Aeroporto, Continuano i malori fra i lavoratori

28 luglio 2015 | 15:01
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Aeroporto, Continuano i malori fra i lavoratori

L’Usb: “Chiediamo un intervento urgente alle Istituzioni competenti”

Il Faro on line – Dopo la riapertura del molo D dell’aeroporto di Fiumicino, avvenuta il 19 luglio scorso, si stanno registrando nuovamente continui malori tra gli addetti aeroportuali. I sintomi sono sempre gli stessi da quel maledetto 7 maggio dell’incendio: bruciori agli occhi e alle vie respiratorie, senso di nausea, capogiri. I lavoratori continuano ad essere costretti a ricorrere alle cure mediche e, circa due giorni fa, uno di loro è stato trasportato in ambulanza al pronto soccorso dopo aver perso conoscenza mentre svolgeva il suo lavoro in una delle aree considerate sicure” – lo afferma in un comunicato il sindacato Usb.

“Nonostante i dati sulla salubrità dell’aria riportino livelli nella norma ad oggi nessuno sa spiegarci perché questi malesseri non accennano ad arrestarsi”, denuncia Fabiola Bravi, dell’USB Lavoro Privato. “Se l’aria è salubre, come mai le mascherine utilizzate dei lavoratori sono spesso sporche di una strana fuliggine nera? La stessa fuliggine che si deposita sulla strumentazione di lavoro e che i lavoratori sono costretti ad utilizzare per 8 ore consecutive?”.

“E’ evidente che, mentre si plaude ad un ritorno alla normalità, per l’aeroporto di Fiumicino la strada sembra ancora lontana dalla reale messa in sicurezza dei passeggeri e dei lavoratori. Vogliamo risposte concrete, perché i lavoratori hanno diritto di conoscere cosa respirano e la salute è un diritto di tutti che nessuno può permettersi di mettere a rischio”, conclude la sindacalista.

“Per questo l’Usb – conclude il comunicato – ha inoltrato richiesta di intervento urgente alle istituzioni competenti (Asl Spresal, Ispettorato del Lavoro e, per conoscenza, alla Procura di Civitavecchia) affinché si intervenga nell’immediato per porre in atto tutte le azioni necessarie a garantire la tutela della salute di chi in quell’aeroporto trascorre gran parte del suo tempo, richiedendo inoltre che vengano analizzati anche i dispositivi individuali di protezione in dotazione al personale”.