Immigrazione, Bernardone: “Anche ad Anzio l’accoglienza è solo un business”

14 maggio 2015 | 06:00
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Immigrazione, Bernardone: “Anche ad Anzio l’accoglienza è solo un business”

Il Consigliere: “Ogni tentativo di predisporre un contributo di vera e consapevole solidarietà è stato respinto”

Il Faro on line – “Da mesi sottopongo al Sindaco di Anzio interrogazioni per avere notizie in merito all’accoglienza dei migranti in fuga suggerendo ripetutamente di predisporre quanto necessario affinché la città dia il suo contributo di vera e consapevole solidarietà evitando guasti e disagi nei quartieri e becere strumentalizzazioni politiche”. E’ quanto si legge in un comunicato del Consigliere Comunale Ivano Bernardone.

“Come al solito – prosegue – ogni tentativo di dibattito è stato sopito, le carte sono state nascoste ed oggi constatiamo che anche ad Anzio l’accoglienza è solo l’ultimo business attraverso cui riciclare villette invendute e strutture alberghiere dismesse; in pratica i resti di un economia sfibrata da decenni di politiche miopi. In questo modo alcuni, magari vicini all’amministrazione se non amministratori essi stessi, lucrano e fanno l’ultimo affare mentre ai molti cittadini ed operatori economici restano i problemi; problemi seri ed inevitabili quando, in modo sconsiderato, si creano forti concentrazioni di persone da assistere con servizi qualificati in quartieri che i servizi non sanno nemmeno che cosa siano.

Il danno più grande lo subiscono proprio i migranti la cui collocazione risponde solo a logiche di profitto e che quindi si trovano inevitabilmente in condizioni di  pericolosa emarginazione e soggetti ad un clima ostile dovuto solo alla negligenza di chi governa il territorio. L’accoglienza è un dovere che ci deriva dalla Costituzione e proprio per questo un’amministrazione degna di questo nome ha il dovere di occuparsene attraverso i suoi servizi sociali, coordinandosi con gli enti sovraordinati, governando i processi necessari, pianificando ed organizzando in modo diffuso l’ospitalità e magari coinvolgendo ed informando adeguatamente i cittadini”.

“Accogliere 200 persone in una città di 50.000 non solo è un’atto civile possibile e dovuto – conclude – ma poteva e doveva essere per tutti noi un’occasione di crescita umana e sociale; qualcuno vuole che resti solo un affare ed un danno”.