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Rifugiati sbarcati a #Fiumicino, un anno di corridoi umanitari

27 febbraio 2017 | 13:07
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Rifugiati sbarcati a #Fiumicino, un anno di corridoi umanitari

L’esempio di Gioiosa Ionica, il paese che è tornato a vivere grazie agli immigrati.

Il Faro on line – E’ stata più di una semplice ricorrenza quella di stamattina all’aeroporto Leonardo Da Vinci, e – d’latro canto – più di un un semplice sbarco di routine. E’ stato il momento in cui segnare un modello culturale italiano vincente in Europa, in cui la nostra capacità di accoglienza si fa modello positivo per altre realtà.
Esattamente un anno fa, infatti, veniva aperto il primo corridoio umanitario tra il nostro Paese e la Siria, canale che ha portato circa 700 persone via dalla guerra, offrendo loro una nuova terra in cui vivere.

C’erano intere famiglie, tanti bambini e bambine piccoli, alcuni neonati. I visi stanchi, spauriti, che si sono sciolti in un sorriso quando il traduttore ha preso il microfono per dire nella loro lingua le parole di Riccardi: “Benvenuti, qui vi vogliamo bene”

Una nuova tranche di rifugiati sono arrivati stamattina a Fiumicino accolti dal viceministro degli Esteri, Mario Giro, dal sottosegretario all’Interno, Domenico Manzione, dal fondatore della Comunità di Sant’Egidio, Andrea Riccardi, dal presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, Luca Maria Negro e dalla responsabile dell’ ufficio Otto per mille della Tavola Valdese, Susanna Pietra.

Alcuni rifugiati, giunti nei mesi scorsi, erano presenti al Leonardo da Vinci per accogliere, insieme ad associazioni, laiche e religiose, istituzioni (compresi alcuni Comuni) e singoli cittadini che si sono offerti diaccogliere nelle diverse regioni italiane, i nuovi arrivati.

Il paese che rinasce

Una delle realtà simbolo dell’accoglienza è stata rappresentata da Maurizio Zavaglia, presidente del consiglio comunale di Gioiosa Ionica. In quella terra, che stava lentamente morendo a causa di un esodo senza fine, si sta ricostruendo un nuovo tessuto sociale fatto di stranieri e italiani che convivono, progettano, costruiscono insieme un futuro possibile. Non più fuga dai territori depressi, ma nuove terre da condividere con nuove forze per tornare a farle prosperare. Un concetto di accolgienza totalmente diverso da quello meramente assistenziale, ma attivo, operativo e integrato. Paesi che stavano morendo tornano a vivere grazie alla disponibilità degli abitanti e all’arrivo dei migranti.

Un esempio per mostrare un modo diverso di intendere la globalizzazione, nel segno dell’accoglienza e del dialogo, ma anche delle prospettive di integrazione. Se vogliamo ,un salto nel futuro.