Ostia, Kevin Di Napoli dal carcere: “La mia unica droga è la palestra”

16 gennaio 2019 | 15:19
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Ostia, Kevin Di Napoli dal carcere: “La mia unica droga è la palestra”

In carcere dal 23 ottobre il pugile Kevin Di Napoli in una lettera inviata a Il Tempo si dichiara estraneo alle accuse di associazione a delinquere e estorsione

Roma – Dopo 85 giorni di carcere, Kevin Di Napoli, uno dei pugili più promettenti della scena internazionale, è tornato a casa. Ancora non può rilasciare dichiarazioni ma attraverso una lettera inviata al quotidiano Il Tempo e pubblicata dal giornale, urla la propria innocenza ed estraneità ai fatti che gli sono addebitati dalla magistratura.

Il boxeur ostiense, soprannominato “The war machine” e figlio d’arte ovvero del già campione italiano Gianni Di Napoli, è stato arrestato il 23 ottobre dello scorso anno nell’ambito di un’operazione disposta dalla Direzione Distrettuale Antimafia. Tra le 42 persone finite in carcere, anche il padre. Le accuse a vario titolo vanno dall’associazione armata finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti alla detenzione e spaccio continuato in concorso di stupefacenti, all’estorsione in concorso, detenzione illegale di armi da fuoco, ricettazione in concorso, minaccia aggravata dall’uso di armi.

Kevin Di Napoli con il padre Gianni, a sinistra

Kevin Di Napoli con il padre Gianni, a sinistra

Dal 21 dicembre Gianni Di Napoli è tornato a casa, ai domiciliari presso la madre ad Ardea. E ieri, 15 gennaio, è finito l’incubo anche per Kevin che ha lasciato la cella 16 sezione Settima di Regina Coeli.

Uno stralcio della lettera di Kevin Di Napoli inviata a Il Tempo

Uno stralcio della lettera di Kevin Di Napoli inviata a Il Tempo

Prima di essere mandato a casa, a fine novembre il pugile aveva scritto una lettera accorata alla giornalista di cronaca Silvia Mancinelli che il quotidiano Il Tempo ha pubblicato.

Sono stato accusato di estorsione a delinquere e di estorsione di soldi illeciti – esordisce la lettera di Kevin Di Napoli – Innanzitutto da pugile professionista cioè da atleta di fama nazionale, non voglio essere affiancato alla droga: è contro il mio Dna. Non metto in dubbio qualche mia vecchia ‘pazzia’ ma da un ragazzo che viene da un posto come il mio ‘Ostia’ è difficile non commettere, ma si tratta solo e solamente di qualche bravata. Niente più. Chi mi conosce realmente sa che sono contro ogni tipo di droga, visto che ci sono morti tanti ragazzi che conoscevo. ma, comunque sia, saranno i miei avvocati a stabilire bene la mia estraneità ai fatti“.

Sto pagando insieme a mio padre il posto e anche la popolarità da cui veniamo – prosegue il pugile – Parlano di droga e armi quando l’unica droga per me e mio padre è solamente la palestra con il sacrifcio. Non metto in dubbio che sarò anche antipatico a qualcuno ma credetemi sono estraneo a ciò. Mi trattano da mafioso, io voglio solo tornare sul ring per prendermi le mie rivincite, prima da uomo e poi da pugile. Chi mi conosce realmente sa che io mi guadagno da vivere solo a tirare cazzotti sul ring e serate a lavorare in discoteca. Un grande abbraccio“.

Nella lettera di Kevin c’è anche un post scriptum. “Mio padre lavora e insegna boxe ai bambini e adulti. Vive di sport. Le uniche armi che conosciamo sono il rispetto verso il prossimo“.