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Viaggio nel mondo dell’Mma. Intervista a Luigi Di Francia: “Arti marziali, meditazione in movimento”

14 marzo 2017 | 12:02
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Viaggio nel mondo dell’Mma. Intervista a Luigi Di Francia: “Arti marziali, meditazione in movimento”

Il suo pensiero sulle discipline marziali e la sua carriera sportiva. Insegnante e ricercatore all’Asd Yoshokan

Viaggio nel mondo dell’Mma. Intervista a Luigi Di Francia: “Arti marziali, meditazione in movimento”

Il Faro on line – E’ un ricercatore di se stesso, Luigi. E le arti marziali lo aiutano a trovare, la via. Lo fa, il vicecampione italiano di Mma, classe -77kg e attraverso l’insegnamento, di questa disciplina sportiva, aggiunge quella del brazilian ju jitsu, da ormai 7 anni. Entra con la mente e con il cuore, nella tecnica delle arti marziali, che rappresentano tutto il suo mondo. Un universo in cui è cresciuto e non solo come atleta. Le arti marziali plasmano un’anima. Si sa. E quella di Luigi Di Francia, sin da adolescente, ha imparato a conoscersi.

Un cammino nelle arti marziali, sin da adolescente

Sono stati significativi per lui, gli insegnamenti marziali. Ha potuto trasmutare la rabbia e comprendere che, anche le pulsioni negative non mettono paura, se comprese. Il bene ed il male fanno parte di ognuno. Senza spavento, per il secondo elemento. Seguendo le emozioni ed incanalandole, sulla via delle arti marziali, Luigi ha potuto raggiungere un benessere mentale e fisico, che ha accresciuto, la fiducia in se stesso. L’uomo che oggi è diventato, è il frutto di questo cammino e di tanti studi fatti. Non solo Mma, però.

Dallo yoseikan budo, fino al brazialian ju Jitsu. Tanti pezzetti di puzzle, per formare poi un quadro intero, ancora in fase di cpmpletamento ..

Verso i 15 anni, ha cominciato a praticare lo yoseikan budo. Un’arte marziale giapponese che comprende 4 stili. Kata, spada, lotta e colpi (atemì). Già da due anni, tuttavia, aveva iniziato il suo percorso nel fighting (è stato successivo ai 15, due anni dopo). Nella wako juniores ottenne un argento. A 24 anni, è arrivato il brazilian ju jitsu, a bussare alla porta della sua curiosità di ricercatore. Insieme a Michele Verginelli, che ci tiene a ringraziare, per il cammino percorso, si recò in Brasile. Nel 2006, partecipò ad un evento. Si rese conto che, ai fini delle competizioni uno contro uno, il brazilian fosse utile, anche per l’Mma. Fa riferimento, alla lotta a terra, Luigi. E racconta che rimase colpito, osservando che un atleta che non fosse abile nella lotta in piedi, potesse primeggiare, nel ground and pound a terra. Poteva fare cose straordinarie. Fu tuttavia, Ettore Palazzi, ad instradarlo, verso l’integrazione delle discipline marziali. Ancora adesso, con il suo maestro, la studia alcune forme del thi chi. E’ grato a questa figura. La formazione avuta è stata indispensabile, per continuare a camminare. Non solo Verginelli e Palazzi, per lui. Anche Bruno Santos e Paolo Antonini sono stati importanti. Come lo sono, i suoi nuovi collaboratori.

Il suo insegnamento, all’Asd Yoshokan e alla Polisportiva Yubikai di Roma

Luigi attualmente insegna all’Asd Yoshokan e alla Polisportiva Yubikai di Roma. Per il primo dojo, delle arti marziali lidensi, sono stati il Maestro Massimo Di Luigi ed il campione mondiale di karate, della Wkc, Augusto Barbini Sambucioni, a volerlo con loro, sul tatami. I suoi insegnamenti sono preziosi, per tutti gli allievi iscritti. Con orgoglio, Luigi tiene a ringraziare, anche loro, come lo fa nei confronti del Maestro Massimo Lucidi. Un enorme bagaglio di conoscenza, per lui e tutto acquisito sul tatami. Da atleta e da insegnante. Non formatore però. Non vuole essere una luce per coloro che accoglie sulla trasposizione del tempio interiore. In questo modo, definisce il tappeto. Anzi. Desidera che ognuno possa entrare in contatto con il proprio sé superiore. Una dimensione spirituale e silenziosa, in cui destrutturarsi e riscoprire la propria vera natura. Sono un semplice aiuto allora, i suoi consigli.

Il suo percorso agonistico. Tante medaglie nel passato e due tornei, che lo aspettano, nei prossimi mesi

Tuttavia, il suo percorso agonistico, nelle arti marziali, ancora non è finito. Prossimamente, nel suo orizzonte di atleta, si delineano due competizioni importanti, a cui parteciperà. Ad aprile, ci saranno i campionati di brazilian ju jitsu. Sarà la lotta, la specialità con cui Luigi scenderà sui tappeti, del Pala Pellicone. Ed in seguito, sbarcherà ancora nel contesto continentale, per gli Europei Ibjjf, destinati alla classe adulta, nei -73,50kg, per le cinture marroni. Ed in questo caso, il supporto di Roberto Calandra, che lo sta preparando, è molto importante. Tuttavia, Luigi si appresta a tornare alle competizioni, dopo aver battuto i tatami delle arti marziali, per alcuni anni. Nel 1997, giunse terzo ai Campionati Regionali di Yoseikan Budo. L’anno successivo, fu il secondo gradino del podio ad arricchire il suo palmares. Agli Italiani Semicontact della Federazione New Imada, mise al collo, la medaglia d’argento. Ad anno agonistico non terminato, vinse un altro alloro del colore del secondo posto. Lo fece al Campionato Italiano Light Contact Wako. Nel 2013, partecipò al Mondiale prima e all’Europeo dopo, nel brazilian ju Jitsu, IBJJF per la categoria adulti cinture blu. Giunse in seguito, ai piedi del podio, nella Coppa Italia di Bjj, nel peso dei -77kg, classe A, per Figmma. La medaglia in questa Federazione, arrivò ai Campionati Italiani, classe A, nei -77kg.

Caro Luigi, partiamo da una tua riflessione personale. Secondo te, l’Mma è un insieme di pratiche fisiche, mentali e spirituali, legate al combattimento. Puoi spiegare il tuo pensiero ?

“Significa niente, come può significare tutto. E’ un pieno e vuoto, insieme. Un discorso stimolante, che si pone come sfida, per un insegnante come me. L’arte marziale possiede vari strumenti, per arrivare alla conoscenza di se stessi. E ci si arriva se c’è il cuore. L’obiettivo è quello. Discipline Marziali Integrate significa uscire dai dogmi. Il ricercatore delle arti marziali comprende che il fisico e la mente sono un tutt’uno. Per tutti gli essere umani, è uguale. Quindi a prescindere dalle varie discipline ciò che conta è il livello di consapevolezza del praticante. Prendiamo ad esempio il karate, si può osservare che questa disciplina sia prevalentemente caratterizzata per l’attiva di forza yang, energia maschile, mentre se poniamo l’attenzione a discipline tipo il thi ci, potremmo appassionare alle tecniche più “yin”, energia femminile, creativa. Lo scopo è l’equilibrio delle energie interne, che permeano ogni essere umano. Da questo, nasce lo studio delle arti marziali miste. Se il ricercatore ha il cuore aperto, riuscirà a comprendere che oltre alla parte della forza (volontà), c’è anche in sé la parte creativa (intuitiva), che trascende la mente razionale e può tranquillamente unire, queste due dimensioni, senza perdere la sua individualità di crescita e la sua espressione. E’ un punto importante. L’attività di insegnante è quella di fornire gli strumenti, volti a rendere respons-abili, gli individui. Mediante questa attitudine, le persone possono diventare abili a rispondere, ad eventi esterni con grande fluidità, senza disperdere l’energia. Il corpo è uno, la mente è una e come sistema, sono integrati. La consapevolezza fa in modo che l’anima, possa crescere in questo piano dimensionale del mondo fisico. L’esigenza è quella di conoscersi. La disciplina arti marziali miste, per me, è tutto e niente. E’ una ricerca che si traduce in un’assenza di etichette. Per me le arti marziali sono “meditazione”. Meditazione in movimento!”.

Come insegnate e praticante, ti occupi di Mma e brazilian ju Jitsu. Come si sviluppa la tua attività?

“Prevalentemente mi occupo di Mma, come ricercatore. Da 12 anni, sto approfondendo, il brazilian ju Jitsu e da qualche tempo, lo yoga. Mi occupo di Mma perché, per un praticante di arti marziali, esiste l’opportunità, di espandere sempre di più la consapevolezza di unire e prendere tutto quello che è utile e scartare quello che non serve. Se è efficace si prende, se non lo è, non si fa. E’ la mia natura di essere. Rappresenta la mia espressione. Le arti marziali sono una forma di espressione di noi esseri, non un lavoro. Questa è una cosa importante. E’ alla base di ogni espressione. Lo sport è una forma di arte. Forma di espressione. Questo mi realizza molto. Arte significa tornare alla creatività. Alla parte femminile. Esiste in ognuno di noi. Per quanto riguarda il Brazilian Ju Jitsu, la cosa è molto più particolare. E’ un completamento per colui che ricerca. La cosa bella è che tutto, diventa uno. Una forma del tai chi, può essere trovata nel karate ad esempio. Studiare le arti marziali, è come mettere insieme un puzzle. Pian piano ti accorgi, che quel pezzetto che hai aggiunto nel tuo bagaglio tecnico e culturale, è funzionale al quadro completo”.

Tu sei anche maestro di arti marziali. Come ti poni di fronte ad un allievo ? Sei un formatore o colui che guida e consiglia, lasciando sempre la porta aperta ?

“Mi pongo in controtendenza. Non voglio assolutamente formare nessuno. Mi auguro che attraverso le arti marziali, possa consentire a tutte le persone di trovare uno strumento per destrutturarsi, in termini di personalità. Vorrei che possano entrare in contatto, con il proprio sé, superiore. Tutti noi abbiamo un maestro interiore. Esiste una ricerca che facciamo tutti i giorni. Il mio strumento è questo. Quello di connetterci e riconnetterci, a questo maestro interiore. Quello che cerco di fare, attraverso tutto quello che concerne, salendo sul tatami, è quello di fare da specchio, ad ogni essere umano. Fare in modo che, nella sua modalità, possa trovare se stesso. Non voglio portare al mio ideale, ma l’opposto. Il mio stimolo/provocazione è quello di dire : se non è per te, vai via. Se lo fai in maniera che non senti. Trova la tua strada. Questo è l’amore più grande”.

In che modo, le arti marziali ti hanno cambiato come persona ed atleta ?

“Le arti marziali sono state significative. Mi hanno consentito di trasmutare, gran parte della rabbia. Mi hanno aiutato a tirare fuori delle emozioni che reprimevo, Hanno giovato nella mia vita. Ho potuto aumentare la fiducia in me stesso, insieme al benessere fisico. Se non sono vissute, le emozioni lavorano nell’inconscio e bloccano. Io ho imparato a vivermele, a stargli accanto, ad esprimerle senza giudicarle, mediante la pratica delle arti marziali. Devo loro, tantissimo. Consentono in una maniera molto sana e spirituale, di fare un servizio per noi stessi, che non c’è stato insegnato dagli istituti di formazione di questa società. Esistono dei luoghi idonei in cui possiamo scaricare a terra, le pulsioni negative che ristagnano in noi a causa della repressione. Mi hanno poi dato, una disciplina. Si sta parlando di lavoro interiore. Sul tatami c’è il gruppo, ma la cosa bella è vedere che poi ognuno, lavora fa per se stesso. In oltre, la disciplina e le regole sono importanti, perché è un lavoro. Quando comincio ad insegnare, cambio attitudine. Si sta lavorando, in quel momento, non esistono distrazioni. Tutto questo, mi ha dato una forma mentis, nella vita”.

Terminiamo, con la parte sportiva. Quali sono state le vittorie più importanti ?

“Partiamo dalle ultime. I Campionati Italiani Mma avvengono in età matura, nel 2015. Ho scelto di fare il Campionato classe A, -77kg, che consente, se lo vinci, di far parte di un girone a 4, di cui il vice ed il vincitore vanno a fare il Mondiale a Las Vegas (sede centrale dell’Ufc). E’ una buona vetrina. Ho deciso di farlo, perché era a Roma. Mi metteva di fronte ad una platea di altri insegnanti. Amici e conoscenti. L’ho fatto perché volevo uscire fuori dal giudizio degli altri. Questa partecipazione mi ha liberato. Mi sono detto : lo voglio fare. Ho combattuto con ragazzi più giovani, ma più pesanti degli 80 kg. Io stavo sui 74kg. Mi serviva farlo, perché nell’Mma avevo combattuto una volta sola in Brasile. Ho voluto farla, non per vincere, ma per mettermi in discussione. Nell’Mma devi essere connesso ad una parte molto dura. C’è il ko, che non t’interrompe l’arbitro, a meno che, non ci sia un serio rischio di vita, del per l’avversario. Si è rotto un velo, davanti ai miei occhi, per questo. Non ho proseguito la carriera come atleta, perché non avevo e non ho intenzione di portare quel pericolo, all’altro. Questa cosa si è palesata dentro di me. E’ stata una insicurezza che ho colmato. Non ho fatto la finale. Ho vinto ai quarti e la semifinale. Ero il favorito. La Federazione mi ha chiamato per fare lo spareggio a 4. Per me bastava così. Non era necessario, portare il mio corpo, già infortunato, a quel limite. Ho detto no, al mio ego. Al fatto di essere il campione di clinch. E’ stato ancora un lavoro che ho fatto, su me stesso. A 33 anni, era arrivato il momento di decidere. Ho fatto ancora altre scelte”.