Capitaneria di Porto non solo numeri, ma cuore e professionalità

12 ottobre 2015 | 08:00
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Capitaneria di Porto non solo numeri, ma cuore e professionalità

Per gli uomini e le donne della Guardia Costiera non contano le cifre ma le persone

Il Faro on line – Numeri, numeri e ancora numeri. Le statistiche si fanno cosi’, contando gli interventi effettuarti, le vite salvate, le percentuali rispetto agli anni precedenti, tutto sembra ridursi ad un statistica. Ma per gli uomini e le donne della Capitaneria di Porto non contano le cifre ma le persone. Quando si va per mare, in particolare in situazioni di soccorso, l’ultimo dei pensieri e’ quello di una ‘medaglia’ e di un numero da mettere su qualche file Excel, si esce per salvare qualcuno, sapendo di iniziare ogni volta una corsa contro il tempo; dall’altra parte di sono le onde, ne’ amiche neì nemiche, ma comunque sempre pericolose. Un pericolo che la Guardia Costiera cerca incessantemente di spiegare all’utenza che si avventura nel Mediterraneo, spesso senza quel minimo di preparazione utile a evitare di mettersi in pericolo.

Imbarcazioni pilotate senza alcuna conoscenza di correnti, venti e climatologia, senza le attrezzature di sicurezza regolamentari; sub che si avventurano sott’acqua non percependo la sfida che l’uomo fa alla natura ogni volta che si confronta con essa. Tanta, troppa superficialità sulle nostre coste. Persino i consigli più banali, come quello di non gettarsi in acqua dopo mangiato, vengono ignorato se non addirittura “derisi”. Un atteggiamento che paghiamo carissimo, sia in termini di vite umane sia in termini di costi per la collettività.

Nel Bilancio 2015 della Guardia Costiera sono stati presentati dati interessanti, che fanno riflettere. Per un singolo intervento di recupero di tre naufraghi sono stati impiegati due aerei, tre natanti, decine di uomini. Costi che alla fine sostiene lo Stato, cioè noi. E su questo dobbiamo riflettere tutti. Una cosa è la calamità, dove le forze di qualunque Arma si prodigano per salvare vite umane, altro è rincorrere a prezzo persino della propria vita le deficienze altrui; il termine appena usato e bivalente, ognuno lo interpreti a suo modo…

Per questo i controlli, che pure la Capitaneria fa con la massima cordialità, stando attenti a non disturbare nei limiti del possibile né il giusto riposto estivo dei vacanzieri né le attività che con il mare vivono, devono essere costati e approfonditi. Col mare non si scherza, e la legalità è il primo passo per declinare la sicurezza in tutte le sue sfaccettature.

Legalità e sicurezza, dunque, un binomio che la Guardia Costiera ha sempre più affrontato in tandem, allargando i controlli non solo al mare aperto ma a ciò che accade sulla costa o persino nell’entroterra. Il mono non è fatto a compartimenti stagni, e questo la Capitaneria ce l’ha ben presente. Il controllo dei canali, dunque, non è secondario se pensiamo che questi sfociano a mare; quello della legalità delle costruzioni e degli impianti di scarico anche, se consideriamo il fatto che tutto viene sversato nel Tirreno. E visto che lo Stato è proprietario anche degli arenili (e non solo), l’utilizzo arrogante di questo bene non è cosa che possa essere sopportata, perché gli uomini in divisa bianca hanno anche l’obbligo di tutelare il bene comune.

Questo è la Guardia Costiera, costantemente all’erta anche in maniera invisibile. Come quando con un proprio ufficiale è presente all’esame finale per il patentino di salvataggio che i “bagnini”, come vengono chiamati dalla gente, ottengono il brevetto. Un esame tutt’altro che pro-forma, utile non solo ad avere le qualità per gettarsi in mare ma soprattutto quelle di tornare a terra, e praticare le giuste manovre per salvare una vita umana. Che il “timbro” finale sull’assistenza lo mette la Capitaneria non tutti lo sanno, ma tant’è. La Guardia Costiera è troppo impegnata a organizzarsi per soccorrere chi ha bisogno di una mano, dai migrati nel canale di Sicilia ai villeggianti delle coste laziali, per “perdere” tempo con la semplice cura dell’immagine. Beh, ci pensiamo noi, come atto di ringraziamento per l’impegno mostrato silenziosamente nel tempo,  servizio di tutti.
Angelo Perfetti