“Marcia delle donne e degli uomini scalzi”, le ragioni del “sì” e del “no” all’evento

14 settembre 2015 | 06:15
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“Marcia delle donne e degli uomini scalzi”, le ragioni del “sì” e del “no” all’evento

Troppa acredine nei post sui social, poca attenzione al dialogo. Il Faro è andato a sentire due esponenti politici locali per capire le scelte fatte, e innescare così una riflessione generale al di fuori dello scontro verbale

Il Faro on line – La questione migranti sta spaccando l’opinione pubblica mondiale. Si discute sul concetto di accoglienza, sulle priorità, sulla diversità tra immigrato e rifugiato, in una gara tra priorità che vede esseri umani gli uni contro gli altri. Il dibattito ha investito anche Fiumicino, in occasione della marcia delle donne e degli uomini scalzi promossa localmente dal Movimento Nonviolento.

Dopo la marcia sui social media si è scatenata la violenza verbale, l’insopportabile partigianeria di chi distrugge la posizione dell’altro senza spiegare le ragioni della propria. Tra l’altro succede in molte occasioni, purtroppo, che i soliti “leoni da tastiera”, comodamente seduti dietro uno schermo, cerchino di screditare qualsiasi iniziativa, non importa poi tanto con che fini, di cittadinanza attiva. Non è questo lo spirito che aiuta a far crescere una comunità, che necessita sempre e comunque di confronto. Anche aspro, anche su posizioni diametralmente opposte, ma articolato in un ragionamento.

Per uscire da questo pantano ideologico e provare a capire, più che a offendere, abbiamo chiesto a due esponenti politici locali di spiegarci le ragioni del “sì” e quelle del “no” rispetto a questo evento. 

Da qui, rispettando il libero arbitrio di ciascuno, si può provare a costruire quella che chiamiamo “comunità”, che se è vero che è fatta da singoli individui non può prescindere dalla comunicazione tra essi.

LE RAGIONI DEL SÌ – Maurizio Ferreri, consigliere comunale del Movimento Comune Autonomia e Libertà 
“Abbiamo aderito con convinzione all’invito del Movimento Nonviolento. Sono mesi che ci battiamo contro l’orrenda campagna mediatica che cerca con una demagogia razzista di innescare una guerra fra poveri. Dobbiamo creare le giuste condizioni per un’accoglienza familiare, per una reale convivenza. Sappiamo che non basta una marcia a risolvere un fenomeno così complesso ma partendo dai territori, come il nostro, discutendo e programmando seriamente e investendo concretamente sul futuro plurale della nostra società, si può veramente cambiare qualcosa. Tutto il resto nasce dall’errore di credere, per vari motivi, che il ‘Diritto alla Vita’ elimini altri Diritti. Tutti noi, chi in un modo chi in un altro, difendiamo il ‘Diritto alla Vita’, scegliendo di stare dalla parte dei più deboli. Inoltre voglio sottolineare che tutti abbiamo problemi, compresi coloro che hanno marciato: erano presenti disoccupati, licenziati, pensionati, precari, studenti e molti volontari. Tutti insieme, in cammino per la pace e la fratellanza dei popoli”.

LE RAGIONI DEL NO – Mauro Gonnelli, consigliere comunale centrodestra
“Fosse stata una marcia per la pace avrei partecipato con entusiasmo. Marciare per l’accoglienza invece significa cadere nella trappola di quei governi che, cercando di far leva sul sentimento delle persone perbene e di cuore, continuano ad alimentare un esodo senza precedenti solo per ingrassare le tasche dei venditori di morte e armi. Sarebbe stato più sensato marciare contro il Governo Renzi e tutti coloro che lo sostengono, per aver destinato nell’agosto del 2014, tanto per fare un esempio, finti aiuti umanitari al popolo curdo che non si sono concretizzati in alimenti o medicinali ma in carichi di C130 zeppi di armi, munizioni e bombe. I profughi muoiono per scappare da quelle stesse guerre e quelle stesse bombe che l’Italia, insieme a tante altre nazioni, sta smerciando. Marciare è giusto ma è ancora più giusto dire la verità e non chiudere gli occhi. Se vogliamo difendere queste persone dobbiamo puntare il dito contro i veri colpevoli: il Governo Italiano e i suoi partner, Stati Uniti, Francia, Inghilterra e tutti quegli stati che con le guerre fatturano miliardi di euro. I popoli non vanno aiutati a fuggire ma a vivere in pace dove sono nati e dove hanno le loro radici”.

Anche a livello nazionale si sono registrate posizioni contrastanti.
Il successo e lo scopo principe della marcia si rintracciano nelle parole a caldo di Giulio Marcon, deputato indipendente di Sel tra i venti promotori iniziali: “La risposta alla nostra organizzazione è stata straordinaria. Oggi decine di migliaia di persone hanno manifestato in tutta Italia per dire no ai muri e alla Fortezza Europa, per dire che ci vogliono dei corridoi umanitari, che vanno chiusi i centri di detenzione, che serve un’organica normativa europea sul diritto di asilo, che va superato il regolamento di Dublino”. 

Di parere opposto Giorgia Meloni di Fratelli d’Italia – Alleanza Nazionale: “Ho grande rispetto per i profughi che ne hanno diritto. Ma una Nazione che vuole accogliere i profughi non può e non deve dimenticare i suoi cittadini. Per noi la priorità dello Stato italiano deve essere il popolo italiano. Perciò se la sinistra scende in piazza a piedi scalzi per gli immigrati, Fratelli d’Italia ha manifestato a Milano per gli ‘italiani con le scarpe rotte’ in segno di solidarietà per tutti quei milioni di cittadini in difficoltà dimenticati dal governo e abbandonati dalla sinistra”.

Angelo Perfetti