la storia |
Cronaca Locale
/

Mariuccio, terza media a 80 anni, e quei racconti con Totò, Marlon Brandon e Liz Taylor

29 giugno 2017 | 16:28
Share0
Mariuccio, terza media a 80 anni, e quei racconti con Totò, Marlon Brandon e Liz Taylor
Mariuccio, terza media a 80 anni, e quei racconti con Totò, Marlon Brandon e Liz Taylor
Mariuccio, terza media a 80 anni, e quei racconti con Totò, Marlon Brandon e Liz Taylor
Mariuccio, terza media a 80 anni, e quei racconti con Totò, Marlon Brandon e Liz Taylor
Mariuccio, terza media a 80 anni, e quei racconti con Totò, Marlon Brandon e Liz Taylor
Mariuccio, terza media a 80 anni, e quei racconti con Totò, Marlon Brandon e Liz Taylor

Nascose in casa 85 persone durante i rastrellamenti dei tedeschi. E gli incidenti, che non lo hanno mai fermato.

Mariuccio, terza media a 80 anni, e quei racconti con Totò, Marlon Brandon e Liz Taylor

Il Faro on line – Mariuccio si è preso la licenza media con un bel 7 tondo tondo. Intorno a lui grandi sorrisi, un po’ di commozione, una giornata di festa. Perché Mariuccio non è uno studente come gli altri e, a dispetto del nome con cui è conosciuto in tutta Fiumicino, ha la bellezza di 80 anni. E un’energia da fare invidia a tanti ragazzi col cervello “flippato” dagli smartphone.

Un’infanzia difficile

Mariuccio, al secolo Mario Marcelli, nasce a Roma il 20 giugno del 1937, in via Clelia. Ma non è un’infanzia facile, per niente. “In casa ero sopportato – racconta – mamma e papà mi hanno sempre trattato male, come un peso indesiderato. Non è stato facile, poi all’epoca in casa c’erano regole ferree e cinghiate per ogni occasione…”

Padre muratore, madre casalinga, gli fu concessa la possibilità solo delle scuole elementari. Poi subito al lavoro, in falegnameria. Per quel lavoro tanto amato ci ha rimesso il pollice della mano sinistra. Al ritorno a casa, con la mano fasciata, l’unica cosa che si sentì dire fu “Ecco, mo’ sei handicappato”… Brutta botta per una bambino che aveva chiaro il bivio: soccombere o reagire. E Mariuccio reagì “Aho’, mi hanno tagliato un dito mica altro… Diventerò comunque un uomo…”

Lo studio e il lavoro

E lo è diventato, facendo prima il lavoro da apprendista, poi andando a scuola serale – a 16 anni – per prendersi il diplomino da disegnatore professionale, quello che gli permetteva di costruire scenografie e fondali. Già, perché il suo sogno era lavorare nel cinema… Mica come attore (“Ho provato una volta a fare la comparsa, mi hanno scartato”, racconta sorridendo), ma come arredatore, scenografo.

E’ stata dura. Quando la sera tornava dopo la scuola, il padre spesso ubriaco lo accoglieva cinta in mano: “A quest’ora si arriva?” “A papà, so’ andato a studià, mica a mignotte…”. Ma a quei tempi e per quello spaccato di società, era meno grave la seconda cosa della prima.

Le stelle del cinema

La tenacia comunque non gli ha mai fatto difetto, e alla fine si è preso le sue soddisfazioni. Ha lavorato con Liz Taylor, Marlon Brando, Totò, Gassman, Bud Spencer. Dalle sue mani le scenografie e gli arredamenti di “8 e mezzo” di Federico Fellini; da quelle mani senza un dito sono usciti capolavori.

Era uno che non rinunciava a nulla: sveglia alle 4,30, dalle 5 alle 6 (sì, avete capito bene, alle 5 di mattina) partitella a tennis con un amico “scocciato” quanto lui, poi a casa a prendere la roba e via al lavoro di bottega. Poi di ritorno, ancora fuori per andare a scuola serale.

La Guerra Mondiale

Ha vissuto diverse epoche storiche, compresa quella tragica della Seconda Guerra Mondiale.
“Abitavamo vicino a via Rasella – racconta – e quando i tedeschi iniziarono a fare la retata, piazzando una camionetta in fondo alla strada, mio padre mi disse di uscire “tanto sei piccolo, a te non ti guardano nemmeno”, e di far entrare in casa chiunque passasse di lì. Nascondemmo 85 persone, stipate nell’intercapedine che un mezzanino aveva creato tra un piano e l’altro.

Passò anche un signore dall’altra parte della strada, lo chiamai senza urlare troppo per non farmi scoprire, ma non si fermò… Sono sicuro di averlo rivisto in quella stessa strada 50 anni dopo, il nostro sguardo si è incrociato come allora, e mi ha sorriso. Allora ho compreso: non si fermò perché se avesse cambiato strada i tedeschi avrebbero capito e prelevato tutti quanti…”

L’amata Rita

Mariuccio è un fiume in piena, di ricordi, emozioni, sensazioni. Poi il cuore si ferma – e forse non è solo un modo di dire – quando parla della sua amata sposa, Rita: “L’unica che abbia capito come sono fatto. 37 anni di matrimonio, un figlio, Massimiliano, anni pieni di amore e complicità”. La malattia della moglie, per la quale ha speso una fortuna in dottori e medicine impegnando praticamente tutto ciò che aveva, lo ha segnato. “Oggi che non c’è più mi sento distrutto, l’Amore non si rimpiazza con nulla al mondo”.

L’ultima fatica

Oggi Mariuccio dopo anni nel cinema e poi come arredatore di farmacie, lavora ancora, come falegname, s’intende. E ha ancora tanta voglia di imparare: “Sono curioso – dice – è questa la mia molla. E poi io sto già nel Tremila, mica come mio figlio che vive ancora nel Duemila”, e scoppia in una risata cristallina. La voglia di apprendere non gli manca. Si è preso il diploma di primo soccorso, e poi adesso quel famoso pezzo di carta che gli era sfuggito per tanto tempo: la licenza media.

Lo ha fatto con il Cpa (Centro provinciale istruzione per gli adulti)  presso l’Istituto Porto Romano, dopo mesi di studio “e devo ringraziare tutti i professori per la pazienza e la costanza, la bravura e la determinazione. Wilma, Antonella, Paola, Marco, Carlo e Loredana, tutti fantastici”.

Ma qui di fantastico c’è soprattutto lui, con una vita “segnata” da bambino, un incidente che lo ha menomato, un altro incidente che ha rischiato di mandarlo su una sedia a rotelle e del quale porta ancora i segni addosso… E lui va avanti, da sempre, sorridendo, ingannando l’età con quel suo fare fanciullesco e spensierato eppure tremendamente concreto. E’ la dimostrazione terrena, tangibile, che l’anima va oltre i confini dello spazio e del tempo. Auguri Mariuccio, piccolo grande professore di vita.