nata da un’idea di un gruppo di amici, nel 1996 ad Acilia, si è nel tempo accresciuta, accompagnando gli obiettivi della pratica del karate sportivo, insieme alla formazione umana degli atleti, perseguendo lo stile specifico del Wado Ryu. Ed è questa la sua missione.

Lo sport possiede queste attitudini e se prese per mano e curate da persone competenti e di particolare sensibilità, riesce a far emergere, grandi esseri: “Volevamo ritornare ai valori originali del karate, che erano e sono tutto’ora, preziosi, per la formazione della persona”. In questo modo, il Maestro Paolo Gabbarini, tra i fondatori di questa realtà sportiva importante, spiega il perché, è iniziata questa splendida avventura: “Il nostro scopo era quello di dare un corpo a questi insegnamenti, creando qualcosa su cui costruirli”. 

Quel qualcosa oggi, è un Dojo. Un luogo di gioia e di entusiasmo, dove tutti gli atleti possono cercare ed esprimere se stessi. Esso è in grado di trasmettere. E’ in grado di comunicare una forza interiore e un desiderio di ricerca, non comuni. E’ uno spazio speciale, dove il microcosmo dei valori del karate, esprime tutta la sua forza: “Volevamo tornare ai valori fondanti, che hanno come obiettivo, il perfezionamento di se stessi”. 

Il Maestro Gabbarini è stato un grande atleta, sia di kumite che di kata. Non solo in Fiam, ma anche in Fijlkam, agli inizi della sua carriera. Grazie anche, alla sua esperienza, di tanti anni trascorsi sul tatami, confrontandosi con altri campioni importanti, ha potuto elargire, i messaggi imparati nel tempo, ai suoi ragazzi del Mushin. 
Allora, possiede sempre un particolare fascino, una ricerca che parte da un gesto. Oggi, nel karate sportivo, quei movimenti richiamano la spiritualità e tante domande esistenziali, che l’uomo pone a se stesso. Ecco perché, c’è quel nome, dato. Mushin: “Tradotto non letteralmente, vuol dire, cuore puro, cuore originale”. Davanti ad una tazza di caffè, in una sera impegnativa e consueta per il suo lavoro, insieme ai suoi ragazzi, il Maestro Gabbarini continua a raccontare il perché dell’esistere di un luogo, dove il karate pulsa di vita: “Per tanti anni, siamo andati avanti con l’ideale di mettere al primo posto, la persona, quindi la sua crescita e formazione, dove i risultati non dovevano essere un obiettivo, ma fossero loro stessi un risultato di una crescita, sia sportiva che personale”. 

Risiede tutta lì, la volontà degli atleti fondatori. Tra di loro, anche il Maestro Roberto Marino, che nel tempo ha dovuto lasciare, per motivi di lavoro. Tuttavia, la sua impronta, come quella di Paolo Gabbarini, rimasto alla guida della società sportiva, non si è mai attenuata. E quella missione, di formare, è stata un richiamo incessante: “Dove sarei arrivato, non era intuibile in quel momento. Ho cominciato e basta. Intuizioni che avevano una forma indefinita e che poi, si sono concretizzate nel tempo e ci hanno dato ragione”.
I tantissimi trofei e medaglie esposte in bacheca, ne sono le testimonianze. Ma ciò che è importante, è quello che ne risiede dietro.

I successi sono sempre il risultato di un lavoro fatto, prima: “Ho sempre cercato di tirare fuori dai ragazzi, il meglio che avevano. Non ho fatto cose speciali”. E’ ancora il Maestro Gabbarini a raccontare, come sia importante, il lavoro svolto con i suoi atleti. Loro sono i protagonisti ed il fulcro del Mushin. La luce ed il centro. Un tesoro che deve essere curato e fatto crescere: “Uso sempre un termine che mi hanno insegnato, quando ho fatto il corso di istruttore nel 2000, che è educatore. Educere. Tirare fuori”.
Crescere non è mai semplice per un giovane, soprattutto oggi. Il karate allora, può andare incontro ai suoi bisogni per aiutarlo a scoprire le sue potenzialità e a metterle al servizio di tutti: “La crescita della persona. Tirare fuori le proprie potenzialità. C’è qualcosa che va oltre il fatto sportivo”. 

In tanti anni di attività, sono state ideate e poste in essere delle metodologie specifiche, proprio per permettere agli iscritti di sviluppare la propria personalità. Una particolarità ci viene descritta, nel lavoro svolto nei confronti dei bambini: “Ho sempre creduto nel feedback. Lavoriamo con le carte delle emozioni. Queste, circa 120, riportano un disegno, nel quale viene trascritto uno specifico stato d’animo”. E’ il gioco formativo poi, che va incontro alle loro positive reazioni: “Si divertono tantissimo e riescono ad identificare le proprie emozioni. Il 70 – 80 % di loro, grazie a questo metodo, riesce a parlarne e a sviscerare il proprio sentimento”.

Anche Paolo è entusiasta, mentre ne parla e sono tante le indicazioni, che possono venir fuori, da un metodo del genere, grazie al quale intervenire e migliorare la vita dei ragazzi : “Carico di energia, terrorizzato, in pace con me stesso, pieno di gratitudine”. Solo alcuni dei tanti stati d’animo, che emergono da questo gioco educativo ed è ancora lui, a raccontarlo : “Abbiamo avuto dei risultati incredibili”. In collaborazione con le famiglie, che vengono informate e coinvolte, sull’esperienza sportiva dei loro figli, il Mushin svolge questo ruolo di grande responsabilità : “Gli obiettivi sani danno stimoli, non c’è solo la gara federale. Li portiamo a quel turno con già, una certa solidità caratteriale, sulla quale possiamo lavorare serenamente”. 

I destinatari di tante attenzioni non sono solo i bambini iscritti, ma tutti gli atleti partecipanti. Sia adolescenti e quindi più grandi, che anche gli adulti. In questo caso, è stata creata una struttura apposita, nella quale, gli atleti vengono inquadrati e accompagnati, nel loro percorso di crescita. L’insieme dei progetti formativi ideati, prende il nome di Edukarateam e prevede la suddivisione di tre categorie di età, in modo che ogni atleta sia inserito nella propria realtà formativa : il Mushin Team, per gli adulti, il Team Project, per gli adolescenti e il Baby Project per i bambini. Ma queste categorie non sono un obiettivo facile da raggiungere. Infatti, in accordo con i valori dello sport e del karate, anche questi devono essere dei traguardi, per cui lavorare ed impegnarsi.  

Ecco allora, che per ognuno di loro, c’è un premio da ricevere, come di consueto, a fine anno. Come Paolo spiega, chi ha meritato di entrare nel Mushin Team, riceverà in dono, dal Maestro, la propria tuta. Per coloro che hanno sudato sul tatami, per il Team Project, ci sarà invece un cappellino in regalo. Il premio per i Baby Project invece, sarà la felpa del team.
E non è casuale tutto questo: “E’ un percorso di crescita. Riceveranno un oggetto che li identifica. Li gratifica e da visibilità verso gli altri”. La divisa non è mai qualcosa che si riceve per diritto, perché, si è membri di quella scuola o società sportiva. Essa è un premio, un traguardo da raggiungere. E’ una seconda pelle. E’ l’identità di quel valore per cui si sta combattendo sul tatami e quella cosa per cui, con impegno, si sta percorrendo quella strada, verso il miglioramento di se stessi: “Diventeranno anche degli esempi per gli altri. Anche in gara. Devi dimostrare tuttavia, tutti i giorni, che meriti quel premio, soprattutto in allenamento”. 

Ogni strategia del Mushin, è una tappa verso la crescita. E tutto questo, è messo in opera, anche grazie alla collaborazione, di docenti di alto livello: “Ogni ragazzo ha una propria scheda. C’è la dott.ssa Libera Del Lungo che redige una relazione  per ognuno, che poi discutiamo con i genitori”. Con una lunga esperienza, più che ventennale, la dott.ssa Del Lungo volentieri apporta le sue competenze, nei confronti degli atleti, grandi e piccoli del Mushin. Esperta nella Formazione delle Competenze Comportamentali svolge delle lezioni in aula, in presenza non solo dei ragazzi, ma anche del Maestro Gabbarini. Ed esso, coinvolge i suoi atleti, ormai adulti e con una certa esperienza acquisita, per formare e aiutare i più piccoli: “La dott.ssa Del Lungo si occupa dell’aspetto motivazionale, Diego Del Proposto del kata e Andrea Bianchetti del kumite”. 

Diego ed Andrea sono due campioni affermati del Mushin. Diego, per due volte, ha conquistato il titolo nel kata a squadre, prima al Campionato Europeo, nel 2008 ed in seguito, al Campionato del Mondo WKC, nel 2011. Andrea invece, è stato campione di kumite delle Fiamme Oro, con cui vinse la Venice Cup, a squadre, con la Fijlkam. Nella Fiam invece, ha vinto due ori. Uno nel 2008, al Campionato Regionale del Lazio e l’altro invece, nella 3° fase provinciale. Per entrambe le competizioni, sempre nella categoria cadetti. Ed è importante coinvolgere chi, prima dei bambini che vanno a ricevere un insegnamento, ha fatto lo stesso percorso. E’ qui che si stringono mani ed insieme, si percorrono passi, verso la Via. Quella del karate. Quella che gli antichi maestri, chiamavano “La Via del Guerriero”:
“All’interno del Team quest’anno, è nato University. E’ una formazione differente, di tipo coaching. In ogni allenamento, dove ci sono tre o quattro atleti, sono presenti l’allenatore ed il motivatore. University si inserisce all’interno del calendario federale, per una o due volte al mese. Quindi, riusciamo ad esportare poi, agli appuntamenti che contano, degli atleti fortemente motivati”.
Saranno tanti gli appuntamenti a cui partecipare. Tra questi, il più importante, sarà il Campionato del Mondo WKC, che dal 14 al 17 maggio, si svolgerà in Lettonia. Saranno due i rappresentanti del Mushin a partecipare con la Nazionale Fiam : Fabrizio Ascone e Riccardo Falanesca. Ma un’altra occasione sarà importante e direttamente collegata al prezioso lavoro quotidiano della società sportiva. La consegna delle cinture, il prossimo 11 giugno: “Ci sarà la chiusura dei progetti, con una piccola dimostrazione di sound karate. Verranno poi consegnati i premi,  che danno valore e visibilità al lavoro del Mushin”. 

Ed è importante questa cerimonia, come lo è tutto il lavoro del Mushin. Ma ciò che da valore e significato a questa cerimonia, è la strada che gli atleti avranno percorso, per giungere ai loro personali premi: “Il vero valore è quello che sta dentro al karategi. Questa è la filosofia del Mushin”. 

Gli atleti hanno onorato fino in fondo, il loro karategi, dunque. E l’eredità degli insegnamenti del karate, si è espressa, anche nelle vittorie, che loro hanno saputo conquistare nel tempo, arricchendo la bacheca della società. Tutte traguardi di quel miglioramento morale, che sta alla base dei valori del karate: sono state 18 le medaglie ai Mondiali Wkc: 8 ori, 4 argenti e 6 bronzi. Per gli ori, nel 2007, fu Erika Tomassetti nel kata a squadre a vincere, come lo fece anche Claudia Tomassetti, l’anno successivo.
Nel 2010, Diego Del Proposto salì sul gradino più alto, ancora per questa categoria, dove si replicò poi nel 2011. Anche Lorenzo Del Proposto vinse. E conquistò due titoli mondiali. Uno nel kata a squadre ed uno invece, in quello individuale, nel 2010. Ancora Lorenzo, nel 2012 si confermò nella categoria a squadre. Nella stessa edizione, anche Valentina Colacchi ottenne uno splendido oro, insieme a Fabrizio Ascone, nel 2012 e ancora, Lorenzo Del Proposto, nel 2013. 

Agli Europei Wadokai, invece, le medaglie ottenute sono state 12: 2 ori, 4 argenti e 6 bronzi. I titoli continentali sono andati a Diego Del Proposto, nel 2010, nel kata a squadre, mentre l’altro è stato conquistato da Daniele Rea, sempre nella stessa specialità.
Tantissime, vinte. Insieme a due titoli di vice campioni italiani. 

Batte forte il cuore puro del Mushin. Un cuore originale, quello dei veri Samurai, che ogni giorno rivive e si esprime sul tatami del Dojo, di una realtà, che non è solamente una società sportiva, ma una fabbrica di crescita, per tutti i suoi iscritti. 

Alessandra Giorgi