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Una vita con lo scompenso cardiaco

23 maggio 2017 | 09:47
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Una vita con lo scompenso cardiaco

Un cuore stanco, il fiato corto, poca energia, le gambe gonfie, stanchezza, una tosse fastidiosa, un po’ di confusione, fatica a fare tutto.

Una vita con lo scompenso cardiaco

Il Faro on line – Lo scompenso cardiaco è una malattia cronica in cui il cuore è incapace di pompare sangue in tutti i distretti dell’organismo. Nel nostro Paese ne soffre circa un milione di persone. E’ una malattia grave quanto i tumori ma spesso viene presa “sottogamba.

A causa dei sintomi che la caratterizzano, difficoltà a respirare, gonfiore diffuso (edemi), affaticamento, disturbi di memoria, concentrazione, attenzione, la persona che ne è affetta non riesce o fatica molto a svolgere le normali attività quotidiane e la qualità della vita ne risente.

Spesso, inoltre, le persone malate non riescono a riconoscere i segni e i sintomi di aggravamento della malattia e questo comporta molto frequentemente la necessità di ripetuti ricoveri in ospedale. Un corretto stile di vita e una buona adesione alle cure facilitano il controllo dei sintomi e il riconoscimento precoce di un eventuale peggioramento.

Purtroppo però, come dimostrano molti studi anche recenti, condotti dagli infermieri, la maggior parte degli italiani affetti da scompenso cardiaco non segue adeguatamente le cure e questo, ha delle conseguenze importanti sia sull’efficacia dei trattamenti che sui costi degli stessi.

Avere un buon stile di vita e una buona aderenza alle cure e alle prescrizioni dei professionisti, spiega il dottor Ercole Vellone, infermiere ricercatore dell’Università Tor Vergata di Roma ed esperto nella gestione dello scompenso cardiaco, significa prendere i farmaci come da prescrizione, limitare i cibi con elevato contenuto di sodio (ad esempio quelli in scatola), praticare attività fisica, pesarsi tutti i giorni, controllare se si gonfiano le gambe.

E ancora, allertare subito il medico o l’infermiere in caso di aumento del peso corporeo di 2-3 kg in una settimana, oppure nei casi di affanno o di eccessiva stanchezza.

Non prendere correttamente i farmaci o non seguire la dieta povera di sale, continua il Dottor Vellone, predispone il paziente affetto da scompenso all’accumulo di liquidi corporei che inizialmente non da sintomi, ma con il trascorrere del tempo, provoca difficoltà respiratoria che può peggiorare progressivamente fino a rendere necessario il ricovero d’urgenza in ospedale. Tutto questo peggiora la qualità di vita della persona.

Le principali ragioni di una cattiva adesione alle cure e di stili di vita inadeguati sono l’età avanzata, i disturbi di memoria, di concentrazione, di attenzione, la depressione, la mancanza di supporto sociale, i disturbi del sonno notturno, la depressione, la presenza di altre malattie.

Insegnare alla persona con scompenso ad avere comportamenti alimentari corretti e ad assumere i farmaci regolarmente, a fare attività fisica, ad accorgersi quando i sintomi iniziano a peggiorare è fondamentale a mantenere sotto controllo la malattia.

Insieme all’educazione della persona malata da parte dell’infermiere, conclude il Dott. Vellone, è altrettanto importante anche il supporto dei familiari che aiuta a ridurre la comparsa di complicazioni e gli accessi in ospedale.