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#Roma, il rogo di Centocelle ‘era un triciclo rosa, poi, un fumo denso’

14 maggio 2017 | 09:36
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#Roma, il rogo di Centocelle ‘era un triciclo rosa, poi, un fumo denso’
#Roma, il rogo di Centocelle ‘era un triciclo rosa, poi, un fumo denso’
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#Roma, il rogo di Centocelle ‘era un triciclo rosa, poi, un fumo denso’
#Roma, il rogo di Centocelle ‘era un triciclo rosa, poi, un fumo denso’

Si è svolto ieri, 13 maggio, il corteo per Angelica, Francesca ed Elisabeth, le tre sorelle rom morte nell’incendio del camper.

#Roma, il rogo di Centocelle ‘era un triciclo rosa, poi, un fumo denso’

Il Faro on line – Un uomo tiene stretto tra le mani un cartello; cammina nelle strade di Centocelle, a Roma. Intorno a lui un lungo corteo di donne, uomini, bambine e bambini sfila con commozione e rabbia per Angelica, Francesca ed Elisabeth Halilovic – quattro, otto e venti anni di età – bruciate vive nel parcheggio sopra il tetto di un centro commerciale, all’interno del camper che era la loro casa.

“Figlie come i miei”

“Ancora ho nelle orecchie, nella pancia, nel cuore, quell’eco di grida che ho sentito affacciandomi al balcone per cercare di capire il motivo di quel puzzo acre e del rumore delle sirene. Sperando che non fosse qualcosa vicino a casa di mio figlio, e invece erano tre figlie che morivano. Una madre. Figlie come i miei. Madre come me”, è il tagliente messaggio trasportato dal cartello stretto tra le mani di quell’uomo.

“Impazzimento mediatico”

Sono passati solo quattro giorni dall’omicidio delle tre sorelle rom morte nel rogo di Centocelle: ad oggi, il colpevole non è stato ancora individuato e la Procura di Roma ha aperto un fascicolo per omicidio volontario e incendio doloso.

Tre giorni di “impazzimento mediatico”, come lo ha definito l’Associazione 21 luglio Onlus; tre giorni di rabbia, dolore ma anche di commenti di evidente natura razzista che hanno spopolato sul web.

Nel pomeriggio di ieri, 13 maggio, nelle strade di Centocelle ha sfilato un lungo corteo: da piazza dei Mirti al luogo del rogo intorno al quale si sono stretti i cittadini e le cittadine di Roma. Proprio lì, sono stati deposti mazzi di fiori, pensieri scritti su fogli, disegni fatti da bambini e piccoli peluche; proprio lì, in quel preciso punto dove l’asfalto è segnato dall’incendio, nei giorni scorsi un’automobilista ha pensato di parcheggiare la propria macchina.

“Non si può vivere al limite della sopravvivenza”

“Non si può morire così perché così non si può vivere”, in questa frase, più volte pronunciata nel corso del corteo, vi è il senso della manifestazione di ieri pomeriggio. “Non è accettabile che si possa vivere in condizioni al limite della sopravvivenza, non è accettabile che non si trovino soluzioni e risposte per le migliaia di persone che in questa città vivono ai margini e sotto ogni soglia di vivibilità”, denunciano dalla pagina Facebook i promotori del corteo.

Angelica, Francesca ed Elisabeth Halilovic vivevano in quel camper, nel parcheggio del Centro Commerciale Primavera, insieme ai loro genitori e altri fratelli: “Non si può vivere così”.

“La povertà non è una colpa individuale”

“Crediamo che le vere responsabilità di queste tragedie – proseguono i promotori del corteo – siano le scelte politiche che hanno come unico obiettivo il rispetto di debiti illegittimi, attraverso tagli alle politiche sociali e abitative, ai servizi e al welfare”.

La povertà non è una colpa individuale, 100Celle solidale” recita uno dei tanti cartelli che hanno sfilato nelle strade di Roma. “Angelica, Francesca ed Elisabeth Halilovic erano rom, ma cosa importa? I commenti razzisti di questi giorni si alimentano proprio su questo fatto – afferma un cittadino presente al corteo – cosa importa se il movente dell’omicidio sia stato l’odio razziale o un regolamento di conti? Sono morte tre persone”.

“Lì dovrebbe sorgere una piazza”

Il corteo di ieri, a Roma, è stato un punto di partenza: “Quel luogo, dove sono state bruciate Angelica, Francesca e Elisabeth Halilovic non deve rimanere un parcheggio, ha affermato con commozione un cittadino – non vi devono transitare più macchine; lì dovrebbe sorgere una piazza in memoria di quelle vittime innocenti”.

“Piazzale Angelica, Francesca ed Elisabeth Halilovic: quattro, otto e venti anni, sorelle. Vittime dell’odio e dell’indifferenza”: il cartello contenente questo messaggio, dopo aver sfilato nella strade, è stato deposto sul luogo del rogo.

“Come può un quartiere crescere da una tragedia”

Nei giorni scorsi, Centocelle ha dimostrato la sua vicinanza alle tre sorelle morte: i protagonisti di questa solidarietà sono stai i bambini, come dimostrano delle foto pubblicate sul web, nella pagina Facebook di un gruppo musicale, gli Assalti Frontali, molto attivo per il territorio.

“Come può un quartiere crescere da una tragedia. Stamattina la scuola è andata per strada; tutti i bambini e i ragazzi dell’Iqbal Masih, della Balzani e della Baracca con un fiore, con un disegno, a salutare le loro sorelle”, si legge sotto a quelle foto che trasmettono un senso di speranza; la consapevolezza che la morte di Angelica, Francesca ed Elisabeth non finirà nell’oblio.

“Saranno fiumi di parole e poi silenzi”

Ora tre girandole colorate  si muovono sotto il respiro del vento. Il tappeto di fiori, pensieri scritti e disegni copre quell’asfalto che porta con sé la testimonianza del rogo.

Rimangono la rabbia, il dolore e le parole di una poesia, scritta da Simonetta Ramacciani: “Era un triciclo rosa. Poi, un fumo denso ricaduto a terra. A fare tappeto, spesso, intossicato. Saranno fiori e tanti occhi. Saranno fiumi di parole e poi silenzi. Sarà un lamento di una madre lungo, incessante, quasi un canto, sporco di catrame”.