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Il ritorno dal tunnel, Mosetti: “Mai mollato, volevo tornare a giocare”

3 dicembre 2018 | 06:05
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Il ritorno dal tunnel, Mosetti: “Mai mollato, volevo tornare a giocare”
Il ritorno dal tunnel, Mosetti: “Mai mollato, volevo tornare a giocare”
Il ritorno dal tunnel, Mosetti: “Mai mollato, volevo tornare a giocare”

Racconta della sua esperienza il portiere dell’Olimpus Parco Leonardo. Stava per cedere il suo cuore, ma lui è stato più forte. Una fitta dopo un’amichevole. Il ricovero, l’operazione e poi il ritorno al calcio. La sua passione. E una nuova promessa da mantenere..

Fiumicino – Non solo un primo posto in classifica da festeggiare. Nel lungo viaggio calcistico che conduce alla fine del campionato, l’Olimpus sta in cima. Sei su sei, fino ad oggi. Una vittoria sportiva sul campo. Uno specchio della vita.

Non solo allora, il primato da celebrare. Anche un ritorno. Importante. Atteso. Sperato. Accompagnato, da tutti. E’ il valore dell’amicizia a vincere. E’ la vita a trionfare. E nel percorso verso l’Ospedale Grassi, Daniele non ha mai mollato. E anche dopo. Non avrebbero creduto gli infermieri del 118, che potesse entrare vivo, in sala operatoria. Lo ha fatto però. La sua testardaggine a non mollare mai ha avuto la meglio e sul campo c’è tornato. Con grande commozione e gioia, di compagni e mister.

Mosetti è il portiere titolare della prima squadra maschile dell’Olimpus Parco Leonardo. Una compagine di amici, prima di tutto. E’ stato Mister Sio a chiamare tutti. Lo sottolinea tante volte Daniele nella sua intervista. E racconta di un gruppo unito, affiatato. Forte. E lui quella forza la sentita. Un’energia fondamentale da tutti i suoi amici per non mollare. Per continuare a vivere. Per tornare a giocare. Quella la cosa più importante per l’estremo difensore Mosetti. Il calcio la passione di una vita. Amici, ricordi, emozioni. Stima. Da parte di tutti. E tante persone nel calcio a 5 conosce Daniele.

Una lunga carriera la sua. Il calcio a 11 prima per lui. Poi ecco il calcio a 5. Lo Sporting Città di Fiumicino, il Focene e poi l’Olimpus. Quest’anno. E’ passato di ruolo in porta Mosetti. Grazie a Mister Beccaccioli ha messo i guantoni e non li ha più sfilati dalle mani. Neanche in Ospedale. Doveva tornare in campo, dopo il grande spavento. Una fitta sul petto. Una pressione sul torace e poi il calvario. Il ricovero immediato al Grassi di Ostia e poi l’attesa. Soprattutto dei suoi familiari e dei suoi amici del calcio a 5. Tutti ad aspettarlo fuori dalla sala operatoria. Tutti insieme. Uniti. Forti. Come in campo. Il presidente Belardo e Mister Sio. Il presidente Picciano e poi Mister Consalvo. Insieme ai compagni. Attuali ed ex.

E’ stato positivo l’esito dell’intervento. La paura è passata e la vita insegna. Può cambiare da un momento all’altro e mettere di fronte a dure scelte da fare. Quella della passione Daniele non l’ha dovuta affrontare. E’ stato quindi quel permesso dato, che ha riacceso. Il suo sorriso e il suo cuore. E’ stato fortunato a tornare a giocare, lo sottolinea nella sua intervista. E si ricorda l’esordio. Un esordio ufficiale che ancora in campionato non era avvenuto. Si era dovuto fermare durante la preparazione. Dopo l’amichevole con il Real Fiumicino Futsal Isola, era uscito affaticato dalla doccia. Accaldato. E tutti a dire di chiamare qualcuno. Tutti preoccupati. A casa poi, sono stati gli infermieri e i suoi famigliari a convincerlo. Un colosso Mosetti tra i pali e un carattere testardo nella vita. E la sua testardaggine lo ha accompagnato verso la risoluzione. Come l’affetto della sua famiglia, della sua donna e dei suoi amici del calcio.

Al 100% quell’arteria si era occlusa. Niente respiro. Niente flusso di sangue al cuore. Niente vita. Quasi. Ma lui non ha mollato. E’ stato più forte, anche del destino. E la commozione è stata tanta al suo ritorno in campo. Contro la Conauto Lidense un’altra vittoria. 6 a 2 in tabellino e in formazione anche lui. Con la fascia di capitano. Un dono da parte di tutti. Per quella partita. Per quella festa da svolgere in campo. Con un pallone tra i piedi. E sulla pagina ufficiale Facebook dell’Olimpus, ecco il messaggio scritto della società, in suo onore: “Vogliamo onorare il ritorno in campo del nostro grande portierone che ha dimostrato, che con la forza di volontà e passione, nulla può fermarti per tornare a fare ciò che ami.. Bentornato Daniele!!”.

E Daniele in porta c’è tornato. Convinto a non voler più smettere di giocare. Ci scherza Mosetti. L’esperienza insegna: “Se volevo smettere tra un anno..adesso starò in campo per altri cinque!”. Dice, con convinzione. La voglia di giocare è tanta, come la voglia di vivere. Un ragazzo appassionato della vita di 36 anni che non ha mollato e che incoraggia ai controlli. Per tutti. Questo è il portiere della prima squadra in classifica. In cima al Girone G. E’ bene avere cura di se stessi. E proseguire nelle proprie passioni. Quella per il calcio non ha mai smesso di esserci e Mosetti ci crede. La vittoria del campionato un’altra promessa da mantenere, nei confronti di Mister Sio. Dopo l’arrivo all’Olimpus, niente è più importante per lui.

E con la forza del suo cuore, tutto sarà possibile.

Caro Daniele, prima di tutto, come stai ?

“Sto benissimo, ora. La situazione positiva della squadra mi da tanta forza. Lo fa, per affrontare la situazione. La mia preoccupazione principale era quella di dover rinunciare alla mia passione per il calcio. Magari, ci sarebbero state altre strade..ma vivere il calcio sul campo, è un’altra cosa”.

Non avresti mai voluto rinunciare a giocare a calcio con i tuoi amici, allora..

“Esatto. Soprattutto quest’anno che il mister ha organizzato questa squadra e stiamo cercando di dare il meglio”.

Puoi raccontare di te ? Quando hai cominciato a giocare a pallone ?

“Ho 36 anni. Gioco a calcio da sempre. Pratico il calcio a 5 da circa 12 anni. Prima giocavo con il Real Fiumicino. Con il team di Pino Picciano. Sono calcisticamente nato lì. Vengo dal calcio a 11, ma poi ho cambiato. E’ nato tutto da una scommessa. Eravamo tutti amici. Lo abbiamo fatto per stare insieme ed essere uniti. Abbiamo seguito la nostra passione. E’ cresciuta nel tempo e siamo cresciuti noi. Poi ci siamo divisi. Alcuni sono rimasti con la vecchia società, altri hanno cambiato. L’importante è che quando un amico chiama, si risponde sempre. Ci ha cercati Mister Sio all’Olimpus. Gliel’avevo promesso. Se avesse composto una squadra da allenare..una squadra di amici, io ci sarei stato. Avremmo detto tutti si. Siamo amici di vecchia data con il mio allenatore. Non ho potuto dire no”.

Sei rientrato già in squadra, Daniele ?

“Si. Il mio esordio è stato con la Conauto Lidense. Abbiamo vinto 6 a 2”.

Puoi raccontare come è stato il tuo rientro in campo ?

“Ho provato delle forti emozioni. Ho avuto l’onore di indossare la fascia di capitano. Sferlazzo mi ha fatto questo omaggio da amico. Per quella determinata partita, tutti volevano che la indossassi. Mi sono stati tutti vicini. Una cosa incredula è stata la mia esperienza..nessuno riusciva a credere quello che mi era accaduto.. Io stesso non ci riuscivo”.

Ti senti di raccontare come è andata ? Quando è cominciato tutto ?

“Durante la preparazione per il campionato, abbiamo giocato un’amichevole. Un sabato. Eravamo impegnati in una partita con il Real Fiumicino. Tutti amici. Sono stato poco impegnato in porta, quindi era andato tutto bene. Non avevo fatto nessuno sforzo. Al mio rientro negli spogliatoi, ho fatto la doccia. Ho sentito una pressione al torace. Avvertivo un gran caldo addosso e intorno a me. Nessuno avrebbe pensato che cosa stesse per accadere. Tutti hanno sollecitato di chiamare qualcuno, per me. Si sono tutti preoccupati. Sono un po’ testardo.. e sono andato a casa. Ma non riuscivo a riprendermi. Abbiamo chiamato l’ambulanza e mi hanno fatto i controlli. Io non volevo andare in ospedale, sono un po’ testardo.. ma gli infermieri mi hanno incoraggiato ad andare, cercando di tranquillizzarmi. Avevano già capito che cosa avessi.. . Mi hanno ricoverato d’urgenza all’Ospedale Grassi di Ostia. Ero in condizioni critiche. Sono entrato in codice rosso. Neanche gli infermieri avrebbero immaginato che potessi arrivare vivo. Sentivo una forte pressione sul petto. Ho pensato poco a me stesso in quel momento. Mi sono preoccupato per gli altri. Non volevo che stessero in apprensione per me. Ho capito tuttavia che è bene avere cura di se stessi. Questa esperienza me lo ha insegnato. Mi hanno spiegato poi..che il mio cuore avrebbe dovuto cedere prima. Mi sono impuntato (ride) e sono arrivato vivo in sala operatoria ! Non bisogna mai mollare. Dobbiamo restare attaccati a questa vita che ogni giorno ci regala qualcosa di bello”.

Ti hanno poi operato Daniele.. come è andata ?

“Si mi hanno operato e mi hanno detto che ad attendere fuori c’era un sacco di gente. I miei amici e i miei famigliari. Tutta la squadra dell’Olimpus. Mister Sio, i giocatori e il presidente Belardo. Tutti. Anche il Real Fiumicino al completo. Mister Consalvo e il presidente Picciano. Tutti per me. In attesa di un esito positivo. Hanno rinunciato alla Notte Bianca a Fiumicino per stare accanto a me..adesso dovrò pagare cene a tutti (ride). Avevo poche speranze di sopravvivere e di tornare in campo, ma ce l’ho fatta. Le ho fatte diventare tante quelle speranze..ho vinto io. Nella vita bisogna credere, sempre”.

Che cosa ti hanno detto i medici ?

“L’operazione è andata bene. I medici mi hanno detto che avrei potuto fare tutto quello che facevo prima. Con molta calma, senza sforzi. Ho avuto il permesso di tornare in campo. Allenarmi e giocare. Ho fatto poi la sorpresa alla squadra. Mi hanno accolto commossi e felici. Anche io lo ero. Felicissimo. Ci tenevo a fare la sorpresa soprattutto a Mister Sio. A Daniel. Lo conosco da tanti anni. Vederlo con le lacrime agli occhi, è stata una soddisfazione. Una dimostrazione di grande affetto”.

Che cosa ti hanno detto i tuoi compagni di squadra..tornato al campo ?

“E’ stata una festa generale. Riabbracciare una passione, è stato bellissimo”.

Che cosa hai avuto esattamente, qual è stata la diagnosi dei medici ?

“Ho avuto una occlusione completa di un’arteria. Al 100%.  Dovuta allo stress, a causa della vita che conducevo. Tanto lavoro. Dormivo 4 ore al giorno. E non potevo abbandonare la mia passione per il calcio.. andavo tutti i giorni al campo. Prima o poi dirò basta. Se prima l’intenzione era quella di smettere tra un anno.. adesso dico: “Fino a quando ci riesco, giocherò”. Per tanti anni ancora.. (ride). Non mollo. Il presidente Belardo mi ha incoraggiato. È sempre venuto a vedere gli allenamenti e le partite. Non vedeva l’ora che tornassi. Ho rinunciato ad indossare altre maglie, per restare con l’Olimpus. Per giocare con i miei amici. Il minimo. Adesso, me la godo tutta. Voglio vincere il campionato. Stiamo andando bene. Non è facile. Ma ci stiamo provando”.

Qual è il messaggio che ti senti dare Daniele, dopo la tua esperienza ?

“La vita non ti regala nulla. I sacrifici servono, a volte diventano grandi. Basta alzare la testa però e tutto si raggiunge. Basta volerlo. Sono importantissime le persone che ti sono vicine. Voglio ringraziare la mia famiglia e la mia donna. Sono momenti difficili. Fai fatica ad accettare quella realtà, ma devi. Ci sono degli sbalzi d’umore che bisogna sopportare.. è importante avere persone vicine che ti amano. Gli amici dell’Olimpus, del Real Fiumicino, del Fiumicino 1926. Conosco tante persone nel calcio e non mi hanno mai lasciato solo. Grazie di tutto. La cosa bella è stata vederli accanto a me. Sono stato sempre vigile. In sala operatoria le mie pulsazioni sono scese sotto le 20 al minuto. E fuori, erano tutti con me”.

E lo sport ? Ti ha insegnato a non mollare ? Ti ha messo addosso la corazza ?

“Ho avuto solo paura di perderlo. Non ero pronto a rinunciare”.

Prima del tuo problema al cuore, avevi avvertito dei sintomi ?

“Non avevo avuto mai nulla. Mi sono sempre sottoposto a dei controlli periodici. Consiglio a tutti di farlo e di avere cura di sé. Soprattutto, sotto stress. Devi confrontarti con la vita che conduci. Fermarti un attimo e capire. Non puoi stare al centro del mondo. Devi avere cura di te stesso. E’ una cosa importante. Mi hanno preso per l’orecchio..qualcuno lo ha fatto da lassù (ride). Abbiamo rimandato..c’era troppo traffico (ride)”.

Torniamo al calcio. Come mai giochi in porta ?

“Giocavo laterale. Ho avuto poi la rottura del crociato e ho deciso di continuare a giocare. Mi dilettavo prima a fare il portiere, nelle partitelle con gli amici. Poi mi ci sono trasferito direttamente. Mi ha tolto tante soddisfazioni”.

Come è stata la tua carriera ? Quali sono state le squadra in cui hai giocato ?

“E’ iniziato tutto con lo Sporting Città di Fiumicino, del presidente Picciano. Abbiamo cominciato questa avventura tra amici. Per stare insieme. La cosa ha preso piede. Il primo anno ho giocato laterale.  Ho avuto l’infortunio e sono stato un campionato fermo. Mi sono poi trasferito al Focene con Mister Beccaccioli, che mi ha lanciato nel mio nuovo ruolo di portiere. In quella stagione, siamo arrivati quarti in classifica. Prima volta per tutti. Con grande soddisfazione. E sempre in Serie D. L’anno successivo sono tornato allo Sporting Città di Fiumicino. Picciano mi chiese a gran voce. Andai con loro e Mister Consalvo mi fece debuttare in Final Four. Nella Coppa Lazio. A Colleferro. Dicendomi: “Non ti ricapiterà un’altra occasione. Adesso tocca a te”. Ho avuto tante belle soddisfazioni. Abbiamo perso contro una grande squadra. La Nord Ovest. Ma sono stato ugualmente felice. Una bella partita. Ho avuto tante richieste, dopo quella partita. Mi ero messo in evidenza. Amo il calcio e amo stare con gli amici. Abbiamo vinto i play off. Sono rimasto con loro. Avevo delle promozioni in vista, ma ho rinunciato. Sono tornato al Focene da Mister Pavinato. Mi aspettava. Quest’anno sono all’Olimpus. Dissi a Daniel: “Se prendi una squadra di Serie D, vengo a giocare con te”. Insieme a Martella e Capuani, siamo andati a dare una mano al nostro mister. Martella e Capuani mi sono stati particolarmente vicini”.

Vuoi fare una nuova promessa ?

“Quella di vincere il campionato. E voglio giocare altri 5 anni.. a questo punto (ride). La prima cosa che ho chiesto ai medici è stata se avessi potuto tornare a giocare. La prima. Volevo tornare. La cosa a cui tenessi di più. Il calcio è il mio mondo. La vita ci mette di fronte a delle scelte. Ci costringe a cambiare. Sono stato molto fortunato. Sono tornato a giocare”.

Qual è il tuo pronostico per questa stagione con l’Olimpus Parco Leonardo ?

“Vincere il campionato”.

Foto : Olimpus Parco Leonardo

(Il Faro on line)