SS675 Monteromano-Tarquinia: la parola passa alla conferenza dei servizi

16 aprile 2016 | 08:30
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SS675 Monteromano-Tarquinia: la parola passa alla conferenza dei servizi

Comitato per il Diritto alla mobilità: “L’ennesima ingiustizia ai danni dei cittadini che ancora una volta pagheranno il costo ambientale delle grandi opere”

Il Faro on line – “Il progetto Anas per il completamento della trasversale Orte-Civitavecchia è stato pubblicato il 3 Agosto 2015, ma solo il 14 Aprile 2016 il Presidente della Provincia di Viterbo è riuscito a portare in discussione al consiglio provinciale il problema del tracciato verde e del no del territorio di Tarquinia. Complimenti, un bel primato di dinamismo. Tutto questo ritardo è inammissibile, sconcertante perché a ridosso dell’atto finale, quello della conferenza dei servizi, convocata per il 28 Aprile 2016.
La discussione scaturita dai consiglieri provinciali è la dimostrazione che di carte ne hanno lette poche, che non hanno a cuore il territorio di Tarquinia né sembra che abbiano seguito il dibattito pubblico a Tarquinia avviato dai comitati e dalle associazioni ambientaliste” – lo dichiara in una nota il Comitato per il Diritto alla mobilità di Tarquinia.

“I consiglieri provinciali – prosegue la nota – ritengono più importante appoggiare ad occhi chiusi un progetto di una grande opera, proprio nel momento in cui si svelano i tanti appetiti che stanno dietro agli appalti di quelle opere che poi tanto utili non si dimostrano, visto che il 70% non vengono neanche realizzate.
Tanto più che Anas parla chiaro nel Piano pluriennale Anas 2015–2019, la SS 675 non c’è, dunque se ne parlerà dopo il 2020, forse, chissà. Si riempiono la bocca di necessario completamento di una superstrada pur sapendo che nei prossimi dieci anni non si farà, mentre i cittadini rischiano tutti i giorni di morire sulla SS1 Bis, ma forse non sanno neanche questo.Il tracciato Viola è irrealizzabile, lo sanno tutti ormai, lo sapeva da mesi anche il Sindaco Mazzola che conosceva il contenuto del parere dell’ufficio urbanistica della Regione ma ha intrapreso comunque la sua crociata solitaria, spostando per l’ennesima volta la questione in un vicolo cieco e portandosi dietro tutti coloro che hanno creduto alle sue strategie perdenti”.

“Il consiglio comunale di Tarquinia, infatti, ha deliberato altro: oltre ad esprimere un giustificato parere sfavorevole al tracciato verde lo ha argomentato allegando le osservazioni puntuali delle associazioni ambientaliste nazionali e dei comitati locali, e ha votato un emendamento nel quale si richiede l’immediata messa in sicurezza della SS1 Bis, una strada ad alta incidentalità, confermata dagli ultimi dati ufficiali di Anas.
La Provincia è noto, è tristemente piena di strade pericolose e inadeguate, ma pensa a realizzare superstrade, giustificando quel tipo di trasporto su gomma, bocciato anche dall’Europa, che indica invece una cura del ferro a tutto il sistema trasportistico, come linea guida, che dovrebbe seguire anche l’Italia”.

“Il consiglio della provincia di Viterbo  – continua il comitato – ha blindato la partecipazione alla conferenza dei servizi del presidente della Provincia, delegando a discutere solamente il tracciato verde, non per promuovere altri tracciati.Ma davvero si è così disinformati sulle procedure delle conferenze dei servizi delle opere previste dalla legge n. 443 del 2001, scritta e voluta per semplificare pareri e autorizzazioni?
La conferenza dei servizi ai fini della legge 163/2006, convoca anche i comuni e le province interessate, che potranno esprimere un parere sulla localizzazione dell’opera che però non è vincolante, come invece lo è quello della Regione Lazio, un parere del quale il Mit deve tenere conto. Anche ammettendo che la Regione fosse intenzionata ad esprimere un parere sfavorevole, cosa che sembra da escludere, questo deve essere motivato, deve essere un dissenso supportato da motivazioni tecniche, magari mosse dall’iniziale contrarietà al tracciato a partire dalle osservazioni per la valutazione d’impatto ambientale”.

“Non è il caso della Regione Lazio, non ha fatto osservazioni puntuali alla VIA, non ha nulla da eccepire.Conscio della posizione della Regione Lazio il Sindaco Mazzola, anziché mettersi nella condizione di finire all’angolo, avrebbe potuto, e secondo noi dovuto, farsi capofila di un percorso istituzionale che poteva, anche, culminare nel parere sfavorevole della Regione Lazio, ma così non è stato.
Mazzola ha avuto in mano per ben due mesi il parere della Regione Lazio, favorevole in sintesi al tracciato verde, senza mai denunciare il pericolo ai cittadini di Tarquinia, che al contrario andavano mobilitati a contrastarlo e che ormai possono solo prendere atto dell’inesorabilità di una scelta avvenuta senza tener conto della volontà del territorio.
Cosi se da una parte si continuava a parlare di un tracciato viola, inesistente agli atti, non si perseguiva alcuna strada per contrastare il tracciato verde”.

“Il 28 Aprile si celebrerà l’ennesima ingiustizia ai danni dei cittadini di Tarquinia, che ancora una volta pagheranno il costo ambientale delle grandi opere individuate e approvate grazie alla “semplificazione” prevista della legge obiettivo, una legge criminogena, così come l’ha definita Raffaele Cantone, che di appalti ne sa qualcosa.
Alla conferenza dei servizi non succederà nulla e il presidente della Provincia, alias Sindaco di Tarquinia, non potrà che incassare il parere favorevole della Regione Lazio, sic et simpliciter, e non gli rimarrà che scrivere su un semplice documento prestampato “favorevole” o “sfavorevole”, sperando tra l’altro che, pur essendo presente nella sua doppia veste, almeno esprima pareri uniformi”.

“Una sconfitta annunciata da tempo, di cui ingenuamente si sono resi complici alcuni comitati locali, convinti che salire sulla giostra di Mazzola e fare rumore sui giornali locali facesse presa sulla politica nazionale, una caduta di cavallo da neofiti che si traduce però in un’amara sconfitta del territorio di Tarquinia che si vedrà costruire una lingua di piloni di cemento armato nella vallata del Mignone, oggi meravigliosamente incontaminata”.

“La superstrada, quei 18 km che mancano al completamento, sono una priorità per la Regione, per Anas, per il Governo che ne vuole la realizzazione, e forse verrà finanziata dopo il 2020, e tra 10 anni starà li a non servire a nessuno, intanto sulla SS1 bis si muore per la mancata sicurezza stradale e mancata manutenzione a cura di Anas, che dice di non avere i soldi per ciò che è necessario da anni ma che spera di spenderne circa 470 milioni più Iva per completare la SS 675.Solo la crisi e la mancanza di soldi pubblici potranno salvarci dalla realizzazione del tracciato verde, ma non ci salveranno dal resto” – conclude la nota.