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Incendio aeroporto: diossina nell’aria, due indagati

USB: “Purtroppo avevamo ragione. Il Terminal 3 va chiuso"
Califano: "Mi aspetto un passo indietro, più che dovuto, dai vertici di Adr ed Enac"

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Il Faro on Line – Diossina, Pcb, furani. Sono alcune delle sostanze tossiche rilevate dall’Arpa all’interno del terminal 3 dell’aeroporto di Fiumicino dopo l’incendio avvenuto la notte tra il 6 ed il 7 maggio scorsi. Gli esperti hanno segnalato i valori fuori norma agli inquirenti della Procura di Civitavecchia. Le verifiche erano iniziate dopo che 150 lavoratori impiegati nelle aree adiacenti la zona commerciale dello scalo si sono messi in malattia, lamentando edemi o disturbi respiratori. In tutto questo c’è il fatto che nei giorni scorsi, in relazione agli accertamenti sulle cause dell’incendio, un dirigente Adr che era stato convocato dai pubblici ministeri si è avvalso della facoltà di non rispondere.

Il pm Valentina Zavatto d’intesa con il procuratore capo Gianfranco Amendola hanno ipotizzato il reato d’abuso d’ufficio nei confronti di un funzionario dell’Asl Rm D che non sarebbe intervenuto, come avrebbe dovuto, a tutela e nel rispetto dello statuto dei lavoratori.
E’ invece accusato di violazione della normativa sulla sicurezza un alto funzionario di Aeroporti di Roma nei cui confronti si ritiene che abbia comunque impiegato il personale dipendente nei giorni successivi al rogo violando le norme in materia. A questo punto è ragionevole ipotizzare che anche questi ulteriori indagati possano venir convocati dai magistrati.

“I dati che attendevamo da tempo – dichiara Lutrario Guido della Federazione di Roma e Lazio dell’Usb – e che apprendiamo ora dalla stampa, sulle rilevazioni dell’ARPA Lazio effettuate dal giorno 12 maggio, quindi ben 5 giorni dopo che fossero state domate le fiamme, ci dicono di una presenza nell’aria di sostanze altamente cancerogene in misura superiore di dieci volte a casi analoghi di roghi”.
“Questi dati spiegano perché – continua Lutrario – ci siano stati finora circa 400 casi di lavoratori intossicati che si sono rivolti alle strutture ospedaliere. L’USB sta valutando con i propri legali se procedere con una denuncia nei confronti delle diverse autorità aeroportuali che hanno omesso le azioni di loro competenza in materia di sicurezza dei lavoratori”.

“Non si è voluto chiudere il Terminal 3 – incalza Lutrario –  ed hanno obbligato i lavoratori ad operare in un ambiente di cui non si conoscevano le condizioni. Eppure c’erano tanti indizi che facevano presupporre che l’aria fosse pesantemente inquinata. Questa responsabilità peserà come un macigno sui dirigenti dell’aeroporto e su chi continua a coprirli”. 

Delegato all’ambiente della Città Metropolitana di Roma Capitale, Michela Califano: “Il paradosso è – conclude Lutrario – che questa mattina ci ha raggiunto una diffida inviataci dalla società Aeroporti di Roma che sostiene che USB starebbe diffondendo notizie allarmistiche. I dirigenti di ADR stanno perdendo non solo la credibilità ma anche la lucidità”.

“La presenza di diossina all’interno del T3 dell’Aeroporto Leonardo da Vinci certificata da Arpa Lazio è gravissima. Chi fino a ieri diceva ai dipendenti aeroportuali di lavorare e non preoccuparsi, dovrà prendersi le proprie responsabilità. Mi aspetto un passo indietro, più che dovuto, dai vertici di Adr ed Enac. Con la salute delle persone non si scherza. 

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