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Fusione termonucleare controllata. Se ne è discusso al festival della scienza all’Unitus

1 ottobre 2018 | 08:58
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Fusione termonucleare controllata. Se ne è discusso al festival della scienza all’Unitus

Il professor Albanese ha illustrato lo stato del progetto e le ricadute attese sul mondo della ricerca, della formazione e dell’innovazione industriale

Nell’ambito della settimana della scienza in svolgimento all’Università della Tuscia, c’è stato un appuntamento di grande importanza: quello con il professor Raffaele Albanese ordinario di elettrotecnica presso l’Università Federico II di Napoli che è il responsabile del progetto italiano che , in collaborazione con ENEA, CNR e varie università, si occupa di risolvere alcuni problemi legati alla fusione termonucleare controllata. Uno dei protagonisti più autorevoli di questo progetto è il professor Giuseppe Calabrò dell’UNITUS.

“Il governo italiano e l’Unione Europea hanno investito circa 500 milioni di euro in questo progetto che occupa – ha detto Calabrò- 1.600 persone”. Il primo reattore finalizzato alla produzione di energia da fusione, che sarà rinnovabile e sicura, sarà pronto per il 2050. Ma prima dovranno essere risolti , come detto, alcuni problemi di natura tecnologia.

“Il primo – ha evidenziato il professor Albanese – è legato ai costi-benefici. Ossia produrre più energia di quanta ne serve per tenere acceso il reattore. Per risolverlo scienziati di 7 nazioni tra le quali l’Italia, ci stanno lavorando. Il secondo problema – ha continuato Albanese – riguarda i materiali che si degradano dall’irraggiamento dei neutroni, e un terzo problema è lo smaltimento dell’energia che arriva alle pareti del reattore”.

Di questo ultimo si stanno occupando i ricercatori italiani che realizzeranno, tra circa 8 anni, il DDT (Divertor Tokamak Test facility) frutto di un’intesa tra ENEA, CNR, Consorzio RFX e Consorzio CREATE e varie Università tra le quali La Tuscia di Viterbo. Questo strumento , che sarà messo a disposizione della comunità internazionale, è essenziale per l’analisi dello smaltimento dei flussi termici superiori a quelli sulla superficie solare.

Il professor Albanese ha illustrato lo stato del progetto e le ricadute attese sul mondo della ricerca, della formazione e dell’innovazione industriale.

(Il Faro on line)