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Trastevere Calcio, Bruno D’Alessio, ‘Siamo amatriciani pieni e la squadra è il simbolo di valori etici’

11 settembre 2017 | 08:00
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Trastevere Calcio, Bruno D’Alessio, ‘Siamo amatriciani pieni e la squadra è il simbolo di valori etici’
Trastevere Calcio, Bruno D’Alessio, ‘Siamo amatriciani pieni e la squadra è il simbolo di valori etici’
Trastevere Calcio, Bruno D’Alessio, ‘Siamo amatriciani pieni e la squadra è il simbolo di valori etici’
Trastevere Calcio, Bruno D’Alessio, ‘Siamo amatriciani pieni e la squadra è il simbolo di valori etici’
Trastevere Calcio, Bruno D’Alessio, ‘Siamo amatriciani pieni e la squadra è il simbolo di valori etici’
Trastevere Calcio, Bruno D’Alessio, ‘Siamo amatriciani pieni e la squadra è il simbolo di valori etici’

Sport e solidarietà. Calcio e vita. Stadium ed Amatrice. Anime che si uniscono al Trastevere e ne formano solo una, destinazione vittoria, e non solo in gara. Ne parla il Vicepresidente amaranto

Trastevere Calcio, Bruno D’Alessio, ‘Siamo amatriciani pieni e la squadra è il simbolo di valori etici’

Il Faro on line – Un legame indissolubile. Un cordone ombelicale che non si può rescindere. Non lo fa. Non vuole e non può. Una simbiosi in campo e fuori, tra il Trastevere e la città di Amatrice. Tanti legami e tutti insieme. Rapporti di vita e di esperienze. Di destini. E sta sul campo, a campeggiare, quello striscione. Lui e un altro sopra.

C’è la citazione di Sergio Pirozzi, ex allenatore della squadra del Rione e Sindaco della cittadina laziale, sfigurata dal sisma del 24 agosto 2016: “Questo è il tempo di combattere”. E poi ancora sopra, un passo di qualcosa che sa della storia. Di mille passi di centinaia di ragazzi con elmo e moschetto tra le mani e tutti sulla corona delle Alpi. Prima Guerra Mondiale ed esercito italiano impegnato sul Piave. Non passa lo straniero. O si fa l’Italia o si muore : “Tutti Eroi ! O il Piave o tutti Accoppati!”.

Stava a campeggiare su di una casa sfigurata dell’epoca, imprigionata in una foto in bianco e nero, questa frase magari scritta da uno di quei soldati, per richiamare il cuore. La parte più coraggiosa di esso, per una battaglia epica del solstizio. Magari l’ultima, per molti di essi. A ridosso di un fiume e di un territorio, che in quel tempo rischiava di diventare austriaco. Un’abitazione danneggiata, anche allora.

Niente da fare però, l’eroismo italiano ha vinto e allora, come si fa nello sport spesso, la vita va incontro agli ideali del cuore di un atleta e ad esso si unisce, passando per tragedie come quelle dei terremoti, che uniscono le persone ancora di più. Sta quella citazione allora, ripresa e alla quale se ne ispira un’altra, appesa sul campo, ad ombreggiare sulle gesta sportive dei calciatori del Trastevere: “O alla Contea tutti accomunati o su ad Amatrice, tutti Accoppati”.

Non si può nascondere questo rapporto eterno e ne parla con particolare trasporto, il vicepresidente della società amaranto, Bruno D’Alessio. Dal 2014, facente parte della dirigenza trasteverina, per partecipare all’impresa di portare il team del Rione sulle cime eroiche del calcio italiano, racconta di quel legame indissolubile. E lui stesso, ogni anno si impegna, affinché la città laziale non venga dimenticata. Oggi, più degli altri anni. E’ il Patroncorsa su strada, Amatrice Configno, D’Alessio, e l’edizione targata 2017, che si è svolta lo scorso 20 agosto, ha avuto un sapore particolare. Quello di un anno dopo. Quello della memoria. Quello della speranza. Quello del “non mollare mai fortemente, qualsiasi cosa accada”. Come quella citazione scritta sulla casa del Piave. Con gli stessi sentimenti.

A bordo campo, mentre i giovani calciatori del Trastevere, danno seguito in partita, agli allenamenti della prima squadra, ne commenta il vicepresidente, gli episodi della manifestazione sportiva, di alcune settimane fa. Campioni olimpici hanno onorato le strade, correndo quei percorsi, purtroppo lontani dal cuore di una città, immerso nella zona rossa. Rosso, come il dolore. Ma rosso, come la vita, come la passione per essa, che non deve mai morire. Gabriella D’Orio, campionessa olimpica di mezzofondo, Gelindo Bordin e poi Stefano Baldini, entrambi eroi a Cinque Cerchi della Maratona di Olimpia. Loro hanno reso speciale questa edizione 2017, vinta dagli eterni velocisti africani.

L’evento della rinascita. Così lo ha chiamato D’Alessio. Una manifestazione della Road Race Iaaf Elite, di 8,5 km. Un percorso non molto lungo, ma ricco di significato e non dimentica mai la mente, di ricordare quei luoghi. Quando si sta sul campo, ad ammirare gli 11 leoni del Trastevere, il cuore vola fino ad Amatrice, passando per quegli striscioni appesi, che stanno a richiamare, le gesta eroiche del cuore di un atleta. Vuole reclamarlo, il Patron. Anche lo stesso Presidente Pier Luigi Betturri, come D’Alessio racconta, è di origini amatriciane ed è stato lui stesso colpito dal sisma: “Siamo amatriciani pieni”. Sottolinea, il dirigente amaranto e lo dichiara con convinzione.

Il suo sentimento si appoggia poi alla società. Ad una squadra che dal 2014, lui stesso contribuisce a far crescere, insieme al resto della dirigenza. Un gioiello da proteggere e da spolverare, tutte le volte che si scende in campo, per onorare una maglia storica e pesante. Dal punto di vista dei valori. Un dolce peso, ma di grande responsabilità.

L’etica prima di tutto, nel comportamento fuori dal campo e tutti uomini, come anche sul rettangolo di gioco nelle gambe, quando l’uomo scopre che quel talento nel cuore, lo fa diventare un atleta, che corre dietro ad un pallone. E’ così che arriva poi quel patrocinio, con la Comunità di Sant’Egidio. Solidarietà ed etica. Ci tiene molto D’Alessio. Il Trastevere non può prescindere da questi valori. Sono suoi e fanno parte del suo Dna. E allora, per i lettori de Il Faro on line, immerge chi vuole conoscere il mistero del leone del Rione, nella storia della società amaranto.

Queste, sono state le sue parole.

Caro vicepresidente D’Alessio, partiamo dal suo ruolo di organizzatore dell’Amatrice Configno. Com’è stata la gara 2017 e cosa ha significato per Amatrice, quest’anno, accoglierla e viverla?

“E’ stata una manifestazione importante, perché l’abbiamo voluta dedicare agli amatriciani, nella sua 40esima edizione. Hanno tribolato per le gravi conseguenze del sisma. E’ stata una gara prestigiosa, soprattutto perché era dedicata alla rinascita. Ci sono state tantissime difficoltà logistiche, perché abbiamo dovuto cambiare il percorso, per necessità. Restare negli 8,5 chilometri. La gara, negli anni, entrava sempre nel cuore di Amatrice, all’interno del suo corso principale ed esso non è stato possibile transitarlo, perché oggi, purtroppo, è una zona rossa. Zona rossa dove abbiamo portato i campioni olimpici che erano presenti il 20 agosto ad Amatrice. Gabriella D’Orio, Gelindo Bordin e Stefano Baldini. Una gara importante dedicata proprio agli amatriciani. E’ andata molto bene, perché abbiamo avuto 2000 iscritti, abbiamo avuto una risonanza mediatica ampia”.

In che modo, il Trastevere è vicino ad Amatrice?

“Noi siamo amatriciani pieni. Con tutti i problemi e le sofferenze che si trascinano gli amatriciani, che escono da un sisma, assolutamente drammatico. Una città con 2800 abitanti, che ha avuto 300 morti. Il cuore è sempre lì. Al campo, sono issate bandiere e appesi striscioni che ricordano costantemente Amatrice. Noi ce la portiamo nel cuore, con tutte le sofferenze dei nostri amici amatriciani. Noi eravamo lì con Betturri, il giorno del terremoto. Lo stesso Presidente ha avuto grossi danni alla sua casa, considerata tra le più belle, della provincia di Rieti”.

Parliamo ora del Trastevere squadra. E’ cominciata la nuova stagione. Quali sono le sue considerazioni?

“In questo momento, abbiamo un cantiere aperto, perché ci sono stati dei cambiamenti. Attraverso la direzione tecnica, stiamo cercando di valorizzare alcuni giocatori che provengono dalla Juniores, dello scorso anno. Siamo partiti con il piede giusto, ma ripeto è un cantiere in cui alcune cose devono dal punto di vista tecnico, essere specificate meglio. Siamo fiduciosi e siamo una società seria. Ribadiamo con molta insistenza, un patrocinio che è quello del Sant’Egidio. Costringe senza difficoltà, ad essere noi, una squadra di un certo tipo. Un insieme di ragazzi che privilegiano l’etica e che hanno grande rispetto per gli avversari. Ci consente di avere quello che già abbiamo nell’anima, ossia essere una società che prevede certi rapporti e soprattutto che abbia un agonismo etico, quindi grande rispetto per gli avversari. Crediamo che il Trastevere abbia l’obbligo di essere anche palestra per quello che dopo, i nostri giocatori faranno nella società. E’ un’idea ambiziosa, ma è quella che coltiviamo con Pier Luigi Betturri, il presidente. Insieme a lui, siamo amatriciani. Ragioniamo e organizziamo insieme. Il nostro criterio è questo. Facciamo sport vero, crescere i giovani e possibilmente avviarli al professionismo. Questa è l’idea di fondo. Fino a questo momento, abbiamo avuto la fortuna di essere stati compresi, da quello che si può considerare lo sport della Regione e Nazionale. Abbiamo raccolto molta attenzione, da parte di Giovanni Malagò. Ci considera persone serie. Mi ha chiamato un’ora prima, dall’inizio della corsa di Amatrice. E’ una persona straordinaria. E’ un big dello sport. Recentemente, mi ha detto : “Invitatemi perché ho l’ansia di vedere giocare il Trastevere”. Questo succederà sicuramente”.