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Le stelle non sono poi così lontane

Spazio, un mistero assoluto e il motivo per cui siamo qui, ora

Le stelle non sono poi così lontane

Il Faro on line – “Spazio”. Una parola piccola, semplice, ininfluente (molti direbbero); ma che in realtà rappresenta molto di ciò che siamo, di ciò che ci circonda e di ciò che da sempre ci affascina. Un mistero assoluto, e il motivo per cui siamo qui, ora.

Lo spazio sembra lontano, idealmente e realisticamente. Sembra lontano perché noi lo consideriamo tale; e non ci rendiamo conto invece di quanto faccia parte di noi, della nostra realtà e della nostra storia personale. Chi non ha mai sognato nella vita di voler fare l’astronauta? E chi non si è mai trovato ad esprimere un desiderio seguendo la scia di una stella cadente in una notte calda di agosto?

Lo spazio rappresenta da secoli uno dei misteri più grandi che l’uomo continua incessantemente a studiare, in ogni suo più piccolo dettaglio. E lo spazio è senza alcun dubbio una delle più grandi fonti per il progresso umano, da sempre. Mi piace immaginarlo quasi come un carburante che alimenta costantemente quell’istinto primordiale che porta l’uomo a spingersi oltre i confini e i limiti della propria conoscenza.

L’uomo, per sua natura, non si ferma mai alla semplice osservazione del mondo che lo circonda; l’uomo ha la necessità di andare oltre e capire cosa c’è al di là di ciò che conosciamo. E proprio quest’anno festeggiamo i 60 anni dall’inizio di quello che gli storici chiamano “l’Era Spaziale”; ovvero l’inizio dell’avventura umana tra le stelle.

Sputnik era il nome del primo satellite artificiale costruito dall’uomo e primo “oggetto” umano lanciato nello spazio il 4 Ottobre del 1957. Sputnik in russo significa “compagno di viaggio”; ed è in qualche modo divertente pensare che è stato compito di una sfera di alluminio di 58 centimetri, di semplice funzionalità, accompagnare idealisticamente l’uomo nel suo primo viaggio al di là del cielo.

Una notte in particolare però è ricordata nella memoria collettiva come la notte in cui lo spazio è entrato per la prima volta nelle vite e nelle case di ognuno di noi. Una notte che aveva il profumo di futuro per chi c’era allora; una notte che assomiglia ad un sogno quasi irreale del passato per chi ne ascolta il racconto oggi.

Quella notte era la notte del 20 Luglio del 1969. Quasi 600 milioni di persone, in ogni parte del Pianeta, era unite in trepidazione davanti al televisore per ascoltare la voce di un uomo, Neil Armstrong, che dalla superficie della Luna annunciava al mondo l’avvenuta impresa così: “Houston, qui Base della Tranquillità. L’Eagle è atterrato”.

Con la “corsa alla Luna” lo spazio diventò sogno. Un sogno collettivo di milioni di Americani che nel Maggio del 1961 videro il loro Presidente, J. F. Kennedy, annunciare di fronte al Congresso l’inizio di un progetto che avrebbe portato l’uomo sulla superficie della Luna entro la fine di quel decennio. Un sogno comune di migliaia di ingegneri, fisici, astronomi, matematici, scienziati, che nei decenni seguenti lavorarono insieme, superando inutili confini ideologici e nazionali, per garantire all’uomo un avamposto permanente nello spazio.

La Stazione Spaziale Internazionale è dal 1998 la nostra casa nello spazio. Per quasi venti anni è stata la casa di centinaia di astronauti di ogni nazionalità che hanno contribuito in maniera esponenziale al progresso tecnologico umano e al miglioramento delle nostre vite sulla Terra. Basti pensare che il defibrillatore, quell’oggetto che quotidianamente ci aiuta a salvare vite, fu inventato per gli astronauti da usare in caso di emergenza durante le missioni.

L’ISS è adesso casa di Paolo Nespoli, un nostro formidabile astronauta che a 60 anni, per la terza volta, è tornato nello spazio dove per sei mesi porterà avanti più di 200 esperimenti scientifici concepiti da università e centri di ricerca italiani ed internazionali.

Lo spazio, in questi anni così complicati, è simbolo di unione e integrazione. L’esplorazione spaziale è uno scopo comune, internazionale, un obiettivo per il quale muri, confini e limiti di ogni tipo vengono “buttati giù”. Non è difficile immaginare un futuro prossimo in cui l’uomo sarà di nuovo a lavoro sulla Luna o potrà metterà piede su Marte. Negli ultimi anni diverse agenzie spaziali, come l’Agenzia Spaziale Europea, hanno avviato dei progetti (in cui sono coinvolti anche astronauti italiani come Samantha Cristoforetti) per preparare nuove missioni umane verso il nostro satellite naturale. Ed è noto che molte aziende private, come la Mars One e la Space X, lavorano da tempo su spedizioni capaci di portare l’uomo sul pianeta rosso per la fine del prossimo decennio.

Lo spazio è passato, presente, ma soprattutto futuro; il nostro futuro. Un futuro che saprà coinvolgere e accogliere tutti; basta guardare avanti e puntare sempre in alto: le stelle non sono poi così lontane.
di Flavio Pasquale: neodiplomato che aspira a lavorare nel settore aerospaziale; coltiva fin da piccolo la sua passione per lo spazio e l’esplorazione spaziale; ama viaggiare sul pianeta Terra e sogna un giorno di poterlo fare anche al di fuori.