L’aeroporto e il precariato infinito

30 novembre 2015 | 07:03
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L’aeroporto e il precariato infinito

Escamotage per eviare i contratti a tempo indeterminato. E un’intera generazione soffre

Il Faro on line (Appunti di viaggio) – Tutti siamo coscienti che il lavoro è la base di una società. Dà stabilità, permette di costruire una famiglia, muove l’economia. Eppure i tanti strumenti messi in campo per facilitare l’inserimento nel mondo produttivo, specialmente per i giovani, non sembrano essere efficaci. O peggio: lo sono per mantenere un precariato stabile, che è quanto di più distruttivo per la vita di una persona.

Di esempi ce ne sono tanti, ma uno in particolare in questi giorni mi ha colpito. Una lettera arrivata al faroonline.it che testimoniava due verità drammatiche: 1) la preparazione non basta per ottenere un contratto; 2) si gioca con le formule che la legge prevede per lasciare “a bagnomaria” il più possibile i nostri giovani.

La lettera accorata di una mamma, affrontava la situazione lavorativa dei ragazzi impiegati alla security dell’Adr di Fiumicino, “Sono la mamma di una ragazza che lavora a tempo determinato, da quasi cinque anni, presso la security Adr dell’aeroporto da Vinci – ci scrive -. Laureata, master e corsi avanzati di lingua inglese. Certo avremmo voluto di più, ma lavoro in questo periodo non si trova. Devono passare circa 44 mesi lavorativi di tempo determinato per sperare di passare ad indeterminati. Ma l’Adr, tra un contratto e l’altro, inserisce un contratto ai sensi di un incomprensibile art.2 che fa sì che i mesi lavorativi sotto questo articolo non concorrano al compimento dei 44 mesi sopra citati. Alcuni ragazzi hanno due o tre mesi di questo art. 2 altri più di un anno.

Ma  – si chiede sconsolata questa madre – quando li assumeranno definitivamente questi ragazzi? A loro però viene chiesto di lavorare a Natale, Capodanno, sabato, domenica e festivi, senza una soddisfazione minima che consenta loro di guardare al futuro? Ma del job act a questa azienda non interessa nulla?” 

Questo caso non è certo l’unico, e molte aziende si comportano così. Mancano i soldi, dicono, per investimenti più duraturi. Ma quella che può sembrare un’esigenza rivela essere un modus operandi che non consente un reale risparmio di denaro ma una deresponsabilizzazione delle aziende, che non rischiano più sulla qualità (personale fidato e specializzato) ma preferiscono l’utile immediato.

Il Comune su questo non può certo essere l’Ente che risolve il problema, ma un monitoraggio costante, un ufficio a supporto dei cittadini di Fiumicino che si trovano loro malgrado in queste situazioni potrebbe voler dire molto. In primis per i lavoratori, che non si sentirebbero abbandonati, e poi anche per le aziende, come deterrente a non esagerare.
Angelo Perfetti