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Usa e Seul fermano le esercitazioni congiunte, mano tesa a Kim

4 marzo 2019 | 00:18
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Usa e Seul fermano le esercitazioni congiunte, mano tesa a Kim

Il Presidente della Corea del Sud farà da mediatore dopo il fallito summit di Hanoi

Washington – Stati Uniti e Corea del Sud hanno deciso di cancellare le maxi esercitazioni militari congiunte di primavera, note come Key Resolve e Foal Eagle, nell’ambito degli sforzi per tenere aperto il dialogo con la Corea del Nord: l’obiettivo, viene spiegato, è “ridurre le tensioni e sostenere gli sforzi diplomatici per raggiungere una completa denuclearizzazione della penisola coreana in modo finale e pienamente verificato”.

L’annuncio del Pentagono e del ministero della Difesa di Seul riflette i giudizi espressi venerdì dal presidente Donald Trump nella conferenza stampa di Hanoi seguita al fallimento del summit col leader Kim Jong-un. Giudizi orientati a mantenere lo status quo di tregue: il tycoon da una parte si era lamentato degli oneri eccessivi delle manovre (“è una cosa molto costosa e dobbiamo pensarci su“) e dall’altro aveva ricordato “la promessa del supremo comandante” di proseguire la sospensione dei suoi test nucleari e missilistici, al momento arrivata a 15 mesi.

L’equilibrio trovato al primo summit Trump-Kim di Singapore di giugno 2018 diede forma alla “sospensione per la sospensione”, nella formula coniata e proposta dalla Cina. Il presidente Usa, a stretto giro, propose di eliminare le residue manovre dell’anno definendole “molto provocatorie” e “decisamente costose”.

Per questo, saltarono quelle estive (Ulchi Freedom Guardian) e invernali (Vigilant Ace air exercise). I giochi di guerra sono sempre stati denunciati da Pyongyang come le prove generali di un’aggressione ai suoi danni, mentre Seul e Washington li hanno definiti di natura difensiva. Nei momenti di massima tensione al 38/mo parallelo, gli Usa hanno messo in campo il meglio degli armamenti: dalle portaerei ai sottomarini nucleari fino ai supercaccia invisibili e ai bombardieri.

Foal Eagle è tra le più grandi manovre del mondo, coinvolgendo fino a 500mila uomini di Seul e 30mila americani. La cancellazione del ciclo di primavera, che solleva dubbi sulla capacità degli alleati di tenere la postura coordinata in caso di attacco militare dal Nord, e insinua una volontà americana di abbandonare il Sud (ipotesi denunciata dal fronte conservatore di Seul), include il varo “di un comando post manovre di nuova definizione e programmi di esercitazioni sul campo rivisti”: ci saranno operazioni su scala ridotta e in base alle necessità.

Washington e Pyongyang hanno continuato a dare ricostruzioni diverse sul tracollo di Hanoi: la Corea del Nord, secondo gli Usa, avrebbe forzato la mano chiedendo la rimozione totale delle sanzioni, mentre per il Nord si trattava di una parziale. Allo stato, i margini di incontro sono minimi. “Ci vorrà del tempo”, ha ripetuto il segretario di Stato Mike Pompeo.

Intanto, Kim è di ritorno in treno dal Vietnam e, secondo i media di Seul, non si fermerà a Pechino dal presidente Xi Jinping per informarlo sul secondo faccia a faccia con Trump. Se la situazione sembra tornata indietro alla tregua post Singapore, ma con le parti che finalmente sanno i significati reciproci di denuclearizzazione, toccherà ancora al presidente sudcoreano Moon Jae-in indossare i panni del mediatore.

Un primo passo è stata la convocazione in settimana di una riunione del National Security Council dedicato al summit di Hanoi e di cui fanno parte tutti i protagonisti del disgelo di Seul con Pyongyang, a partire dal capo dell’intelligence Suh Hoon.

(fonte Ansa)