Lazio, L’ombelico del mondo della criminalità organizzata

25 novembre 2015 | 17:19
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Lazio, L’ombelico del mondo della criminalità organizzata

La maxi indagine coordinata dalla Direzione Investigativa Antimafia ha messo in risalto l’insediamento in pianta stabile nel territorio laziale di famiglie criminali

Il Faro on line – Palermo, San Giuseppe Jato, Catania, Reggio Calabria, Napoli. Niente di tutto questo, il nuovo epicentro della malavita organizzata e’, a mani basse, la capitale. L’inchiesta su Mafia Capitale ha permesso agli inquirenti di ricostruire la mappa dei 46 clan che hanno messo le mani su Roma e dintorni. Ndrangheta, camorra e le mafie dell’Est hanno creato una vera e propria holding del crimine, che attraverso collaborazioni pacifiche e prive di sangue con i clan della capitale hanno preso il controllo di diversi settori dell’economia romana. Dallo spaccio di droga e armi, alla gestione della prostituzione e del gioco d’azzardo passando per i settori della Pmi come edilizia, mercati ortofrutticoli, centri commerciali, ristoranti e strutture turistiche.

La maxi indagine coordinata dalla Direzione Investigativa Antimafia ha messo in risalto l’insediamento in pianta stabile nel territorio laziale di famiglie criminali provenienti da Calabria, Campania e Sicilia, clan che hanno abbandonato le loro terre sempre più povere per cercare fortuna in una regione nella quale confluiscono molte delle attività e dei mercati più remunerativi della nostra economia. A spianare il campo alla loro colonizzazione ci hanno pensato, secondo quanto dichiarato dagli inquirenti, personaggi di secondo piano della famigerata ‘Banda della Magliana’, che a oltre 40 anni di distanza dai tempi d’oro sono riusciti a riciclarsi e far crescere il loro blasone nel territorio, soprattutto grazie anche alla facilità di infiltrazione nelle stanze dei bottoni con l’aiuto (forzato o meno) di alcuni personaggi politici collusi.

Tra i settori che stanno attirando l’interesse delle bande spicca su tutti quello del gioco d’azzardo, un’industria che attualmente costituisce il 3% del Pil nazionale muovendo oltre 80 miliardi di euro. Secondo la mappa delle infiltrazioni mafiose nel gioco d’azzardo in Italia, il Lazio si è dimostrato “il rifugio ideale per i latitanti e territorio di riciclo di proventi illeciti, così come emerso da recenti operazioni di polizia”. I clan della cupola che operano in questo settore, oltre ad occuparsi a volte della gestione diretta delle sale giochi e mini-casinò diffusi nel territorio laziale, sfruttano dei metodi precisi per far lievitare i propri introiti. In primis, annoveriamo la manomissione delle schede elettroniche di molte Awp (new slot e video lotteries) per interrompere il controllo telematico esercitato dall’Agenzia dei Monopoli e delle Donne.

In secondo luogo, rientrano le modifiche alle caratteristiche tecniche e di funzionamento degli apparati. Infine, ma non per ordine di importanza, il tentativo di monopolizzare la distribuzione e installazione dei propri apparecchi nei locali pubblici. Come evidenziato nell’introduzione di questo articolo, anche nel settore del gioco d’azzardo sono forti i legami con l’estero. I clan che si sono infiltrati nel gambling laziale adottano canali preferenziali come alcune piattaforme non legalizzate di giochi online e scommesse per attività di riciclaggio e reinvestimenti del denaro sporco, appoggiandosi su esponenti criminali dell’ex blocco sovietico e dei paradisi fiscali.Questa che vi abbiamo raccontato è solo una parte di una storia che molto presto entrerà nei libri di storia.

Roma e il Lazio sono tornati agli anni di piombo, anni in cui la Banda della Magliana raccoglieva i proventi di tutte le attività illecite. Adesso la situazione è ancora più preoccupante, perché con tutte le forze in gioco da un momento all’altro potrebbe esplodere una guerra tra clan senza precedenti. La storia ci insegna che la pax mafiosa è sempre temporanea.