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Gaeta, all’Ariston “Le Carlottine” per raccontare l’Olocausto ai ragazzi

15 gennaio 2019 | 20:25
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Gaeta, all’Ariston “Le Carlottine” per raccontare l’Olocausto ai ragazzi

Le scolaresche di Itri, Gaeta e Formia hanno assistito allo spettacolo tetrale scelto per commemorare la Giornata della memoria

Gaeta – Dopo il successo dello straordinario “teatro dei piedi” di Laura Kibel, il secondo appuntamento della stagione di teatro per la scuola “10 e Lode” promossa dal Teatro Bertolt Brecht in collaborazione con il Teatro Ariston di Gaeta all’interno del progetto “Officine culturali” della Regione Lazio e del riconoscimento del Mibac.

Oltre 500 bambini e ragazzi delle scuole di Itri, Gaeta e Formia hanno assistito all’Ariston di Gaeta allo spettacolo scelto per commemorare la Giornata della memoriaLe Carlottine” della compagnia Errare Persona di Frosinone per la drammaturgia di Damiana Leone da Elsa Morante.

La trama

Carlottina è una bimba ariana nella Germania nazista che ha una cara amica con cui gioca sempre, Carlotta. Carlottina e Carlottina giocano sempre insieme e si divertono ad interpretare la realtà a modo loro: così il termine ariani per loro diventa “pieni di aria o quelli che fanno le puzzette”, il Fuhrer diventa Furio perché è sempre arrabbiato e Benito Mussolini diventa Bonito perché è convinto di essere bellissimo.

Quando Carlotta è costretta da ebrea a portare la stella gialla, Carlottina escogita un piano per salvare la sua amica e il mondo, riempiendolo di stelle gialle.

Carlottina è un piccolo personaggio inventato da Elsa Morante: “un romanzo d’avventure e d’amore (regolarmente diviso in parti e capitoli dove i personaggi protagonisti riappaiono sotto diversi travestimenti)”.

“E’ un poema epico-lirico-didascalico in versi sciolti e ritmati, regolari e irregolari – racconta Elsa Morante – . E’ un’autobiografia. E’ un memoriale. E’ un manifesto. E’ un balletto. E’ una tragedia. E’ una commedia. E’ un madrigale. E’ un documentario a colori. E’ un fumetto. E’ una chiave magica. E’ un sistema filosofico-sociale… Insomma, è un libro“.

Desta un grande interesse nell’incontrare questo personaggio il modo assolutamente puro e fanciullesco con cui l’autrice riesce a parlare dei “felici pochi”, cioè degli ultimi, dei disgraziati, delle vittime. E tra le vittime non potevano mancare quelle dell’Olocausto, di cui parla con la dolcezza dei bambini dotati di quella sana incoscienza nel comprendere le grandi tragedie che gli adulti purtroppo non hanno.

Sono state selezionate e musicate per lo spettacolo le ballate che parlano direttamente delle vittime dei lager come se a parlarne fossero da una lato le anime di quei morti, dall’altro dei bambini per cui le stelle gialle erano stelle del cielo.

(Il Faro Online)