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Togliere l’onore ai generali felloni e restituirlo alle loro vittime innocenti

17 novembre 2017 | 12:10
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Togliere l’onore ai generali felloni e restituirlo alle loro vittime innocenti

Anche in Italia si moltiplicano le prese di posizione e gli appelli per una piena riabilitazione dei soldati fucilati per diserzione

Il Faro on line – Mentre davamo alle stampe l’ultimo numero di Azione nonviolenta, rivista fondata da Aldo Capitini nel 1964, dedicato al Centenario della Grande Guerra, abbiamo per caso letto sulla stampa locale che l’avvocato lidense Luciano Randazzo, lo stesso che con Guido Mussolini aveva progettato di far emergere la verità sulla morte del Duce, ha presentato un esposto contro Rai3 per la trasmissione, in data 29 ottobre, del documentario “La Grande Guerra”, avente per oggetto la “disfatta di Caporetto”.

I reati ipotizzati nell’esposto sono “Istigazione alla disobbedienza militare”, “vilipendio delle Istituzioni e delle Forze Armate” e “vilipendio delle tombe e oltraggio alla memoria dei defunti” giudicando che il commentatore Rai nelle sue affermazioni di condanna della carneficina e delle fucilazioni “per mano amica” abbia violato la sacralità del principio di difesa della Patria. “Queste affermazioni – spiega ancora Randazzo – sono peraltro in palese contrasto con quella cultura patriottica che ha sempre caratterizzato la nostra Tradizione, ossequiando le centinaia di migliaia di soldati immolatisi per Onor di Patria, il cui sacrificio non deve considerarsi un demerito ma un alto valore costituzionale e storico.”

Questo richiamo a una “tradizionale cultura patriottica” ci conferma sempre più che il Centenario della Grande Guerra sta diventando l’occasione per rispolverare in grande stile una commistione di retorica militarista e risorgimentale. Magari con l’intento di rimandare d’altri cent’anni una seria analisi non solo delle cause che hanno portato al conflitto, ma soprattutto delle tragiche conseguenze politiche e socio-economiche che ha comportato nei Paesi belligeranti e nella vita dei soldati che l’hanno combattuta. Per un secolo la storia ufficiale ci ha raccontato degli eventi accaduti in Italia tra il 1915 e il 1918, come di un’epopea vittoriosa per l’unificazione del Paese. Una storia di eroi, di gloriose battaglie, di cacciata dell’invasor. La retorica fascista è entrata nei libri scolastici, nei monumenti, nell’immaginario collettivo e… negli studi degli avvocati.

Tuttavia in occasione del centenario degli anni dell’inutile strage, stanno emergendo anche libri, ricostruzioni storiche, documenti, che raccontano la verità e le aberrazioni di quella guerra, come di tutte le guerre, di ieri e di oggi e di quelle che si preparano.
È ora che si faccia piena luce sulle responsabilità dei Generali, che hanno dimostrato non solo inettitudine strategica, continuando a perseguire strategie militari superate, ma soprattutto spietatezza d’animo e sadismo nell’applicare le decimazioni e le esecuzioni sommarie al fronte.
Noi diciamo che bisogna togliere l’onore militare ai numerosi Comandanti che ingiustamente l’hanno ricevuto, con la dedica di monumenti, strade e piazze, pur avendo mandato al massacro i propri soldati. E bisogna invece ridare onore e dignità ai tanti soldati cui furono imposte sofferenze indicibili, che furono fucilati, e sprezzantemente definiti “vigliacchi disertori”. Erano la meglio gioventù che aveva ben capito che “il nemico era alle spalle” e cercavano di salvare la vita.

Qualcosa, in questa direzione, si sta muovendo in tutti i paesi che furono coinvolti nella Grande Guerra: nel Regno Unito, ad Alrewas (Straffordshire), all’interno del National Memorial Arborerum, c’è lo Shot at Dawn Memorial, un monumento dedicato ai fucilati per “diserzione e codardia”; in Germania, a Stoccarda, è stato eretto un monumento a tutti i disertori; in Francia, nel Musée de l’armée di Parigi, è stato dedicato uno spazio apposito ai fucilati “per mano amica”.
E anche in Italia si moltiplicano le prese di posizione e gli appelli per una piena riabilitazione.

Noi cerchiamo di portare la nostra aggiunta a questo processo, raccontando dell’iter della proposta legislativa per la riabilitazione dei fucilati, dei monumenti ai disertori e delle vie e piazze dove si cancella il nome di Cadorna per sostituirlo con quello delle sue vittime, giovani, spesso contadini analfabeti, disertori, renitenti, obiettori. È un atto di giustizia, seppur tardiva. Ma è un atto di giustizia che ha bisogno di un confronto pubblico aperto. Per questo invitiamo tutte le realtà del territorio e i cittadini a un incontro di riflessione e approfondimento sugli eventi tragici della Prima Guerra Mondiale e della sua Giustizia Militare che organizzeremo nella prima metà di dicembre. Speriamo, avvocato, anche nella sua presenza per poter discutere assieme su cosa voglia dire davvero oggi fare memoria e difendere la Patria affinché non si ripetano più inutili stragi – Daniele Taurino, Movimento Nonviolento Roma