“Fermarsi correndo”: Giangiacomo Montemurro photo exhibition

13 aprile 2016 | 14:30
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“Fermarsi correndo”: Giangiacomo Montemurro photo exhibition

La mostra, a ingresso libero, resterà aperta fino all’8 maggio 2016

Il Faro on line – Continuano le trasferte del Museo Diffuso a Terracina: venerdì 15 aprile presso l’Open Art Cafè (Viale Europa, 218/c) alle 21,00 si svolgerà il vernissage della mostra di Giangiacomo Montemurro “Fermarsi correndo”, a cura di Fabio D’Achille. Subito a seguire il concerto “Jazz… please! Standard jazz e Bossanova”, dove il quartetto composto da Antonella Caiazzo (voce); Vincenzo Bianchi (piano), Paolo Scandozza (contrabbasso) e Andrea D’Ascia (batteria) fonderanno la tradizione del jazz puro degli anni ’50 con brani in stile più moderno e funky , oltre a riarrangiare in chiave jazz le più grandi canzoni della musica italiana. E proprio la passione per il jazz è parte integrante di Giangiacomo Montemurro, così come il suo amore per la poesia: nella musica, nella poesia e nella fotografia sono racchiusi attimi di vita.

Non a caso l’anima della mostra è perfettamente espressa dai versi di Gigliola Di Libero: nella corsa il tempo si annulla, il pensiero si ferma. il tuo essere esiste e si espande nel movimento ritmico del corpo… attimo dopo attimo… un attimo alla volta… passo dopo passo… un passo alla volta… nell’attimo presente”. Vivere il momento, concentrarsi sulle percezioni del proprio corpo, sulle sensazioni libere dal pensiero, è restituito da Giangiacomo Montemurro con l’osservazione di particolari resi in modo talmente dettagliato da dar vita a un effetto pittorico, dove la luce si sofferma su ogni singola ruga, goccia di sudore, macchia d’asfalto, tanto che solo da una visione da lontano l’immagine si ricompone.

Neri intensi s’interfacciano con dettagli che sembrano scaturiti da pennelli di diversa fattura, dalle barbe della puntasecca o dalla durezza del bulino, dai giochi di luci e sfumature dell’acquaforte o dall’effetto liquido della china o dell’acquerello. Il risultato degli scatti è ben lontano dagli esiti della fotografia digitale; si avvicina piuttosto ad alcuni effetti che venivano ottenuti con la camera oscura. L’osservazione è motivo portante del linguaggio fotografico, e in Giangiacomo, la cui passione artistica è elemento quasi atavico che l’accompagna sin da bambino, si esprime in questi scatti col soffermarsi sui volti delle persone, che deriva da una curiosità e forse fascino per il genere umano espresso con uno stile spontaneo, la stessa spontaneità con cui l’artista guarda ciò che lo circonda.

Ma nella poetica di Montemurro la fotografia rappresenta soprattutto una continua corsa verso un sogno, un desiderio; come recita infatti una sua poesia: Opporsi al bianco si chiama nero, opporsi al nero si chiama bianco. Quindi, al di fuori dei nostri sogni, non esiste né bianco né nero. Solo la fotografia in bianco e nero può fermare un attimo e diventare oggetto vivo. Quindi inesistente. Né bianco né nero, ma un frammento di sogno in continuo divenire, all’infinito.