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Norcia si ferma per ricordare il sisma del 2016

30 ottobre 2018 | 16:40
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Norcia si ferma per ricordare il sisma del 2016

Davanti alla basilica di San Benedetto i canti dei monaci e momenti di raccoglimento

Norcia – Alle 7,41 Norcia si è fermata, raccolta in un momento di riflessione e preghiera in piazza San Benedetto, per ricordare il 30 ottobre di due anni fa quando una scossa di magnitudo 6,5 sconquassò la città, la Valnerina umbra. Sono stati i monaci benedettini a guidare con i loro canti il raccoglimento sotto una pioggia battente.

Il priore padre Benedetto Nivakoff e l’intera comunità religiosa, insieme al sindaco Nicola Alemanno, alla presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini, al vicario generale della diocesi Spoleto-Norcia, mons. Luigi Piccioli e alcuni cittadini che hanno voluto essere presenti al toccante momento, si sono riuniti sotto la statua del santo, al cospetto della facciata ingabbiata della Basilica.

“Ripristinare la Basilica così com’era”

Sono poco meno di 3 mila le firme raccolte a Norcia per chiedere che la Basilica di San Benedetto venga ricostruita come era. Saranno oggi sottoposte alla Commissione di indirizzo, presieduta dal professor Antonio Paolucci e nominata dal ministero dei Beni Culturali, che dovrà decidere le linee guida per la riedificazione della casa del patrono d’Europa distrutta dal sisma del 2016.

Organismo che si riunisce oggi. “I firmatari sono cittadini ma anche semplici innamorati della terra di San Benedetto che hanno inviato la loro adesione da ogni parte del mondo”, ha spiegato Francesco Ferrari, il portavoce del Comitato spontaneo pro Basilica identica, che si è costituito un paio di mesi fa. “Quasi tremila firme – ha aggiunto – sono moltissime, sono quasi tremila cuori ed esistenze che hanno preso posizione. Bisogna tornare a credere nelle forze piccole e sane, che insieme spostano le montagne”.

Secondo il comitato, la basilica deve essere ricostruita proprio come era prima del sisma perché, come si legge nella lettera aperta scritta dal comitato, “nella sua forma semplice e candida, vista dalla piazza, noi riconoscevamo, ogni volta che il nostro sguardo la trovava, una forma amica e il punto di confluenza di ‘energie’ profonde”. “In essa – prosegue il testo – poteva materializzarsi, quasi fisicamente, tutto il nostro orgoglio identitario e, quindi, il nostro essere di credenti e cittadini”.

Marini: “L’Umbria è stata all’altezza emergenza”

“L’Umbria ancora una volta si è mostrata all’altezza dell’emergenza in questi due anni post sisma e questo grazie a un consolidato gioco di squadra tra tutti i dipendenti pubblici e la rete dei volontari”: lo ha detto la presidente della Regione, Catiuscia Marini, intervenendo a Norcia alle iniziative in occasione dei due anni dalla scossa del 30 ottobre. Dove ha evidenziato anche il maggiore rammarico, “quello di non essere riusciti a far capire al Parlamento e al Governo che c’è bisogno di una normativa speciale per la ricostruzione”.

“Non significa non avere regole – ha spiegato Marini -, ma avere, in materia di appalti e di semplificazione amministrativa, un quadro normativo che permette di accorciare i tempi autorizzativi della ricostruzione”. Marini ha ricordato alcuni numeri che hanno caratterizzato l’attività fin qui svolta sul cratere sismico umbro.

“Nel 2019 – ha evidenziato – ci attendiamo il picco massimo delle richieste per avviare la ricostruzione leggera e pesante”. Infine la presidente ha ricordato che sono stati già stanziati 280 milioni di euro per il recupero delle opere pubbliche. E che “la ricostruzione privata è già interamente finanziata”.

Pronta una nuova carta sismica per la Penisola

Nella primavera del 2019 sarà pronta la nuova Carta di pericolosità sismica del territorio italiano. Lo ha detto Carlo Meletti, uno dei responsabili del Centro di pericolosità sismica dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), a margine dell’incontro ‘Porte aperte all’Ingv’, organizzato dall’istituto “a due anni dalla sequenza sismica di Amatrice-Visso-Norcia”.

Per il presidente dell’Ingv Carlo Doglioni, “la futura carta dovrà essere considerata uno stadio dell’evoluzione delle nostre conoscenze, che migliorano sempre di più nel tempo”, ha aggiunto. L’attuale carta risale al 2004, al suo aggiornamento hanno partecipato oltre 150 ricercatori dell’Ingv e di altri istituti, come il Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr), università e uffici tecnici regionali.

“La carta è lo strumento migliore che abbiamo oggi a disposizione per la prevenzione dei danni dei futuri terremoti, non avendo la possibilità di prevedere quando si verificheranno”, ha spiegato Meletti. “Si tratta di uno strumento utile a capire quali zone sono più a rischio, e a fare una riclassificazione sismica dei comuni”, ha aggiunto. Rispetto al precedente documento del 2004, la nuova carta ha una maggiore risoluzione e contiene informazioni più dettagliate del territorio italiano più vulnerabile.

“Abbiamo utilizzato le conoscenze geologiche acquisite sulle faglie negli ultimi 15 anni”, ha rilevato Meletti. “Stiamo, ad esempio, utilizzando per la prima volta i dati di centinaia di stazioni Gps, grazie alle quali – ha chiarito – è possibile monitorare come si spostano, di pochi millimetri all’anno, le varie porzioni di territorio italiano”.

In questo modo, conclude l’esperto, “possiamo ricavare preziose informazioni su come il terreno accumula energia e su quali faglie potrebbero in futuro rompersi”.

(Il Faro online)