Blu economy, Federbalneari: “Riforma del regime delle concessioni per rilanciare l’Italia”

7 giugno 2018 | 11:55
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Blu economy, Federbalneari: “Riforma del regime delle concessioni per rilanciare l’Italia”

Convegno alla Camera: le spiagge sono l’asse portante della blu economy ma bisogna superare la Bolkestein

Roma – La blu economy ha bisogno urgente di una riforma che rilanci il settore balneare tenendo conto delle specificità del turismo italiano.

‘Stati Generali’ del Turismo Balneare Italiano alla Camera dei Deputati: appello all’unità della categoria per puntare subito alla riforma del settore.
All’iniziativa organizzata da Federbalneari Italia ieri alla Camera la politica sottolinea le priorità per riordinare il settore.

La riforma delle concessioni balneari ha bisogno di una categoria più unita. È l’appello che la classe politica ha rivolto ieri in occasione degli “Stati generali del turismo balneare”: da Forza Italia al Partito democratico, alla Lega, gli interventi di deputati e senatori hanno sottolineato l’importanza di una maggiore coesione tra gli imprenditori, pur nella diversità di idee per risolvere l’annosa incertezza in cui versano gli stabilimenti balneari, dal categorico “no alle gare” di Gasparri (Fi) alla proroga di 75 anni proposta da Marsilio (Fdi), fino al legittimo affidamento e al doppio binario evocato da D’Alfonso (Pd).

L’associazione Federbalneari Italia, organizzatrice dell’evento svoltosi ieri mattina alla Camera dei deputati, si è fatta carico di lavorare verso l’unità intorno alla proposta del “doppio binario”: «Redigeremo un documento programmatico chiedendo alle altre associazioni di categoria di sottoscriverlo – ha annunciato il presidente Renato Papagni tirando le conclusioni del convegno – nel quale raccoglieremo le richieste principali per far ripartire gli investimenti: immediate gare solo sulle spiagge libere per adeguarci alle disposizioni europee secondo il meccanismo del “doppio binario”, un adeguato periodo transitorio per gli attuali concessionari durante il quale si obblighino le Regioni a redigere i piani della costa, poi un lungo periodo concessorio dai 30 ai 75 anni in base al business plan per chi vince l’evidenza pubblica, l’adeguamento dell’Iva al 10% come per le altre imprese turistiche e il riordino dei canoni con l’abolizione dei valori Omi. L’importante è che il nuovo governo agisca entro la fine dell’anno, inserendo un provvedimento-quadro sul settore balneare già all’interno della legge finanziaria. Forse questa legislatura, grazie alla strana combinazione politica che si è formata per creare il nuovo governo, rappresenta il momento giusto per mettere fine a 12 anni di incertezza». In seguito al saluto del presidente di Confimprese Italia Guido D’Amico («La blue economy rappresenta il futuro più della green, e mi auguro che il “governo del cambiamento” ne tenga conto»), si sono susseguiti gli interventi politici, aperti dal senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri: «Nel settore balneare proliferano sigle, alcune storiche e altre meno, che ci fanno richieste diverse. Così per la politica è difficile capire chi rappresenta chi: per questo faccio un appello alla coesione, invitando a costituire una piattaforma unitaria che vi faccia arrivare al risultato». Gasparri ha poi commentato l’opposta visione che Lega e Movimento 5 Stelle hanno in merito alla riforma delle concessioni: «Il governo è composto da una mezza mela marcia, quella dei grillini che criticano i balneari e vogliono mandarli a gara, e da una mezza mela buona, quella della Lega che sulla Bolkestein la pensa come tutto il resto del centrodestra: siamo cioè contrari alle evidenze pubbliche. Confido perciò nel partito di Salvini e nel ministro Centinaio per salvaguardare le storiche aziende balneari italiane. Da parte nostra, incalzeremo il governo sin da subito con iniziative parlamentari affinché si faccia partire la redazione della riforma. Personalmente sono positivo, perché il contesto è ora in parte amico dei balneari». Marco Marsilio, deputato di Fratelli d’Italia, ha invece ricordato la «differenza rispetto agli altri paesi europei, con le proroghe di 30 e 75 anni istituite da Spagna e Portogallo che rendono evidente come la Bolkestein non sia stata recepita allo stesso modo in Ue. Per questo, nei giorni scorsi abbiamo presentato una proposta di legge per istituire una proroga di 75 anni anche sulle concessioni balneari italiane». Di diverso avviso è invece il Partito democratico, che con il senatore Luciano D’Alfonso ha ricordato che «occorre lavorare soprattutto sul legittimo affidamento come elemento chiave per istituire un doppio binario di riforma», evocando dunque i contenuti del disegno di legge portato avanti dal governo Gentiloni ma non portato a termine. In linea con Gasparri anche l’on. Alessandro Battilocchio (Forza Italia) che ha sostenuto sin da subito l’organizzazione dell’iniziativa a livello nazionale garantendo il suo sostegno ai balneari in parlamento e così pure verso le varie proposte normative a difesa della categoria come peraltro già fatto per il commercio ambulante.

La seconda parte della mattinata è stata dedicata al racconto delle esperienze regionali, con gli interventi di Antonio Cecoro (Assobalneari Campania – Federbalneari), Mauro Della Valle (Federbalneari Salento) e Giorgio Ardito (Federbalneari Friuli Venezia Giulia) e alla presenza di rappresentanti della Regione Abruzzo (lo stesso D’Alfonso, nei panni di governatore) e della Regione Lazio (con il consigliere leghista Angelo Tripodi). Per Cecoro «l’attesa infinita di una norma che regoli le nostre attività è arrivata a punto insostenibile per tutti, sia sotto profilo imprenditoriale che amministrativo, a causa di una eccessiva e immotivata sudditanza alle direttive comunitarie e della mancanza di una regolamentazione ordinata». Della Valle ha poi aggiunto che «le spiagge sono uno dei simboli del “made in Italy” e non possiamo farcele strappare di mano, proprio come le ostriche francesi che sono molto tutelate in quanto interesse di Stato». Infine Ardito ha sottolineato «l’urgenza di riformare il settore balneare, perché con il caos attuale stiamo perdendo più tempo a fare ricorsi che a dirigere le nostre aziende».