Cupinoro, continuano le polemiche e le mobilitazioni

6 marzo 2016 | 09:35
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Cupinoro, continuano le polemiche e le mobilitazioni

Giuliacci: “Sarebbe un errore continuare a non ascoltare i Comitati”

Il Faro on line – Che ci vogliano impianti di prossimità per il trattamento ed il riciclo dei rifiuti adatti alle reali necessità delle località, come ad esempio impianti di compostaggio (e non biogas) o impianti di valorizzazione del secco raccolto da differenziata (e non impianti finalizzati alla produzione di Cdr da bruciare negli inceneritori), ma anche impianti di selezione del residuo indifferenziato che rimane dalla raccolta differenziata (sempre finalizzati al recupero spinto di materia) non ci piove, sono d’accordo, ma non serve una scienza per dirlo, basta la logica.

Quella logica ad oggi assente nelle “non” decisioni di livello regionale. E ne guadagnerebbe tanto anche il lavoro, i lavoratori attualmente in forza alla della Bracciano Ambiente giustamente in lotta o anche ex dipendenti espulsi dal ciclo produttivo, ed anche quelli che il lavoro lo cercano e che potrebbero entrare in un mercato, quello del riciclo, con grande potenziale espansivo.

Quello che non si può proprio sentire è che gli impianti debbano essere localizzati a Cupinoro, sito la cui bonifica e messa in sicurezza (che deve ancora cominciare e per la quale non mi pare ci siano risorse economiche disponibili) durerà anni; la brutta abitudine della politica è di ragionare su siti che hanno già dato tanto in termini ambientali e vittime, la Valle Galeria, come Cupinoro, ma anche Guidonia o Roncigliano, per non parlare della Valle del Sacco, o anche, nel nostro piccolo, il caso di Maccarese.

La sfida è quindi attivare un ciclo dei rifiuti che preveda al suo interno tipologie di impianti che possano convivere con il territorio senza mettere a rischio salute ed ambiente; si parla sempre di popolazioni che devono imparare a convivere con gli impianti ma il ragionamento è diverso, si devono fare impianti che possano  convivere con gli umani, con l’ambiente circostante senza che nessuno ci perda in salute e qualità della vita.
Le tecnologie ci sono, le amministrazioni sono disposte a non prendere più le scorciatoie note, a non usare più come un bancomat la gestione dei rifiuti, a mettere al primo posto la tutela della salute e dell’ambiente e poi gli interessi economici?

Vorrei ricordare che i bassi costi di cui usufruiva Ladispoli nel conferimento a Cupinoro derivavano dal fatto che i rifiuti per anni sono stati irresponsabilmente conferiti “tal quale” fino alla chiusura della discarica (discarica oggetto di attenzioni della “UE” proprio per questo motivo), perchè altrimenti questi sarebbero stati molto maggiori nel caso rispetto della legge e quindi di pretrattamento via Tmb (quale?) da pagare secondo tariffa regionale molto salata.

Oggi Ladispoli porta l’umido a Maccarese, distanza equivalente a Cupinoro circa, e il problema, se lo si pone in termini economici, è sicuramente l’indifferenziato.
Ma siccome leggo di percentuali stratosferiche di RD a Ladispoli (70% mi pare), immagino spese in calo per l’indifferenziato (anche se va lontano ad un impianto TMB per il pretrattamento obbligatorio) ma anche entrate economiche derivanti dalla vendita del secco differenziato. E comunque mi aspetto che l’avvio della raccolta differenziata sia stato preceduto da una verifica puntuale sull’evasione fiscale visto che le statistiche nazionali dicono che con l’avvio del porta a porta emerge mediamente un 20-25% di evasione, soldi freschi nelle casse comunali con incremento delle entrate Tari. O mi sbaglio?

Cupinoro non c’è più, la gestione del “tal quale”, illegale, non c’è più. I conti a cui si riferisce non sono più attuali, non sono riproducibili, non è riproducibile lo scenario in cui maturavano. Il miglioramento degli attuali costi può avvenire solo aumentando il livello quantitativo e qualitativo della raccolta differenziata e sicuramente la possibilità di una gestione di prossimità del rifiuto.

Cosa ha impedito a Ladispoli, a Fiumicino, a Cerveteri, come ad altri, in questi anni di dotarsi dell’impiantistica necessaria? È un fatto indiscutibile che i SÌ che i comitati nel tempo hanno sostenuto non li ha ascoltati nessuno; lo “sblocca italia” e gli 8 nuovi inceneritori, il possibile riavvio dell’inceneritore di Malagrotta sono la miglior dimostrazione possibile di questa tesi. Non cadiamo ancora nell’errore di non saper/voler ascoltare attentamente.

Marcello Giuliacci