Latina, moriva per una trasfusione di sangue infetto, dopo 33 anni il maxi risarcimento per la famiglia

30 maggio 2018 | 17:38
Share0
Latina, moriva per una trasfusione di sangue infetto, dopo 33 anni il maxi risarcimento per la famiglia

Il caso di un 30enne originario dei Monti Lepini. Dopo 33 anni la famiglia vede riconosciuto il diritto al risarcimento, pari a quasi 2 milioni.

Latina – Danni da trasfusione per quasi 2 milioni di euro. A pagare è stato il Ministero della Salute che ha dovuto rispondere dei mancati controlli su alcune trasfusioni del Goretti di Latinae di altri ospedali romani fra il 1979-1985.

Il caso riguarda una famiglia originaria di un paese dei monti Lepini a cui, a metà degli anni ’80, venne a mancare un proprio congiunto appena trentenne. La Corte d’Appello di Roma aveva accertato nel 1985 che il giovane pontino era morto per una cirrosi epatica conseguente ad un’epatite C da trasfusioni di sangue infetto somministrate fra il 1979 e il 1985 presso l’ospedale Santa Maria Goretti di Latina ed alcuni ospedali romani.

Il risarcimento milionario– circa 1milione e 800mila euro- è però arrivato dopo anni di dure battaglie legali che l’avvocato Renato Mattarelli che ha seguito il caso ha dovuto dovuto affrontare, prima, non convincendo il tribunale di Roma e, poi, facendo breccia sui giudici della Corte di Appello di Roma sul fatto che nonostante fossero passati decenni dalle trasfusioni e dalla morte del giovane uomo- avvenuta nel 1985-, il diritto al risarcimento non si era prescritto poiché solo negli anni ’90 si iniziò a parlare diffusamente dello “Scandalo del sangue infetto” e della mancanza di controlli dal parte del Ministero della Sanità sulle donazioni che all’epoca potevano essere fatte anche dietro pagamento. Quindi, soltanto dopo, gli eredi avevano potuto prendere cognizione della possibilità che il loro familiare poteva essere morto proprio a causa di quel sangue infetto che invece avrebbe dovuto salvargli la vita.

Al risarcimento, liquidato in complessivi € 850mila, dovevano applicarsi gli interessi legali decorrenti – non dall’inizio della causa – ma dalla data delle trasfusioni -1979-1985- e della morte del giovane familiare -1985-. La Corte di Appello, accogliendo la tesi dell’avvocato Mattarelli, ha permesso che la somma liquidata oggi raddoppiasse in poco meno di 1milione 800mila.

(Il Faro on line)