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Intervista a Fabrizio Mori. Il campione mondiale, dei 400 ostacoli, racconta l’oro di Siviglia

Una vittoria storica e rimasta per sempre, nel cuore dell’atletica leggera. Oggi, Mori allena il settore ostacoli Fiamme Gialle e spera che Roma abbia le sue Olimpiadi

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Il Faro on line – C’era anche lui, ai Campionati Italiani dei 10.000, su pista, lo scorso 14 maggio. Oggi, allenatore del settore degli ostacoli, nel Gruppo Atletica Fiamme Gialle, ha ammirato e premiato, con passione, non solo i giovani che si sono susseguiti, nelle proprie gare di categoria, ma anche i campioni assoluti e tanti compagni gialloverdi di ora, che dopo di lui, vestono la divisa delle Fiamme Gialle, sul tartan. E Fabrizio Mori, con emozione, racconta ai lettori de Il Faro on line, il momento più importante della sua carriera. Quel titolo mondiale vinto, rimasto nella storia dello sport italiano ed internazionale. Tanti anni fa, lo conquistò, a Siviglia. Ed il 27 agosto 1999, scrisse la storia, correndo oltre i suoi ostacoli, sulla distanza dei 400, indossando poi, un cappello tricolore e la bandiera italiana, nel giro d’onore. 

Una carriera prestigiosa, quella di Fabrizio. Ha vestito per 32 volte, la maglia azzurra, vincendo in 5 occasioni, la gara individuale, in Coppa Europa. Dal 1996, al 2002. Per 8 volte, ha partecipato a questa competizione continentale, vincendo anche un bronzo, nel 1998, ai Campionati Europei di Budapest. Nel 1991, ha vinto un argento ai Giochi del Mediterraneo. Tuttavia, è quel titolo che lo ha lanciato nel firmamento dell’atletica leggera mondiale. Un oro assoluto ed iridato, giunto dopo, che i giudici lo riammisero in finale. Con il tempo di 47’’72, salì allora, sul primo gradino del podio e sotto il caldo cielo spagnolo, battendo i nomi più importanti, dei 400 ostacoli mondiali. Lo fece grazie, ad una straordinaria rimonta e nei filmati, che riempiono i canali Rai ed i canali youtube, rivivono le sue emozioni più belle. Anche la storia lo fa, insieme ad un oro che mai, l’atletica leggera italiana dimenticherà. 

Fabrizio Mori è attualmente, anche, il primatista azzurro, mai battuto, nella sua specialità. Da tanti anni, quel suo record permane. Ed i 47’’54, ottenuti ad Edmonton, in occasione della finale dei Campionati del Mondo, del 2001, dove vinse un prezioso argento, restano invariati negli annali. Nel suo palmares, non poteva che esserci anche la partecipazione ai Giochi Olimpici. Ben 3 volte, Mori è stato protagonista, delle Olimpiadi. A Barcellona, ad Atlanta e a Sydney.
Ed ecco, come descrive il suo titolo mondiale a Siviglia e l’eredità della sua importante carriera …

Caro Fabrizio, come ricordi il tuo mondiale nei 400 ostacoli? Qual è la sua eredità, che porti nella tua vita?
E’ stato sicuramente, l’apice della mia carriera. Un risultato del genere, in una specialità complessa e difficile, che ha dato titoli mondiali ad atleti di colore, soprattutto africani ed americani, è stato importante. Sicuramente è stata una grande soddisfazione. Un immenso piacere, vincere. In quegli anni lì, con Roberto Frinolli, il mio allenatore, abbiamo lavorato benissimo. Quale miglior maestro, specialista dei 400 ostacoli? Sono soddisfazioni che mi porto tutt’ora. Mi trovo sempre, a dover raccontare. Parecchie scuole, mi richiedono, di far rivedere il video della vittoria.  Ad esempio, una professoressa di Milano, mi ha mandato una serie di domande. Avrebbe voluto mostrare poi il video, con le mie risposte. Una enorme soddisfazione, per me.

Cosa ricordi di quel momento, in pista. A Siviglia 1999?
Una grande tensione. Ero l’outsider di quella gara. Il fatto di essere tra i primi quattro e poi  vincere il titolo, è stata una sorpresa. Ho dovuto fare una bella rimonta. Avevo avversari, che improntavano la gara nei primi metri, con ritmi diversi dai miei. Dovevano essere più veloci di me, nella prima parte. Ho dovuto sempre rincorrere questo. Tuttavia, la mia condizione era talmente alta, che quando sono arrivato, molto distante da loro, sui 300 metri, mi sono accorto che li avrei presi. Anche se nei 400  per andare bene, devi superare il nono ed il decimo ostacolo. Quando ho visto che, ero attaccato a loro e la decima barriera era stata passata, mi sono emozionato. Si doveva per forza, aprire la terra, sotto ai piedi … – ride Fabrizio, divertito, continuando – quando arrivi, non riesci a pensare a quello che hai fatto. Nel giro d’onore poi, ti rendi conto, che l’impresa l’hai compiuta.

Perché hai scelto, gli ostacoli, come tua specialità?
Mi piacevano. Sin da ragazzino, lo facevo. Avevano altezze, che mi permettevano di superarli. Quando poi gli ostacoli dei 110, sono iniziati ad alzarsi ad un 1,06 metri, facevo un po’ fatica, dato il mio 1,75 di altezza. Allora, il mio allenatore mi fece la proposta di andare sul giro di pista, con gli ostacoli a 91cm. Fu tutta un’altra cosa – e facendo riferimento al tipo di allenamento, da affrontare, Mori spiega – dai 110 metri ai 400, cambiavano tante cose, nel lavoro. Tuttavia, sin dai primi allenamenti e gare, vedevo che i primi risultati arrivavano. Mi piaceva. Nei 110 metri, non hai molto tempo per pensare, mentre nei 400, tra una barriera e l’altra e nei 35 metri, riesci a capire cosa sta succedendo. Questo modo di pensare, ti permette di avere più gestione. Sia tua personale, che della gara stessa.

I valori dello sport. Quali sono secondo te?
Il rispetto tuo e dell’avversario, soprattutto. Lo sport, ti impone delle regole, che poi devi portare avanti. Tutti quei principi, che poi .. io, mi sto portando dietro, tutta la vita. Ho smesso da 10 anni – sorride, il campione mondiale di Siviglia, proseguendo – il fare sacrifici e adottare un’alimentazione completa, ad esempio, son cose che divengono importanti, e che provengono, da questo fenomeno meraviglioso, che è lo sport.

Cosa ti chiedono, i giovani? 
Mi chiedono tante cose. Ad esempio, come io abbia fatto a diventare campione del mondo, nei 400 metri, con la mia statura di 1,75. I bambini ed i ragazzi vanno sulla curiosità di conoscere, al come sei arrivato a conquistare il titolo. I sacrifici, in quel caso, sono importanti. La responsabilità che senti di avere, insieme al fatto di seguire i tuoi allenatori, è importante. Di strutture sportive, ne abbiamo e bisogna seguire quelle strade. L’atletica mi ha dato la possibilità di girare il mondo. Vedi allora, che in ogni parte di esso, ci sono Paesi dove la scuole e lo sport sono su un binario solo. E’ quello che bisogna cercare di fare. 

Cosa pensi della candidatura di Roma, alle Olimpiadi del 2024? Secondo te, la capitale d’Italia può vincere?
Me lo auguro. Roma, già come città, è unica. Quello è fondamentale. Ci sono altre città che si propongono. Sarà un’agguerritissima lotta per l’assegnazione. Spero, che vada tutto bene. Si darebbe uno scossone, che serve. Non solo per l’evento in se stesso, ma anche per le strutture che rimangono, per dare motivazione ai giovani. 

Hai partecipato a 3 Olimpiadi. Cosa ricordi di esse? Qual è stata quella, che ti è rimasta nel cuore? 
Forse la prima. A Barcellona. In queste prime esperienze, entri al Villaggio Olimpico, vedi il top dello sport, a livello mondiale. Sono sicuramente emozioni forti che ti restano ed inconsciamente, hai anche la pressione di un evento, che è il più antico. E’ per quello che hai più tensione. Queste sono le emozioni che ti rimangono. 
E restano, esse, nel cuore di Fabrizio. Come rimarranno per sempre, quelle che lui stesso ha trasmesso agli appassionati di atletica leggera, quel lontano pomeriggio di agosto. Era il 1999 e Mori fu per sempre, campione del mondo, dei 400 ostacoli.

Alessandra Giorgi

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