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Karate, Simone Marino, ‘Un oro europeo .. da impazzire dalla gioia!’

L’incredulità sul suo volto, al termine della finale. A soli 20 anni, vince il titolo senior dei pesi massimi. E’ stato la novità più bella degli Europei

Karate, Simone Marino, ‘Un oro europeo .. da impazzire dalla gioia!’

Il Faro on line – Quella sviolinata sul tatami, alla fine dell’incontro, ha suonato note incredibili. Le prime per lui. Da esordiente nei senior e da campione d’Europa. Probabilmente, la novità più bella alla competizione continentale di Turchia, dove l’Italia del karate olimpico ha vinto 9 allori. E Simone ha messo del suo. E tanto. Si è messo al collo, la medaglia più importante e tutta tinta dorata.

Una incontenibile felicità, al termine dei tre minuti del match finale

Da impazzire, la sua gioia e quella consapevolezza, di essere salito per la prima volta, sul gradino più alto del podio, in continente, ha fatto fatica a farsi strada dentro. Non perché, non meritasse un titolo assoluto del genere, ma perché a soli 20 anni, alla prima convocazione azzurra nei senior e contro il numero uno al mondo, fanno parecchio rumore. In una categoria, che in Nazionale ha fatto la storia, Marino con umiltà, abnegazione e semplicità è arrivato in finale. E nel peso dei + 84 kg, ha vinto l’oro.

La sua vittoria da continuità alla storia straordinaria dei pesi massimi, in Nazionale

Lo racconta ad Il Faro on line, a distanza di alcuni giorni da quella vittoria storica, con addosso ancora l’emozione di non volerci credere. Lo fa, in questa prima parte della sua intervista, dove i lettori di testata sapranno, come lui stesso abbia vissuto quei momenti indimenticabili. E non solo sul tatami, ma anche negli attimi immediatamente prima, come nei giorni precedenti. In pochi credevano in lui, ma c’è riuscito. Adesso, dopo il 6 maggio scorso, è lui il campione d’Europa in carica, nei pesi massimi e le pagine, del libro della storia del karate, continuano a girarsi, con il suo nome.

Dal bronzo europeo giovanile del 2014, all’oro senior del 2017

E’ un ragazzo tranquillo, Simone. Uno che sta lì ed attende. Al primo colpo, mette a segno la storia lavorando dietro, con tutto l’impegno di cui è capace. Ed il suo talento nelle arti marziali, espresso, ammirato e accompagnato nella crescita, dagli allenatori azzurri, ha avuto il merito che lui sognava. Un cammino in Nazionale, quello di Marino. Sin dalle categorie giovanili, ha fatto incetta di medaglie. Nel 2014, ai Campionati Europei di categoria, ha vinto il bronzo, replicandosi poi, per l’edizione successiva in Svizzera. Nella stagione agonistica in corso, il karateka del dojo Puleo di Firenze ha disputato la Premier League, con i senior. A Rotterdam, è arrivato ai piedi del podio, prendendosi poi la rivincita nella suggestiva arena di Parigi, dove è stato il terzo gradino del podio, a renderlo felice. A Sofia, alla competizione continentale under 21, è stato ancora il quinto posto a caratterizzare la sua partecipazione, come accaduto anche a Dubai. Tuttavia, il percorso era stato già intrapreso e il grande lavoro svolto sul tatami, in un contesto azzurro che sempre lo ha preso per mano nella crescita sportiva, ha avuto il suo epilogo più bello.

Una gioia nella gioia. Già una vittoria, essere titolare agli Europei senior. Ma poi, arriva pure la medaglia …

Il titolo continentale vinto in Turchia è stato splendido, per un ragazzo che ha sempre amato il karate e si è messo sempre a disposizione. I suoi tecnici di Nazionale, Savio Loria, Claudio Guazzaroni e Cristian Verrecchia non lo hanno mai mollato. Sapevano che prima o poi, Simone avrebbe scritto pagine importanti, nel karate stesso. E soprattutto Loria, a bordo tatami, che lo ha seguito direttamente agli Europei, non ha avuto dubbi, quando ha conquistato la finale contro Enes Erkan. Poteva farcela Simone e così ha fatto. Una finale accorta e tenace, quella che il campione d’Europa 2017 ha disputato con il pluricampione del mondo e padrone di casa. Era nervoso quest’ultimo. Marino lo racconta. Ed anche Savio lo fa, nell’intervista rilasciata alla testata, che avrà seguito a questa. Giocava in casa Erkan e tanto aveva da perdere. L’obbligo a vincere per forza a volte, taglia le gambe ed anche i guantini del kumite. Allora, l’outsider Marino aveva probabilmente, tutta la strada spianata. Mai dire mai, nello sport, però. Sempre testa bassa e tirare di tecnica, sul tappeto. Tuttavia, Simone non aveva nulla da perdere, perché quello che doveva conquistare, in fondo, l’aveva già ottenuto. Europeo senior, finale di pool vinta contro il grande Atamov e poi finale con Erkan. Il suo Europeo forse, l’aveva già vinto così. Però .. perché non tentare di andare un po’ più in là ? Cosa ci sarebbe stato laggiù, ad attenderlo, oltre i tre minuti del match finale? E’ questo il potere che da lo sport. Quello di realizzare imprese incredibili. E l’atleta sta lì, solo per compierle e dire a tutti, che niente è impossibile.

Insieme a lui, il suo babbo arrivato da Firenze e tutti gli amici a tifare per lui. Preziosi, sono stati i consigli di Stefano Maniscalco

Lo ha fatto Simone, in Turchia e le dediche a chi, gli è stato sempre vicino, sono salite, direttamente dal cuore. Famiglia, allenatori e amici. Il suo babbo, come lui indica, con delicato accento toscano, è volato fino a Kokaeli per tifare per lui. Lo portò a praticare il karate, suo padre, a soli 6 anni e non solo per i benefici valoriali, che un’arte marziale porta. E’ alto Marino e questa disciplina lo ha aiutato a crescere bene, in senso posturale. Ha ascoltato i consigli dei grandi. Prima, durante e forse anche dopo, la sua finale, nel combattimento. Stefano Maniscalco, durante il raduno della Nazionale, al Centro Olimpico Matteo Pellicone di Ostia, gli è stato vicino e si è con lui allenato. Chi meglio di colui, pluricampione mondiale dei + 84 kg, poteva elargire al suo erede, i consigli più importanti per andare in Turchia e scrivere la storia? Lo ha raccontato Stefano, ad Il Faro on line, nell’intervista rilasciata, la mattina stessa della vittoria di Marino. E non solo. Due giorni prima, dell’incontro finale agli Europei, Maniscalco ha bisbigliato suggerimenti importanti al futuro campione continentale, che sul tatami, avrebbe dovuto affrontare un avversario da lui conosciuto e battuto in terra turca, ai Giochi del Mediterraneo, nel 2013. Ha ascoltato allora, Marino. Lo ha fatto nei confronti di tutti. E il suo talento ha fatto il resto.

L’importante appoggio tecnico e morale di Savio Loria e Claudio Guazzaroni

Il suo tecnico di Nazionale, Savio Loria, era a bordo tatami, con lui. Lo ha seguito e ha abbracciato affettuosamente, come un figlio, festeggiando con lui, la medaglia. Un cammino in parallelo, tra i due, in Nazionale senior. Agli stessi esordi, sostituendo i grandi della categoria, anche Loria aveva vinto il suo primo titolo continentale, ben 20 anni prima. Nel 1997. Come lui stesso racconterà, nella sua prossima intervista. Simone ha meritato la medaglia ed è stato incoraggiato dal suo tecnico, sempre. Anche sotto al tunnel d’entrata verso il tatami. E adesso che Simone è detentore del titolo continentale, cominceranno a studiarlo gli avversari e probabilmente anche Erkan, lo aspetterà per la rivincita. Lo dichiara Claudio Guazzaroni, nella sua intervista di seguito a questa. Ed è stata una grande soddisfazione, per il tecnico toscano che come Savio Loria, ha seguito il suo campione europeo, in questi anni di kumite e non solo senior. Ma deve sporcarsi il karategi Simone, se vuole vincere .. e lo dice simpaticamente. Lo aiuteranno gli allenatori azzurri, a maturare e a diventare il campione, che tutti ormai conoscono.

Caro Simone, hai vinto il titolo europeo. Il primo senior della tua carriera. Cosa hai provato?

“E’ stata un’emozione veramente incredibile, anche perché sostituivo grandi campioni. Sono stato catapultato, dal mondo dell’under 21, a quello della senior. Così, all’improvviso. Neanche lo sapevo. Qualche settimana prima del raduno, ero a Rabat. Lì sono impazzito perché avevo letto, che forse sarei stato della lista e mai, mi sarei aspettato di arrivare primo e laurearmi, campione d’Europa. Io già ero soddisfatto di aver raggiunto un traguardo del genere. Di essere titolare in Nazionale. Poi, sono riuscito a fare anche quello, che non avrei mai pensato. Fare un’impresa”.

In finale, hai affrontato il pluricampione mondiale della categoria, Enes Erkan ..

“Come coach, ho avuto Savio Loria. Mi ha tranquillizzato. Ha scelto le parole giuste. Con lui, ho un grande feeling. Mi trovo molto bene. Prima di entrare sul tatami, ero fianco a fianco, con Erkan. Una colonna portante del karate. Io ero l’esordiente. Ero molto teso. Ma lui, lo era più di me. E Savio mi fa : “Lo vedi, com’è nervoso? Questo, te lo mangi. Non ce la fa. Gioca in casa, deve vincere per forza”. Con queste sue parole, mi ha fatto capire che era alla mia portata. Mi ha tranquillizzato, non solo prima della finale, ma anche nei giorni precedenti. Ci siamo studiati la finale. Anche Stefano Maniscalco, mi ha dato dei suggerimenti. Mi è arrivato dunque, questo gigante del karate in finale e ho detto : “Vabbè .. giochiamocela. Divertiamoci. Ho fatto già la grande impresa, di arrivare in finale. Ormai sono qua. Viviamola nel modo giusto. Proviamoci ancora”.

Come hai vissuto la finale per l’oro ?

“Una volta che ero lì, su quel tappeto, ho accresciuto la mia fiducia. C’era la tifoseria turca intorno a me ed era una bolgia .. io ero veramente solo .. diciamo. Ma questo, mi ha gasato. Mi ha dato tanto forza. Devo dire che ci ho creduto sempre di più. Ho cominciato ad avere un atteggiamento diverso sul tatami, man mano che l’incontro andava avanti. Mi sentivo sempre più padrone della situazione. Sono entrato subito, in modo propositivo. Mi sono detto che avrei voluto provare a vincere. C’era tuttavia, comunque sempre il dubbio, che lui era il più forte ed era il pluricampione del mondo: “Vediamo come va”. Ho pensato. Ci provo. Al primo minuto, gli ho piazzato un ikomi al viso. Ho cominciato a crederci e ad affrontare bene, l’incontro. Tutte le volte che lui, si rilassava, gli andavo sotto, a fare pressing. Sentivo che, comunque sia, lui mi temeva. Questa cosa, mi dava fiducia, mi faceva sentire che c’ero. E’ arrivato poi, il secondo punto. Quando è finito l’incontro, sono impazzito!”.

Come ti sei sentito Simone, quando hai capito di aver vinto il titolo?

“Non ci credevo affatto. Erano finiti i tre minuti ed io ero incredulo. Avevo le mani sulla faccia e sulla testa. Pensavo : “Ma che dico? Ma che ho fatto? Che sta succedendo?”. Ero al settimo cielo. Ho abbracciato Erkan, prima di tutto, per rispetto. Ero troppo felice. Ho fatto il gesto della sviolinata sul tappeto e poi sono andato da Savio. Ero pazzo di gioia. Mi ha detto : “Hai vinto, ce l’hai fatta! Sei arrivato fino in fondo .. io lo sapevo!”. Mi ha detto delle parole, molto carine. Ho abbracciato Cristian Verrecchia e Claudio Guazzaroni. Lui era molto contento di me. Con lui, ho fatto un percorso in Nazionale. Da gennaio, ogni volta che tornavo dalle gare, voleva che ne uscissi completamente esausto! Mi vedeva come il guerriero della situazione. E dopo la finale, lui mi ha detto : “Vedi ? A forza di tirar cazzotti, ce l’hai fatta!”.

Stefano Maniscalco ti ha consigliato. Cosa ti ha detto ?

“Essere un suo erede, è un parolone. E’ capitato che ci siamo allenati spesso insieme. Mi ha dato dei consigli tecnici, in maniera molto tranquilla. Mi ha fatto gli auguri. E non solo a me. Ma a tutta la Nazionale. E’ molto di cuore. Prima della partenza, ha dedicato alcune parole a tutti. Veramente, ci tiene a queste cose. Ci ha scritto un poema. Ci ha motivato. Prima della finale, mi ha riempito di complimenti. Mi è stato molto vicino e mi ha detto che conosceva Erkan, da una vita. Lo ha affrontato un sacco di volte. Mi ha dato delle dritte tecniche. Un sacco di cose molto interessanti, che  avevamo riscontrato con Savio Loria, nel momento di studio dell’avversario. Stefano si è fatto sentire presente, anche in Turchia. Quando ho vinto la finale, mi ha dato le sue congratulazioni. Ero molto coccolato, da tutti”.

Ci sono delle particolari dediche o ringraziamenti, che vuoi fare?

“Sono veramente tante, le persone che mi sentirei di ringraziare e a cui dedicare questa medaglia. La mia dedica più grande va alla mia famiglia. Mi ha sempre sostenuto e seguito. Il mio babbo è venuto fino in Turchia. Mi sono sempre stati vicini, i miei genitori. Poi, c’è il mio coach, Francesco Puleo. E’ sempre stato con me e disponibile, per gli allenamenti. Costante e presente. Tutt’ora, lo è. Dedico la mia medaglia a tutta la squadra del Karate Puleo. Mi ha fatto una festa esagerata, al ritorno. Mi hanno visto via streaming, in finale. A bomba. Ci sarebbe da ringraziare, tutta la Nazionale che mi è stata vicino. Oltre a Savio e Claudio, abbraccio e ringrazio il coach Cristian Verrecchia, insieme alle mia  mental coach, Francesca Denaro, che mi ha tranquillizzato, prima della gara”.

Foto : Fijlkam