Cinquantenario Stelle Marine Basket, intervista a Roberto Pasquinelli

21 giugno 2015 | 08:00
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Cinquantenario Stelle Marine Basket, intervista a Roberto Pasquinelli

Continua il viaggio de Il Faro on line, all’interno del mondo dei protagonisti della storia delle Stelle Marine

Il Faro on line – Molte storie di vita, nascono e crescono intorno ad un parquet di gioco e lì restano, come se qualcosa le trascinasse poi, per tutta l’esistenza, a restare. Anche per Roberto Pasquinelli, così è stato. E sin da bambino, grazie a papà Pasquale, che dal 1965 è stato ed è ancora il Presidente delle Stelle Marine Basket di Ostia Lido, il coach della prima squadra maschile biancoverde, come delle altre del minibasket della società lidense, ormai cinquantenaria, ha vissuto questa creatura sportiva: “La mia vita è stata sempre scandita dalla presenza delle Stelle Marine. Abitavamo a qualche decina di metri dalla palestra e finita la scuola, tutti i fratelli venivano al campo”.

Le parole di Roberto, che Il Faro ha intervistato in occasione dei festeggiamenti del Cinquantenario, arrivano dirette e piene di nostalgia, scandite dal sottofondo del rumore delle scarpette dei giovani atleti, in amichevole. Continua coach Pasqunelli a raccontare: “Ho respirato questa società, vivendo tutte le squadre che si allenavano, dai piccoli, fino ai più grandi”. 

E’ ancora vivo in lui quel passato, di cui descrive le tappe, seduto sugli spalti del Palassobalneari. C’è stato tuttavia un momento in cui, temporaneamente, ha dovuto lasciare le sue Stelle Marine per un’altra società del territorio municipale, in cui è cresciuto come allenatore: “Ci fu una collaborazione, il primo anno di essa, tra Stelle Marine ed Alfa Omega. Con me, vennero alcuni giocatori, con i quali abbiamo fatto una squadra insieme”.
E ha ringraziato anche quei dirigenti, Roberto Pasquinelli, in apertura del Cinquantenario: “Come ho anche ribadito nel mio messaggio, durante i festeggiamenti, devo sempre ringraziare, sia Di Pietro che Vapodici”. 

E’ stato poi naturale, quel suo ritorno a casa, sotto il tetto del palazzetto di Regina Pacis, dove ha portato in dote, una buona esperienza da tecnico: “Don Lotti mi ha richiamato. Già avevo fatto la mia carriera, con 8 anni di C2, vincendo titoli giovanili, anche nazionali – si è messo dunque, subito a disposizione, coach Pasquinelli e lo descrive, lui stesso – siamo ripartiti con il gruppo del ’94, su cui per due anni, abbiamo costruito la base, per tornare alla prima squadra”. E’ avvenuto 4 anni fa, questo suo ritorno in biancoverde ed in poco tempo, con la giusta competenza e con i giusti giocatori, i risultati importanti, sono arrivati : “Nelle ultime due stagioni, abbiamo conquistato due promozioni ed una semifinale per la C1”.

Ne ha dato ampia testimonianza, Il Faro on line, dei combattuti play off contro il Meta Formia, lo scorso mese di aprile: “Abbiamo tentato la conquista della C1, con un quintetto base, in cui erano presenti anche Troiani e Amantini, insieme ai senior”. Un gruppo di atleti che vengono amalgamati tra loro, tuttavia, è sempre il frutto di un progetto accurato, che necessita di essere seguito: “Avevo in mente, questo progetto. Un piano costruito bene. In collaborazione con tutti”. Una strada da camminare insieme, sia allo staff che ai cestisti, che sotto canestro, non si sono mai risparmiati: “Quello che è piaciuto a me, oltre a questi traguardi sportivi, è l’essere stato promosso con quei giocatori, del gruppo ’94”.

Ma cosa significa dover mettere insieme un gruppo del genere, con lo scopo di dover rincorrere traguardi sempre più prestigiosi ? Roberto Pasquinelli risponde in questo modo, descrivendo ancora episodi e immagini, mai sopite: “Prima di tutto, c’è la disponibilità dei giocatori. La scelta è guidata dal materiale tecnico ed umano, a mia disposizione.

Puoi coinvolgere, ad esempio, un giovane che per la prima volta, si affaccia in prima squadra, insieme ad un altro atleta, che magari, già ha conquistato 6 o 7 promozioni”. E racconta di qualcuno in particolare, Roberto: “Cristiano Dampili, classe ‘71. E’ venuto il primo anno che ho allenato. Nel suo palmares, già 11 promozioni. Ha portato un’esperienza preziosa. Ha insegnato tanto”. Un’ennesima ricchezza umana e sportiva da vantare, dunque, dotata di quell’umiltà di cui, una squadra ha bisogno, per crescere. E tutti i membri del team, lo hanno fatto, negli anni: “Si sono messi sempre a disposizione”.

Il ruolo dell’allenatore, allora è fondamentale, per guidare l’umiltà e il talento, in partita. E quei giocatori sanno, che è lui che sarà sempre la loro guida: “Più sanno giocare a pallacanestro e più sanno che è l’allenatore, quello che decide. Loro ti possono consigliare, ma si mettono sempre a disposizione. E’ una collaborazione reciproca”. Arrivano altri episodi, poi da condividere con i lettori de Il Faro: “Ho avuto i fratelli Grillo. Quest’anno, per i primi 4 mesi, è arrivato anche Bidetti. Ha giocato in serie A1, faceva il decimo a Sassari e a Venezia. Un giocatore che ha fatto il professionista in serie A. Si è messo totalmente a disposizione, della mia e dei giocatori. E’ stata la prima volta per me, che ho allenato un giocatore di questo calibro”. Un orgoglio importante, anche questo, per coach Pasquinelli: “Gente che ha fatto davvero la pallacanestro. Ha fatto la serie A e si è fatta allenare da coach di primo piano”. 

E quel tesoro agonistico trovato e portato alle Stelle Marine, è stato altrettanto un vanto per il parquet del Palassobalneari. Nomi e pilastri che fanno parte della storia della società e di cui, tantissime foto, stanno appese lassù, sulla balaustra sospesa sul campo, conservate nella mostra fotografica del Cinquantenario, a testimonianza: “Negli ultimi 4 anni, ho portato in prima squadra, solo atleti del vivaio. Anche loro sono andati in giro a fare esperienza : Cristofari, Maiello, Tebaldi, Zanchelli, Centolani. Quando li ho chiamati, per dare una mano alle Stelle Marine, sono venuti subito ed hanno fatto in tre anni, una cosa eccezionale. Aver centrato subito due promozioni, è stato strepitoso”.

E scavare nei momenti vissuti, in quelle promozioni, è il fascino che attrae, chi scrive di sport. Allora, coach Pasquinelli svela un episodio in particolare, che è stato il punto di svolta della scalata, verso la C2: “In serie D, in semifinale contro Collefiorito, la squadra più forte di quella serie. Abbiamo fatto gara 1, a casa loro e abbiamo vinto con 27 punti in più, di scarto”. Tuttavia, tornati ad Ostia, qualcosa è andato storto, può accadere nella pallacanestro: “Eravamo tutti pronti per andare in finale, abbiamo perso di 18. Non è facile raccontarlo, ma in quell’ istante è stato difficile e duro, vedere i miei giocatori, così abbattuti, nello spogliatoio”. Si intenerisce, Roberto. Svelando, quanto affetto nasce e cresce per un gruppo di ragazzi, che di giorno in giorno, si guidano e vengono incoraggiati, sul parquet, come fossero i propri figli: “Al limite delle lacrime. Come ho detto anche a loro, i nostri tre anni insieme, sono stati racchiusi tutti in quel momento”. 

Ciò che si è costruito, allora, non può essere trascurato: “Dovevamo tornare a Guidonia, con la squadra più forte del campionato, dopo aver preso, una mazzata in casa”. Cosa accade, quindi, nel cuore di un atleta ? E come reagisce un coach ? Roberto racconta la sua personale esperienza: “Ero convinto che avremmo fatto bene anche in gara 3, ma dovevamo cambiare quell’atteggiamento. Lì, ho visto che hanno alzato gli occhi. Ho visto il cambiamento. Abbiamo fatto una tattica diversa in allenamento ed una riunione importante, prima di partire. Loro sono stati bravi a fare quello che avevo in testa, ma soprattutto, hanno dato in partita, quello che avevano nelle gambe”.

E la vittoria, alla fine, è arrivata: “Contro il Sermoneta. La finale vinta per 3 a 0”. Ed un risultato del genere, è nato tutto da lì. Da un momento di sconforto, che nello sport può aprire due strade. La sconfitta o la gloria. La prima squadra maschile delle Stelle Marine, guidata da Roberto Pasquinelli, ha scelto la seconda: “Quello è stato il momento clou di questi tre anni. Siamo riusciti a cancellare in 5 minuti, lo sconforto di una partita persa. I ragazzi avevano i mezzi per vincere”. 

Ci tiene, il coach delle Stelle Marine, a scandire nomi e ruoli che sono stati fondamentali per disegnare vittorie e memorie che resteranno per sempre, nella vita di chi le ha vissute: “E’ stato un grande gruppo. Dovrò sempre ringraziare, tutti i ragazzi che sono venuti a giocare con noi : Cristofari, Tebaldi, Battisti, Maiello, Zanchelli, Centolani. L’anno dopo si sono aggiunti anche, Di Giacomo e Ciniglio. E’ un piacere che sono stati premiati poi, per le loro promozioni. Nicola Di Petrillo ha fatto un grande lavoro. Quando c’è lui, devo solo pensare ad allenare. Mi ha aiutato Paolo Todisco, come ha fatto il preparatore atletico, Salvatore De Martino, quest’anno è venuto anche Roberto Paciucci a darmi una mano. Si è creato un bel clima ed è questo, quello che vorremmo fare alle Stelle Marine”.

Come i suoi giocatori, anche lui alza gli occhi. Lo sguardo va, un po’ nostalgico e divertito, verso quelle fotografie, migliaia, appese al muro, di fronte agli spalti del palazzetto sportivo di Regina Pacis: “Quando le cose le vivi, hanno un altro sapore. Io l’ho fatto .. dalla seconda colonna in poi …”. Ride divertito, Roberto. Appoggiando il suo sguardo, verso quelle immagini, dal colore antico, in bianco e nero, raccontando un episodio della sua infanzia, vissuto al campo, in terra battuta: “Si tratta di un girato, che ancora conserviamo. Il primo allenamento di mio fratello, lui del ’69, io invece sono del ’72. Mi allenavo con loro. Ho fatto due giri di campo e tutti, tranne me, avevano la stessa altezza – aggiunge divertito, concludendo -come si vede dalle immagini !”. E’ nel 1977, che poi coach Pasquinelli ha vestito la maglia da giocatore: “Le Stelle Marine sono state la mia casa, le ho sempre vissute. Infanzia, adolescenza, età adulta. Ho molti bellissimi ricordi, di quegli anni. Qui al campo, dove ho stretto amicizie importanti”.

E sono tornati quegli amici preziosi, a salutarlo, in occasione di questa grande festa celebrativa: “Tutti ci siamo abbracciati. Si respirava l’entusiasmo di chi è stato bene, in questo posto. Dei miei gruppi, erano tutti presenti”. Ed è questa, per lui, la grande emozione vissuta, durante il Cinquantenario: “C’è stata la partita tra i nati del ‘77 e ‘79 contro quelli del ‘80 ,’81 e ’82. Io ho allenato tutte e sei le annate. Persone che entravano, ti salutavano e ti abbracciavano”.

Anche i bambini del minibasket, hanno un valore particolare, per Roberto: “Ci sono stati circa 110 bambini del minibasket, presente tutto il settore giovanile. C’è stata la festa dei maschi e delle femmine, del 2003 e del 2004”. 

Anche per lui, tuttavia, c’è stata una piccola delusione vissuta da giocatore. Datata 1983. Le Stelle Marine giocavano al Palatiziano di Roma e lui, per circa venti giorni, non è riuscito a dormire, per l’emozione di quella gara che sperava di giocare: “Ci hanno convocato in 14 ed in 4, non abbiamo giocato. Tuttavia, adesso da allenatore, lo capisci”.

E non è facile, per un coach, che a bordo campo, lungo quella linea, mentre osserva i suoi atleti giocare, deve decidere, di secondo in secondo, cosa fare, per aggiustare o continuare una linea tattica, che può essere vincente o meno: “Dalla panchina risolvo il problema, poi il martedì in allenamento, lo analizzo con i miei giocatori – e aggiunge scherzando – gli allenatori non sono normali ! – tuttavia, essi hanno un ruolo di grande responsabilità e lui lo sottolinea – devono prendere decisioni importanti, in poco tempo, per le letture delle partite”. Ma la bellezza di questo incarico, sta nel prendere per mano, i propri campioni e spingerli verso il canestro: “E’ bello tracciare una strada e vedere che gli altri ti seguono. Non sono perfetto, ma dal riscontro esterno che ho, sembra che fino ad ora, ho risolto sempre bene, le problematiche in campo”.

Sarà sempre pronto, Roberto Pasquinelli, a farlo, per le sue Stelle Marine e per quei giocatori, che scenderanno ancora sul parquet, in cerca di canestri vincenti e di scudetti importanti, ancora da conquistare. Con il suo aiuto e guida. 

Foto : Francesco Currà

Alessandra Giorgi