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Chemioterapia, i rimedi agli effetti indesiderati dei farmaci

18 marzo 2017 | 07:00
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Chemioterapia, i rimedi agli effetti indesiderati dei farmaci

Le alterazioni del gusto sono tra gli effetti indesiderati, che con alcune semplici strategie si possono contrastare efficacemente

Chemioterapia, i rimedi agli effetti indesiderati dei farmaci

Il Faro on line – Le alterazioni del gusto e dell’olfatto, insieme a nausea, vomito, problemi alla bocca ecc., sono tra i numerosi effetti indesiderati che si manifestano frequentemente durante i cicli di terapia con i farmaci chemioterapici. Gli esperti le distinguono in qualitative e quantitative. Le modificazioni qualitative riguardano la distorsione nella percezione dei gusti, tecnicamente definita disgeusia.

Quelle quantitative, invece, si riferiscono alla difficoltà a percepire l’intensità dei gusti salato, amaro, acido, dolce e umami. Quest’ultimo, che in giapponese significa “saporito” indica il sapore di glutammato presente prevalentemente in cibi come la carne, il formaggio e, sostanzialmente in tutti gli alimenti ricchi di proteine.

La percezione dell’intensità del gusto può essere eccessiva (ipergeusia), ridotta (ipogeusia) o addirittura assente (ageusia). Tra le alterazioni più spesso descritte dagli studi scientifici vi sono: l’incapacità di percepire uno o più gusti, l’aumentata percezione del gusto amaro, la comparsa di un sapore metallico in bocca e l’avversione nei confronti di alcuni alimenti come la carne, il cioccolato, il caffè e la frutta.

Ma come vivono e come affrontano questo problema le persone in trattamento chemioterapico?
Per documentarlo gli infermieri di un grosso ospedale milanese hanno condotto uno studio pubblicato su L’Infermiere online, rivista scientifica e di aggiornamento professionale della Federazione nazionale dei Collegi Ipasvi.

A oltre 100 pazienti in trattamento presso i Day Hospital oncologici, hanno somministrato un questionario che indagava le alterazioni del gusto, i disagi e gli interventi attuati per gestirli. Dall’analisi dei dati raccolti è emerso che oltre il 70% delle persone coinvolte nello studio aveva almeno un’alterazione del gusto. Quelle registrate con maggiore frequenza sono state il sapore metallico, il sapore amaro e l’incapacità di percepire l’intensità del gusto.

Quasi il 40%, ha riferito la comparsa di avversione ad alimenti e bevande, disturbo che prima dell’inizio della terapia con i farmaci chemioterapici non era presente. Tra gli alimenti quelli per i quali più spesso è stato sviluppato disgusto sono stati la carne, il pesce, i latticini, i cibi speziati. Tra le bevande, invece, il caffè il tè e l’acqua.

Per ridurre il disagio, quasi la metà dei pazienti ha raffreddato il cibo, effettuato spuntini frequenti o pasti in piccole quantità, diminuito la quantità di sale, aumentato la quantità di zucchero o evitato la carne.

Le alterazioni del gusto e le avversioni per gli alimenti, spiegano gli specialisti, aumentano in modo significativo il rischio di malnutrizione perché provocano una riduzione dell’appetito e sono causa dell’esclusione di alcuni alimenti dalla dieta e di una insufficiente assunzione di nutrienti come le proteine e i grassi.

Ma ci sono strategie facili da attuare e efficaci per gestire le alterazioni del gusto e ridurre il rischio di non alimentarsi in modo corretto? Lo abbiamo chiesto alla dr.ssa Chiara Anselmi dietista dell’Ospedale Sacro Cuor di Negrar – Verona.

Dr.ssa Anselmi quali strategie si possono adottare per non andare incontro a malnutrizione?
Per non ridurre gli apporti nutrizionali, incorrendo così in uno stato di malnutrizione, si possono adottare diversi accorgimenti. E’ utile insaporire maggiormente i cibi utilizzando spezie come la curcuma ed erbe aromatiche come rosmarino, basilico e menta e marinando carne e pesce in olio, limone o vino con bacche di ginepro o altri aromi.

Carne e pesce, se consumati freddi, possono essere accompagnati da salse dal sapore forte o agrodolce come quella al curry o la salsa chutney (una salsa indiana a base di frutta e spezie).  Attenzione anche alla temperatura dei cibi: i piatti freddi sono più gradevoli al palato dei piatti molto caldi.

Infine è importante ricordare che le alterazioni del gusto sono spesso momentanee e diventa quindi importante “darsi una seconda possibilità” assaggiando nuovamente gli alimenti eliminati ogni 2-3 settimane per verificare se la modifica sensoriale percepita è variata nel tempo. Queste piccole attenzioni unite all’accortezza di mangiare poco e spesso, tenendo sempre a portata di mano qualcosa da sgranocchiare, possono prevenire e correggere la perdita di massa muscolare (sarcopenia) nel paziente oncologico.

E per quanto riguarda le bevande?
Quando anche l’acqua sembra essere “difficile da digerire” è possibile utilizzare degli sciroppi in grado di modificarne il sapore senza incrementarne l’acidità come lo sciroppo di sambuco, rosa canina, ribes nero, mela e pera. In commercio esistono diverse di tipologie di questi preparati anche dolcificati con edulcoloranti così da poter essere utilizzati dal paziente diabetico.

Anche per quel che riguarda le bevande la temperatura fredda è maggiormente tollerata: via libera quindi a granatine o ghiaccioli preparati in casa. Tè e caffè possono essere sostituiti da infusi freddi al mandarino, al limone o all’arancio. Infine ricordare di idratare le labbra e bere utilizzando una cannuccia possono essere gli ultimi accorgimenti da adottare per mantenere uno stato adeguato di idratazione.