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Elezioni, occhi puntati su Italia e Germania, l’Europa col fiato sospeso

3 marzo 2018 | 09:25
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Elezioni, occhi puntati su Italia e Germania, l’Europa col fiato sospeso

Domenica un’altra giornata cruciale per il futuro dell’Europa

Sui calendari delle istituzioni europee domenica 4 marzo è cerchiata in rosso per segnalare la giornata politica più attesa dell’anno. Gli elettori italiani e i tedeschi iscritti alla Spd non sceglieranno solo la composizione dei loro nuovi Parlamenti ma decideranno le sorti dell’Europa che verrà. Tutti gli scenari sono aperti: da quelli più estremi, con un Governo euroscettico in Italia e un ‘no’ alla Grosse Koalition che riporterebbe la Germania al voto, a quelli più calcolati, con due Grandi coalizioni in grado di assicurare stabilità ai rispettivi Paesi.

Bruxelles sta a guardare “incrociando le dita”, come ha detto il vicepresidente Jyrki Katainen, e sperando di svegliarsi lunedì con un Governo solido a Berlino e una coalizione europeista in Italia. Per il Financial Times, le elezioni politiche italiane sono l’evento più significativo del 2018 perché “testeranno la tenuta dei populisti e il futuro a lungo termine del centro-sinistra”. Non solo: avranno anche un impatto sul futuro dell’Eurozona, la cui riforma è in cantiere, e sulle politiche migratorie comuni, appese a quella riforma di Dublino che fatica sempre a decollare. L’Italia, terza economia europea e Paese di primo approdo della maggior parte dei migranti dall’Africa, avrà un peso determinante su entrambi i dossier.

Ma molto dipenderà da come vorrà utilizzarlo. Il futuro Governo potrebbe infatti decidere di scomporre gli equilibri europei, adottando ad esempio una linea dura sull’economia o sull’accoglienza dei profughi. Uno scenario difficile da immaginare per un’Italia che in questi anni si è sempre mossa in sintonia con Francia e Germania, ricostruendo un asse a tre con Merkel e Macron.

La possibilità di estremisti euroscettici al Governo da soli è però quella meno verosimile. E infatti non è questa la paura maggiore di Bruxelles. Con una gaffe diventata un vero caso diplomatico per un giorno, la scorsa settimana il presidente della Commissione Juncker aveva chiarito quale fosse lo scenario peggiore post voto: un’Italia ingovernabile, quindi con un Governo non operativo. Un’ipotesi che, a suo avviso, provocherebbe una reazione dei mercati, mossi anche da altre instabilità in Europa come la debacle socialista in Spagna.

Sempre secondo l’editoriale del Financial Times, non c’è invece nessun rischio di turbolenze: le Borse sono tranquillizzate dalla legge elettorale che rende molto difficile far governare da soli i partiti anti-establishment, e dal fatto che qualunque nuovo esecutivo avrà le mani legate sull’economia a causa del debito elevato e della crisi bancaria ancora evidente. In effetti Bruxelles, quando a dicembre rinviò alla primavera il giudizio definitivo sui conti pubblici italiani, si è di fatto mantenuta aperta una forma di pressione sul nuovo Governo.

I conti vanno aggiustati di uno 0,3%, e c’è tempo fino a inizio maggio per trovare le coperture. E’ una delle prime grane che toccherà risolvere al nuovo ministro dell’economia. Ed è anche quella che darà alla Ue la possibilità di misurare il grado di collaborazione del nuovo Governo. (fonte: ansa)