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‘Si può crescere tra quei simboli e si deve amare Latina’

Una riflessione sulla visita della Boldrini a Latina per l'intitolazione del Parco Arnaldo Mussolini a Falcone e Borsellino. Una data che rischia di essere divisiva per la comunità

‘Si può crescere tra quei simboli e si deve amare Latina’

Vince zo Zaccheo

Vincenzo Zaccheo

La nostra città va difesa dalla furia iconoclasta di chi come il presidente della Camera, Laura Boldrini, ha sposato un’antistorica crociata contro i monumenti del Fascismo che per forza di cose riguarda anche la nostra amata Latina.

Vorrei ricordare che purtroppo altri simboli mancano oggi a Latina in quello che era l’impianto urbanistico originario di Oriolo Frezzotti. Faccio riferimento alla Casa del Contadino, al Cinema dell’Aquila, alla mutilazione della bellissima scalinata del Palazzo dell poste di Angiolo Mazzoni e a quel meraviglioso edificio in via Pio VI accanto alle ex Autolinee.

Sono esempi lampanti della furia ideologica che si è accanita contro la nostra città insieme alla speculazione edilizia degli anni ’60.

Anni che, lo scorso 18 dicembre in occasione delle celebrazioni per l’84esimo della fondazione, il sindaco Coletta ha definito come i migliori per la nostra comunità dimenticandosi anche del sacco della Marina, avvenuto proprio in quel periodo.

Purtroppo questa nostra amata Latina ha già subito violenze inaudite. Non fu soltanto la violenza del cambiamento di nome da Littoria a Latina, ma c’è chi in quegli anni ipotizzò di abbatterla e ricostruirla per cancellarne il peccato originale.

Di fatto negli anni ’60 fu cancellato il piano di ampliamento di Oriolo Frezzotti, ci furono cambiamenti repentini di sindaci e le crisi politiche si susseguirono per l’appunto caratterizzate dalle mire sull’urbanistica. Tanto che al posto della Casa del Contadino venne realizzata la Galleria Pennacchi, al posto del Cinema dell’Aquila venne costruita l’ex Standa, al posto della scalinata del Palazzo delle Poste è stato aggiunto un cubo che rovina il disegno architettonico di quella struttura. Edifici storici vennero sostituiti da immobili anonimi.

Condivido dunque con Lei che: non solo si può crescere tra questi simboli che sono anche una parte identitaria della nostra comunità, ma si deve anche amare e difendere Latina con tutta la sua storia, senza cancellarne un solo rigo.

Negli ultimi anni Latina ha espresso il suo meglio con l’Adunata Nazionale degli Alpini: una splendida città viva e solidale, una comunità che ebbe il piacere e l’onore di ospitare e accogliere centinaia di migliaia di persone durante quell’evento che ci ha fatto riscoprire l’orgoglio dell’appartenenza.

Questa città, che amo profondamente, l’ho sempre definita un laboratorio a cielo aperto di urbanistica al punto di richiamare da ogni parte d’Europa studenti che hanno prodotto tesi di laurea sulla sua architettura, come avvenuto per il Politecnico di Bari e per altre prestigiose Università del Vecchio Continente. Una città che purtroppo è stata mutilata con l’abbattimento di alcuni gioielli del Nucleo originario di Fondazione.

In questo nostro territorio è stata scritta una delle pagine più belle del ‘900. Qui si è consacrato l’Umanesimo del Lavoro tanto caro a Giovanni Gentile. Qui fu lanciata dai nostri nonni una grandissima sfida contro la natura ostile. Una sfida vinta da quegli uomini e quelle donne che ci hanno consegnato una delle più belle città d’Italia, dove al centro di tutto vi era l’essere umano come elemento fondante della nostra comunità.

Abbiamo la fortuna di avere dei Borghi meravigliosi che io amo definire la ‘cassaforte valoriale’ della nostra città perché proprio lì vivono e lavorano i figli di quei Bonificatori che hanno pagato anche col prezzo della loro vita la realizzazione di Littoria-Latina e la Bonifica dell’Agro Pontino. Tra quelle genti è ancora forte il valore dell’accoglienza, della solidarietà, del lavoro, della famiglia: aggiungerei senza retorica della parola data.