WeWorld Index: “Non è un Mondo per Donne e Bambini”

25 giugno 2015 | 07:00
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WeWorld Index: “Non è un Mondo per Donne e Bambini”

Il Faro on line – WeWorld Onlus, organizzazione no profit che opera in Italia e nel Sud del Mondo per la tutela dei diritti di donne e bambini, ha lanciato il WeWorld Index 2015, il primo rapporto sulla condizione di bambine, bambini,  adolescenti e donne nel mondo. All’incontro di presentazione alla Farnesina, con il patrocinio del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale hanno partecipato il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, la Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo, la Vicepresidenza del Senato, e rappresentanti di Agenzie e Ong Internazionali, tra cui UN Women Italia, Autorità Garante Infanzia ed Adolescenza, World Food Programme. 

WeWorld Index 2015 presta una specifica attenzione al benessere di bambine, bambini, adolescenti e donne, partendo dall’assunto che il progresso di una società dovrebbe essere misurato non solo attraverso indicatori economici, ma anche analizzando le condizioni di vita dei soggetti più deboli o comunque più a rischio di esclusione. Un aspetto innovativo del lavoro è che Il WeWorld Index, nel 2015 alla sua prima edizione, si concentra sul forte nesso tra diritti dell’infanzia e parità di genere. 
Pur continuando a considerare donne e bambini come soggetti distinti, dotati di diritti propri, di cui sono state individuate alcune dimensioni e relativi indicatori, l’aspetto innovativo del rapporto consiste nel considerare l’interdipendenza tra donne e bambini, valutandone congiuntamente alcune condizioni di vita con specifici indicatori, che riguardano entrambe le categorie.  

Sono proprio donne e bambini, che insieme rappresentano il 70% della popolazione mondiale, le categorie più a rischio di esclusione sociale. Il destino di donne e bambini è, inoltre, innegabilmente correlato: il benessere dei bambini dipende strettamente dal benessere di chi se ne prende cura. Migliorare la condizione delle donne, quindi, rappresenta anche un primo passo per contrastare la povertà di bambini, bambine e adolescenti. Inoltre migliorando la condizione dei bambini, in particolare delle bambine, si creano le premesse per una migliore inclusione delle donne.

“Abbiamo dato importanza ad aspetti che incidono profondamente sulle possibilità di vita di una persona: la sicurezza, il livello di inquinamento, l’alfabetizzazione degli adulti”. DichiaraMarco Chiesara, Presidente di WeWorld – “Alcune di queste categorie agiscono in maniera diretta rispetto all’inclusione, altri hanno effetti più diretti di quanto possa sembrare a prima vista. Per questo crediamo che tutti questi valori, insieme, ci permettano di ottenere una misurazione puntuale dell’inclusione. Alcune delle principali cause di esclusione, infatti, non vengono mai prese in considerazione. Indipendentemente dalla ricchezza di un Paese, vivere in un contesto con un tasso di omicidi alto o in una nazione che ha subito conflitti ha ricadute profonde sul tessuto sociale, in particolare su donne, bambini, bambine e adolescenti.”

“L’affermazione dei diritti delle donne, degli adolescenti e dei bambini rappresenta una priorità per la Cooperazione Italiana. E’ essenziale che questi restino al centro della nuova Agenda globale dello sviluppo che sarà definita quest’anno nel quadro delle Nazioni Unite” –  ha commentato Giampaolo Cantini, Direttore Generale per la Cooperazione allo Sviluppo del Maeci  – “Gli obiettivi di sviluppo del millennio hanno permesso di  migliorare condizioni di partenza molto arretrate per un gran numero di bambini e adolescenti e per stimolare un miglioramento della condizione della donna. Ma si tratta di un’Agenda che non è stata appieno realizzata. Ci dobbiamo dare oggi obiettivi e mete più ambiziosi verso la costruzione di uno sviluppo più equo ed inclusivo per tutti: nessuno deve restare indietro”. 

Nel suo intervento, Roberta Bosisio, del Centro studi delle Donne e di Genere, dell’Università di Torino ha voluto evidenziare le condizioni di povertà in cui vivono in molti Paesi donne e bambini. “La femminilizzazione della povertà – ha affermato la Bosisio – mette maggiormente a rischio i bambini/e. Il processo di discriminazione inizia fin dall’infanzia, quindi, è fondamentale promuovere iniziative culturali di sensibilizzazione nelle scuole, per rompere la spirale che porta, in particolare le bambine, a vivere in condizione di svantaggio”. 

“Non sfruttare appieno le potenzialità del capitale umano femminile ha importanti ricadute negative sul tessuto sociale ed economico. Se non si sfrutta questo capitale, quindi, l’economia non svilupperà mai tutte le sue potenzialità” – sono le parole con cui Simone Ovart, presidente UN Women Italia ha voluto centrare il suo intervento.

La necessità di costruire di una rete di protezione sociale è stato il messaggio lanciato nel suo intervento dal portavoce per l’Italia World Food Programme, Vichi De Marchi.

Il Rapporto: “Non è un Mondo per donne e bambini”. Sono, infatti, 102 su 167 i Paesi che non raggiungono un livello di inclusione nemmeno sufficiente. 
L’Italia ottiene i risultati migliori nell’ambito della salute di bambine/i e donne, e dell’educazione di base. Queste dimensioni, unite ai buoni risultati relativi al capitale umano ed economico, ai bassi livelli di conflittualità, al contesto democratico, permettono al nostro Paese di posizionarsi tra i primi 20 al mondo. 
Tuttavia alcuni indicatori ne evidenziano una pessima posizione, in particolare, per l’accesso ad internet (55°); per il livello di inquinamento ambientale (71°); per il livello di corruzione (69°). Sono da considerare particolarmente negativi gli indicatori che riguardano la spesa per l’istruzione (92°) e la parità di genere, l’occupazione femminile, la violenza contro le donne, oltre la 100° posizione. 
L’Italia sta vedendo comunque il suo contesto ambientale ed economico degradarsi abbastanza rapidamente quindi è poco probabile che possa conservare questa posizione se non verranno prese iniziative lungimiranti in tema di occupazione femminile, crescita economica e salvaguardia dell’ambiente.
Ai primi posti della classifica solo Paesi del Nord Europa: qui oltre a una diffusione generalizzata dei servizi di base, quasi ovunque sono garantite pari opportunità tra uomini e donne nella vita politica, economica e sociale.
Paesi africani nell’indice si trovano tutti dopo l’82° posizione (Ruanda). Qui molto  spesso a mancare è l’accesso ai servizi di base: acqua potabile, educazione, salute. Molti Paesi, soprattutto Nord Africa e Medio Oriente, sono penalizzati per mancanza di politiche di genere. Le donne in questi Paesi sono infatti svantaggiate o esplicitamente discriminate.
Stesso discorso si può fare per l’Asia Meridionale dove quasi tutti gli indicatori inerenti l’inclusione di donne e bambini/e mostrano pessimi risultati (salute, educazione, lavoro minorile). A questo, anche qui, si aggiunge il permanere di forti stereotipi maschili che tendono a svilire il ruolo della donna. 
Fatta eccezione per il Brasile (54° – ma ancora nella stessa categoria dell’Italia), gli altri i Paesi dove WeWorld interviene (109° Tanzania, 116° Cambogia, 119° Nepal, 124° Kenya, 130° India, 137° Benin) rientrano nelle ultime categorie con un indice di inclusione insufficiente o esclusione grave.

WeWorld è un’organizzazione non governativa italiana di cooperazione internazionale, indipendente riconosciuta dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale. WeWorld è presente in Italia, Asia, Africa e America Latina a supporto dell’infanzia, delle donne e delle comunità locali nella lotta alla povertà e alle disuguaglianze per uno sviluppo sostenibile. I bambini e le donne sono i protagonisti dei progetti e delle campagne di WeWorld. Grazie alle donazioni di 40 mila sostenitori, sono oltre 800 mila i beneficiari diretti e indiretti dei progetti di WeWorld nel Mondo. 
WeWorld promuove e difende i diritti dei bambini e delle donne in Italia e nel Mondo; aiuta in modo concreto i bambini, le donne e le loro comunità favorendo il cambiamento e l’inclusione sociale. 

Una prima novità introdotta dal WeWorld Index 2015, rispetto ad altri rapporti, è l’enfasi posta sul forte nesso tra diritti dell’infanzia e parità di genere. Anche se donne e bambine/i e adolescenti sono soggetti distinti, titolari di diritti propri, esiste una forte interdipendenza tra di loro. Pertanto si sono considerate congiuntamente alcune condizione di vita di donne e bambine/i, ma allo stesso tempo sono stateindividuate alcune dimensioni (e relativi indicatori) importanti per bambine/i e altre per le donne.
Inoltre, per la prima volta in rapporti di questo tipo in lingua italiana, si utilizza un linguaggio di genere; un linguaggio nel quale gli stereotipi profondi, presenti nel parlare quotidiano, vengono superati grazieall’attenzione alle differenze di genere.
Tutti questi elementi rendono il WeWorld Index uno strumento innovativo, in grado di gettare uno sguardodifferente sulla condizione di bambine/i, adolescenti e donne in Italia e nel Mondo.

Vincenzo Taurino