Disagio sociale: botta e risposta tra le associazioni e l’Amministrazione

26 gennaio 2016 | 18:00
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Disagio sociale: botta e risposta tra le associazioni e l’Amministrazione

Il Comune replica alla lettera aperta delle associazioni umanitarie sulla povertà di oltre 400 famiglie del territorio

Il Faro on line – “E’ necessario intervenire con urgenza e con un piano articolato per oltre 400 famiglie, con numerosi minori a carico, che si trovano in seria difficoltà per soddisfare i bisogni primari (cibo, alloggio, vestiario, salute). E’ soprattutto la grave crisi economica che attanaglia il nostro paese che ha ridotto sul lastrico così tante persone anche nella nostra comunità. Sempre più difficile il reperimento di un alloggio a prezzi contenuti. Dobbiamo fare assolutamente qualcosa affinché, in attesa che torni il sereno, tanti nostri concittadini non affoghino nella povertà ed non incrementino quel disagio sociale ormai palpabile girando nel nostro territorio” – è quanto dichiarano, in una lettera aperta al comune di Ladispoli, le associazioni Animo, La Metamorfosi, Humanitas, Libera Presidio Cerveteri/Ladispoli, Pixi, Sindacato SPI/Cgil.

“Nel mese di maggio – continua la lettera – dello scorso anno cinque associazioni della nostra città (Animo, Humanitas, Pixi, Metamorfosi, Libera) annunciarono che, proprio sul tema del diffuso disagio sociale della nostra città, intendevano lavorare in rete per potenziare e qualificare i loro interventi, chiamando a raccolta anche le altre realtà associative e chiedendo al Comune un impegno per il reperimento di una sede adeguata dove svolgere tutte le loro attività in favore della cittadinanza. Purtroppo da allora nessuna soluzione ed i problemi nel frattempo si sono aggravati.
Al di là dello sforzo che tanti cittadini fanno, operando come volontari in quelle  associazioni che in prima linea cercano di portare aiuti concreti, chiediamo all’Amministrazione comunale di mettere in atto un vero e proprio piano di interventi, in grado di rispondere sia all’emergenza, sia alle prime misure che possono essere prese per ridurre a medio termine il numero delle persone che versano in condizioni di disagio”.

“I punti salienti della programmazione delle azioni che l’Amministrazione deve mettere in campo sono: informare e sensibilizzare la cittadinanza su quello che fa il Comune nell’ambito sociale e quello che non riesce a fare per la scarsità delle risorse a disposizione (come vengono spesi i fondi, di quanto sono stati tagliati, quanti gli interventi richiesti e non soddisfatti, quale strategia per rafforzare il servizio sociale, cuore di ogni iniziativa per la valutazione del bisogno e per avviare nuove progettazioni)”.

“Coinvolgere tutto il settore imprenditoriale alimentare e sottoscrivere accordi per l’utilizzo dei beni alimentari in scadenza ma ancora buoni; coinvolgere gli altri settori imprenditoriali e i cittadini tutti affinchè contribuiscano comunque alla riduzione del disagio sociale (borse lavoro? “adozione” a tempo di una famiglia in difficoltà, messa a disposizione di alloggi con garanzia del Comune.
Tanti i progetti che stanno crescendo in Italia, è necessario farli nascere anche nella nostra comunità!
Chiedere la collaborazione delle farmacie, dei medici e dei pediatri per istituire il “banco farmaceutico”, organizzare il supermercato sociale (iniziative del genere stanno sorgendo numerose in molte città del nord), dove i cittadini in difficoltà possono reperire i generi di prima necessità (alimenti soprattutto, ma anche abbigliamento sia per adulti che per bambini, pannolini, latte etc).
Proporre che il supermercato sociale venga gestito dalle associazioni di volontariato e trovare collocazione in una delle sedi che il Comune ha a disposizione e non utilizza da anni (via Milano? viale Mediterraneo?), con la consapevolezza che il disagio sociale deve avere in questo momento priorità rispetto alle attività del tempo libero cui sarebbero state destinate tali strutture. Noi comunque abbiamo suggerito un uso polifunzionale di queste strutture” – afferma ancora la nota delle associazioni.

“Destinare una quota dei fondi che la Regione ha trasmesso congiuntamente a Ladispoli e Cerveteri con il “piano di zona” all’emergenza sociale. Chiedere alla Regione di ripristinare il fondo per le misure di contrasto alla povertà concedendo di alzare il tetto di spesa se nelle casse del Comune capofila (Cerveteri) ci fosse un’eccedenza rispetto alla spesa annuale storica per i servizi cosiddetti “essenziali”.

“Tali fondi potrebbero essere utilizzati per la locazione di alloggi e contribuire al pagamento dei canoni (sviluppando un piano per gli alloggi sociali) e chiedere con forza alla Regione l’apertura di un tavolo di lavoro sulla povertà, accelerando l’utilizzo dei fondi europei e proporre la sperimentazione del reddito minimo garantito come sta avvenendo in altre regioni.
Tutte queste azioni (ed altre che possono essere intraprese e di cui vorremmo parlarne e contribuire a realizzare) hanno un carattere squisitamente politico”.

“Chiediamo quindi all’Amministrazione di esercitare al massimo questo ruolo: non sottovalutare (dichiarare lo stato di emergenza sociale), coinvolgere cittadini, fare uno piano articolato di interventi, fare pressione su Regione e Stato. Alla comunità intera chiediamo di attivarsi perché nessuno può ignorare che l’aumento del  disagio sociale può generare difficoltà in tutti gli strati sociali della popolazione e frenare gravemente lo sviluppo della nostra città” – conclude la lettera delle associazioni.

Non si è fatta attendere la replica del Comune: “L’Amministrazione comunale di Ladispoli rende noto che nel 2015 i Servizi sociali hanno assistito 1650 cittadini e che attualmente sono seguite 20 persone nelle case di riposo (costo annuo di 170mila euro), 68 nelle residenze socio-assistite (costo annuo di 180mila euro) e oltre 30 ragazzi in case famiglia (costo annuo 450mila euro).
Oltre 100 sono gli anziani che usufruiscono dell’assistenza domiciliare (costo annuo 290mila euro) mentre sono 60 i cittadini inseriti nel progetto risocializzazione (costo annuo 100mila euro). Nell’area disabilità adulti i cittadini seguiti dai Servizi sociali comunali sono circa 130 (costo annuo 700mila euro) mentre nell’area disabilità giovanile i ragazzi sono 90 (costo annuo 400mila euro). Infine sono stati erogati circa 200mila euro di contributi a favore di 460 nuclei familiari in difficoltà, oltre a numerosissimi interventi per sfratti esecutivi, libretti per le medicine, buoni pasto e varie forme di assistenza urgente” – dichiara nel comunicato l’Amministrazione.

“Ovviamente – prosegue il comunicato – queste non sono che le voci più importanti degli interventi che i Servizi sociali comunali mettono in campo ogni anno. E’ chiaro che le risorse non sono mai abbastanza e che la situazione, soprattutto in questo ultimo periodo, per molte famiglie si è ulteriormente aggravata. Purtroppo se da una parte sono sempre più le persone che bussano alla porta dei Servizi sociali comunali e che sollecitano un aiuto economico dall’altra ci troviamo di fronte a tagli continui nella composizione dei bilanci.
Il Comune di Ladispoli è l’ente nel litorale a nord di Roma che in percentuale rispetto al proprio bilancio investe di più nei Servizi sociali”.

“Alle associazioni umanitarie che agiscono nel nostro territorio il Comune ha assicurato, fin dalla loro costituzione, una sede dove poter sviluppare la loro meritoria attività e questo privilegiando le attività umanitarie rispetto a quelle di altre attività di volontariato che pure avevano richiesto strutture al Comune.
L’obiettivo dell’Amministrazione comunale è arrivare ad una sede stabile e possiamo assicurare sin d’ora che le associazioni umanitarie non saranno mai senza una sede” – conclude l’Amministrazione.