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A #Gaeta la mostra di Giovan Battista Piranesi tra vedutismo e archeologia

3 agosto 2017 | 12:00
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A #Gaeta la mostra di Giovan Battista Piranesi tra vedutismo e archeologia

Figlio di un tagliapietre veneziano, visse in pieno periodo Neoclassico.

A #Gaeta la mostra di Giovan Battista Piranesi tra vedutismo e archeologia

Il Faro on line – Le incisioni tra vedutismo e archeologia di Giovan Battista Piranesi in mostra al Museo del Centro Storico Culturale “Gaeta”, presso il Palazzo della Cultura, in Via Annunziata, 58.

L’esposizione di elevato profilo storico e artistico, è curata dal Sistema Bibliotecario Sud Pontino, Servizi Culturali Integrati, Comune di Gaeta e Centro Storico Culturale Gaeta, con il patrocinio dell’Assessorato alla Cultura e Politiche Giovanili della Regione Lazio. Sarà inaugurata sabato 5 agosto 2017, alle ore 18.30.

Giovan Battista Piranesi, figlio di un tagliapietre veneziano, visse in pieno periodo Neoclassico. Per gli Storici dell’Arte “Le sue tavole incise, segnate da un’intonazione drammatica, appaiono improntate ad un’idea di dignità e magnificenza tutta romana, espressa attraverso la grandiosità e l’isolamento degli elementi architettonici, in modo da pervenire ad un sublime sentimento di grandezza del passato antico”.

La vocazione per l’architettura, la passione per l’archeologia e l’interesse per il vedutismo e il capriccio architettonico di Piranesi trovarono numerosi stimoli nella formazione veneziana. Le piene potenzialità della fantasia architettonica dell’artista veneto si realizzarono tuttavia dopo il trasferimento a Roma (1740), al seguito dell’ambasciatore veneziano presso lo Stato Pontificio Francesco Venier.

Qui si dedicò decisamente all’incisione, dopo un breve apprendistato tecnico nella bottega dell’incisore Giuseppe Vasi. Piranesi si innamorò ben presto di Roma, della sua architettura e delle sue rovine. E, cominciò a scavare ovunque nella città, a calarsi in grotte e in scoscendimenti pericolosi, a farsi appendere agli obelischi e alle colonne, portando alla luce tutto e tutto disegnando, alternando alla copia esatta di ciò che trovava i frutti della sua oscura fantasia…

L’artista – che godeva della protezione di Clemente XIII – era convinto che la cultura degli Egizi e degli Etruschi fosse di gran lunga superiore a quella dei Greci, e pensava che l’origine dell’architettura risalisse a Dio. L’Onnipotente, quindi, come architetto del mondo, mondo il cui centro era Gerusalemme, con il tempio di Salomone archetipo dell’arte costruttiva, dal quale dipendevano le civiltà successive. E se con Adriano Gerusalemme era diventata una nuova Roma, adesso Roma avrebbe dovuto diventare la nuova Gerusalemme.

L’eclettismo delle sue opere e la versatilità del suo estro creativo rendono Piranesi un artista difficilmente inseribile all’interno di una schematicità dettata da una suddivisione in stili o correnti artistiche.

Personalità dalla duplice matrice culturale, veneziana e romana, Piranesi presenta, dunque,  una fisionomia artistica assai complessa. La sua arte, infatti, ha radici profondamente affondate nella tradizione del rococò del quale egli rappresenta uno degli ultimi eredi.

Quest’adesione al rococò è riscontrabile non solo nella qualità del disegno, sfatto ed evocatore, ma soprattutto nella natura stessa delle sue opere, che si configurano come invenzioni capricciose (come si legge nel frontespizio delle Carceri): con questa denominazione squisitamente rococò Piranesi voleva indicare il carattere immaginoso ed inconsueto delle proprie creazioni.

Inoltre il nucleo del discorso artistico del nostro artista si inserisce anche all’interno del neoclassicismo. Con la sensibilità neoclassica, infatti, Piranesi condivide l’impegno metodico e teorico e la passione per l’archeologia, maturata dopo la visita degli scavi di Ercolano.