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Papa Francesco: “Odio, insulti e indifferenza uccidono”

17 ottobre 2018 | 14:09
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Papa Francesco: “Odio, insulti e indifferenza uccidono”

Il Pontefice: “‘Non uccidere’ è un appello all’amore e alla misericordia, è una chiamata a vivere secondo il Signore Gesù, che ha dato la vita per noi e per noi è risorto”

Città del Vaticano – “Per offendere l’innocenza di un bambino basta una frase inopportuna. Per ferire una donna può bastare un gesto di freddezza. Per spezzare il cuore di un giovane è sufficiente negargli la fiducia. Per annientare un uomo basta ignorarlo. L’indifferenza uccide. È come dire all’altra persona: ‘Tu sei un morto per me’, perché tu l’hai ucciso nel tuo cuore. Non amare è il primo passo per uccidere; e non uccidere è il primo passo per amare“.

Papa Francesco prosegue il suo ciclo di catechesi dedicato ai Dieci Comandamenti, soffermandosi, per la seconda volta, sul quinto punto del “Decalogo”, ovvero il comandamento: “Non uccidere”.

In una piazza San Pietro gremita di fedeli provenienti da ogni parte del mondo, Francesco ricorda come “questo comandamento riveli che agli occhi di Dio la vita umana è preziosa, sacra ed inviolabile. Nessuno può disprezzare la vita altrui o la propria; l’uomo infatti, porta in sé l’immagine di Dio ed è oggetto del suo amore infinito, qualunque sia la condizione in cui è stato chiamato all’esistenza” (leggi qui).

La prospettiva di Cristo

Il Papa passa poi ad analizzare questo comandamento dalla prospettiva di Gesù, il quale rivela “un senso ancora più profondo”. “Anche l’insulto e il disprezzo possono uccidere – fa notare Bergoglio -. E noi siamo abituati a insultare, è vero. E ci viene un insulto come se fosse un respiro. E questa è una forma per uccidere la dignità di una persona”. E’ Cristo stesso, sottolinea il Pontefice, che lo dice: “Guarda, se tu disprezzi, se tu insulti, se tu odi, questo è omicidio“.

Nessun codice umano equipara atti così differenti assegnando loro lo stesso grado di giudizio. E coerentemente Gesù invita addirittura a interrompere l’offerta del sacrificio nel tempio se ci si ricorda che un fratello è offeso nei nostri confronti, per andare a cercarlo e riconciliarsi con lui. Anche noi, quando andiamo alla Messa, dovremmo avere questo atteggiamento di riconciliazione con le persone con le quali abbiamo avuto dei problemi. Anche se abbiamo pensato male di loro, li abbiamo insultati. Ma tante volte, mentre aspettiamo che venga il sacerdote a dire la Messa, si chiacchiera un po’ e si parla male degli altri. Ma questo non si può fare. Pensiamo alla gravità dell’insulto, del disprezza, dell’odio: Gesù li mette sulla linea dell’uccisione.

L’uomo ha una vita nobile, molto sensibile – spiega il Papa -, e possiede un io recondito non meno importante del suo essere fisico. Infatti, per offendere l’innocenza di un bambino basta una frase inopportuna. Per ferire una donna può bastare un gesto di freddezza – aggiunge -. Per spezzare il cuore di un giovane è sufficiente negargli la fiducia. Per annientare un uomo basta ignorarlo. L’indifferenza uccide. Non amare è il primo passo per uccidere; e non uccidere è il primo passo per amare“.

Nell’ascolto della Parola di Dio attingiamo il coraggio e la perseveranza per offrire il meglio di noi stessi agli altri.

— Papa Francesco (@Pontifex_it) 17 ottobre 2018

Un appello all’amore

Gli assassini, fa notare il Santo Padre, parlano come Caino “dopo che il Signore gli chiede dove sia suo fratello: ‘Non mi riguarda’, ‘sono fatti tuoi’, e cose simili. Proviamo a rispondere a questa domanda: siamo noi i custodi dei nostri fratelli? Sì che lo siamo! Siamo custodi gli uni degli altri! E questa è la strada della vita, è la strada della non uccisione”.

“La vita umana ha bisogno di amore”, prosegue Bergoglio, ribadendo ancora una volta che “l’amore autentico è quello che Cristo ci ha mostrato, cioè la misericordia“.

L’amore di cui non possiamo fare a meno è quello che perdona, che accoglie chi ci ha fatto del male. Nessuno di noi può sopravvivere senza misericordia, tutti abbiamo bisogno del perdono. Quindi, se uccidere significa distruggere, sopprimere, eliminare qualcuno, allora non uccidere vorrà dire curare, valorizzare, includere. E anche perdonare.

E ammonisce: “Nessuno si può illudere pensando: ‘Sono a posto perché non faccio niente di male'”. Questo, per il Papa, è un tipo di esistenza che appartiene ad un “minerale o una pianta”, ma non all’uomo, al quale “è richiesto di più. C’è del bene da fare, preparato per ognuno di noi, ciascuno il suo, che ci rende noi stessi fino in fondo”.

In altre parole, il quinto comandamento “è un appello all’amore e alla misericordia, è una chiamata a vivere secondo il Signore Gesù, che ha dato la vita per noi e per noi è risorto”. Poi, a braccio, conclude: “Una volta abbiamo ripetuto tutti insieme, qui in Piazza, una frase di un Santo su questo. Forse ci aiuterà: ‘Non fare del male è cosa buona. Ma non fare del bene non è buono‘. Sempre dobbiamo fare del bene. Andare oltre”.

(Il Faro online) – Foto © Vatican Media