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I giovani di #vitesospese oggi a Rebibbia femminile

Vincenzo Taurino, Garante per l'infanzia di Fiumicino: “Ringraziamo l’associazione Il Viandante per quest’opportunità di incontro nelle carceri”

Il Faro on line – Era l’inizio del 2017 quando un gruppo di ragazze e ragazzi appartenenti alle associazioni “Alternativa Onlus” e “Movimento Nonviolento, in collaborazione con l’Autorità Garante per i diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza del Comune di Fiumicino Vincenzo Taurino, ha avviato il progetto Vite sospese. Percorsi di conoscenza tra detenzione e libertà. Un ciclo di seminari aperto a tutte e tutti alla scoperta di un mondo poco conosciuto: quello delle carceri e delle persone che vi sono detenute. Un percorso ricco di incontri e collaborazioni, come quella con Mario Pontillo dell’Associazione Il Viandante, da anni impegnata in attività dentro le carceri che, rispondendo a una richiesta avvenuta dai giovani durante uno degli incontri, si è impegnato per dar loro l’opportunità di fare un’esperienza all’interno del carcere di Rebibbia femminile.

“Vogliamo ringraziare Mario e l’associazione Il Viandante per quest’opportunità – afferma Vincenzo Taurino – è molto importante per i giovani vedere che possono portare a termine dei progetti formativi, anche piccoli, con le loro proprie forze, sapendo trovare le giuste collaborazioni”. E continua: “Sono sicuro che quest’esperienza li porterà a progettare nuovi impegni sul tema e a coinvolgere il loro coetanei su questa tematica: se lo vorranno, sarò sempre pronto a dar loro il mio aiuto”.

Cosa sappiamo delle vite sospese? Cosa sappiamo dei loro diritti? Cosa avviene all’interno delle carceri? Cosa accade a una vita sospesa nel momento in cui, riconquistata la sua libertà, fa nuovamente ingresso in una società con la quale erano stati abbattuti ogni ponte, ogni possibilità di contatto?. “Queste sono le domande con le quali siamo partiti – spiegano i giovani di #vitesospese – mentre di certezza ne avevamo solo una: ‘l’essere umano è degno perché tale, e non per quel che fa o ha fatto’. Siamo persuasi che l’esperienza di oggi possa aiutarci immaginare coralmente metodi e iniziative per ricostruire ponti e legami tra detenzione e libertà”.