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Dismissione Lazio ambiente, i sindacati chiedono un tavolo alla Regione

5 ottobre 2016 | 12:51
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Dismissione Lazio ambiente, i sindacati chiedono un tavolo alla Regione

ambiente, Mauro Buschini: un percorso intrapreso già mesi orsono

Il Faro on line – I Sindacati CIGL, CISL e UIL chiedono un tavolo interistituzionale sulla vendita di Lazio Ambiente decisa ieri dalla giunta regionale. “Prima di procedere alla dismissione della societá- dicono le sigle sindacali- sarebbe auspicabile che Regione Lazio e tutti i comuni capoluoghi di provincia del Lazio si accordassero per avviare un ciclo di rifiuti basato sulla raccolta differenziata, il riciclo e il riutilizzo. La vendita, al netto di un progetto complessivo, rischia di diventare un affare solamente per la proprietá dei due termovalorizzatori”.

Ieri l’assessore all’ambiente Mauro Buschini, parlando della delibera avente ad oggetto la“cessione totale delle quote detenute dalla Regione Lazio in Lazio Ambiente S.p.A., ha parlato de completamento di un percorso iniziato con il decreto del Presidente della Giunta Regionale, Nicola Zingaretti inerente le dismissioni delle partecipazioni nelle società pubbliche da parte della Regione Lazio. Un’azione sancita anche nel decreto Madia che vieta partecipazioni regionali in società che si occupano di rifiuti.

In particolare nel settore dei rifiuti, la Regione deve essere l’istituzione che regolamenta, programma e vigila sul corretto ciclo di smaltimento e dunque non può essere parte del sistema stesso – ha spiegato ancora Buschini – Le quote saranno cedute con procedure di evidenza pubblica, come più volte ribadito nella delibera, prevedendo la salvaguardia dei livelli occupazionali e salariali. A tal proposito ho già inoltrato la convocazione alle parti sindacali ed ai sindaci per un confronto sulla gestione di questa fase”.

La vedono in modo diverso, invece, le sigle sindacali che vedono la vendita della società come un’operazione che in assenza di una pianificazione sullo smaltimento dei rifiuti, rischia soltanto di ricadere sulle spalle dei circa mille lavoratori “ creando le condizioni per il loro licenziamento non appena le clausole sociali verranno meno”. Si preannuncia il solito tiro alla fune che, come spesso accade, non cambia la sostanza dei fatti.