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Un “ponte” tra l’antica città di Vulci e la Grecia 

Un "gemellaggio culturale" per celebrare il patrimonio archeologioco delle due nazioni

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Il Faro on line – Piu’ di milletrecento chilometri di distanza e oltre trecento anni di differenza: eppure due maestosi tumuli, quello della Cuccumella nel Parco Naturalistico Archeologico di Vulci, e quello di Casta (Tomba di Amphipolis) nella provincia di Serres in Grecia, presto saranno unite in un “gemellaggio culturale” che vuole celebrare la ricchezza del patrimonio archeologico delle due nazioni, inteso non solo come eccezionale concentrazione di testimonianze materiali di epoche passate, messaggere di valori in parte trascurati, ma anche come fonte di sviluppo economico e necessario strumento di dialogo e di scambio tra diverse culture e popoli. 

Il contesto scelto per l’annuncio del gemellaggio culturale è indicativo di tale prospettiva: la notizia è stata data in anteprima il 29 ottobre alla XVIII edizione della Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico di Paestum. Erano presenti all’evento, oltre agli archeologi Katerina Peristeri, responsabile degli scavi della Tomba di Amphipolis, e Carlo Casi, archeologo del Parco Naturalistico Archeologico di Vulci, anche numerosi rappresentanti delle istituzioni italiane coinvolte: per il Mibact, la soprintendente Alfonsina Russo e la direttrice del Museo di Vulci Patrizia Petitti; per la Regione Lazio, il direttore dell’Agenzia Regionale del Turismo Gianni Bastianelli.
Il vice governatore della Macedonia Centrale Ioannis Moisiadis, ed Eleni Sarikosta, responsabile della promozione turistica in Italia della Macedonia Centrale e Calcidica, hanno presenziato alla comunicazione in rappresentanza delle istituzioni della Grecia. Il protocollo di intesa porterà alla realizzazione di azioni combinate non solo di conservazione, salvaguardia e valorizzazione, ma anche di informazione e promozione circa le due straordinarie testimonianze archeologiche.

A Vulci e ad Amphipolis, i due monumentali tumuli funerari furono costruiti per onorare gli illustri uomini e donne che vi furono sepolti ai quali però la ricerca archeologica non è ancora riuscita a dare un nome: principi e membri della potente aristocrazia quelli sepolti sin dalla fine del VII secolo nel tumulo della metropoli etrusca di Vulci; personaggi della famiglia di Alessandro Magno, o comunque a lui vicini, quelli sepolti invece nello straordinario tumulo greco, dove le dimensioni, la ricchezza dei materiali e la raffinatezza dell’ornamentazione (statue e mosaici pavimentali) non lasciano alcun dubbio sulla committenza di altissimo rango.

Il gemellaggio culturale unirà dunque due aree archeologiche di grande interesse scientifico. Lo dimostra anche il riconoscimento giunto a Katerina Peristeri, vincitrice dell’International  Archaeological Discovery Award, il premio indetto dalla Borsa di Paestum alla memoria di Khaled al-Asaad, l’insigne studioso siriano e direttore degli scavi di Palmira barbaramente assassinato dai miliziani dell’Isis mentre tentava la strenua difesa dei monumenti dell’antica città.
Il premio è stato consegnato, alla significativa e toccante presenza del direttore del turismo di Palmira Mohamad Saleh, da Andreas Steiner, direttore di Archeo Italy, e da Ugo Picarelli, direttore della Borsa di Paestum. Sul palco erano presenti, oltre a Carlo Casi, anche Mounir Bouchenaki, consigliere della direzione generale Unesco e direttore dell’Arab Regional Centre for World Heritage, Francesco Caruso, già ambasciatore e membro dell’accademia del Consiglio Internazionale per i Monumenti e Siti, e Paolo Matthiae, archeologo e direttore della missione archeologica in Siria dell’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”.

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