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E’ morto Alfie Evans, il bimbo inglese attaccato al respiratore

28 aprile 2018 | 08:11
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E’ morto Alfie Evans, il bimbo inglese attaccato al respiratore

“Al nostro bimbo sono spuntate le ali intorno alle 2.30. I nostri cuori sono spezzati. Grazie a tutti per il sostegno”

Liverpool – “Al nostro bimbo sono spuntate le ali intorno alle 2.30. I nostri cuori sono spezzati. Grazie a tutti per il sostegno”. Così la mamma del piccolo Alfie, Kate James, ha dato l’annuncio della morte del figlio su Facebook. “Il mio gladiatore si è arreso e si è guadagnato le ali. Abbiamo il cuore spezzato. Ti voglio bene figlio mio”, scrive il padre, Thomas Evans sempre sul social network. Il caso del bambino al quale era stato staccato il respiratoree aveva continutato a vivere ha commosso il mondo intero.

Stanotte l’ultimo appello della zia: “Mandategli respiri”

Un ultimo disperato appello nella notte via Facebook, ai sostenitori dell’Alfie’s Army, a mandare “preghiere” e “100 profondi respiri al nostro guerriero”. E’ arrivato da Sarah Evans, zia del piccolo Alfie, il segnale della crisi fatale per il bambino, dopo una giornata trascorsa ieri apparentemente senza novità, con i genitori, Tom e Kate, ormai rassegnati alla fine delle speranze di un trasferimento in Italia e impegnati a dialogare con i medici dell’ospedale Alder Hey di Liverpool sulla possibilità di riportarlo a casa.

La veglia di preghiera a Piazza San Pietro

Nella nottata veglia di preghiera a piazza San Pietro per il piccolo Alfie Evans. Dopo il primo appuntamento della scorsa sera, nato da un passaparola sui social, ieri sono giunte in Vaticano, secondo gli organizzatori, circa cinquecento persone, tra famiglie con bambini, gruppi di giovani, sacerdoti.

Analoghe iniziative si sono svolte in contemporanea a Milano, Torino, Modena, Cagliari e Verona. Rispetto al fatto che i genitori del bambino ricoverato a Liverpool abbiano chiesto il silenzio stampa, Saverio Gaeta, giornalista e scrittore, e tra i promotori dell’iniziativa, ha spiegato: “Ci siamo posti il problema ma poi abbiamo deciso di venire perché noi siamo qui per pregare. Noi non siamo parte di discorsi diplomatici, politici, legali. Noi abbiamo lanciato solo un appello per pregare”.