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La morte di Lauda, Scuderia Ferrari: “Per sempre nei nostri cuori”

21 maggio 2019 | 13:55
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La morte di Lauda, Scuderia Ferrari: “Per sempre nei nostri cuori”
La morte di Lauda, Scuderia Ferrari: “Per sempre nei nostri cuori”
La morte di Lauda, Scuderia Ferrari: “Per sempre nei nostri cuori”
La morte di Lauda, Scuderia Ferrari: “Per sempre nei nostri cuori”
La morte di Lauda, Scuderia Ferrari: “Per sempre nei nostri cuori”
La morte di Lauda, Scuderia Ferrari: “Per sempre nei nostri cuori”

Non si fermano le reazioni alla scomparsa di Niki Lauda. Dopo un trapianto di polmoni, complicazioni ai reni. Questa notte ha lasciato il mondo della Formula Uno

Il Faro on line – Nascere con la voglia di correre. Con quella fame che prende al cuore, al rombare di un motore in pista. Non si può fermare l’istinto. Soprattutto quello di un pilota. E negli anni ’60, quando Niki giovanissimo cominciò la sua avventura in Formula Uno, diede la spinta. Verso la conoscenza. Che cosa c’è nel cuore di un pilota ? Perché corre ? Lo ha dimostrato il Lauda leggenda, quello che nella giornata di oggi tutti ricordano e a cui tutti rendono omaggio.

Si è spento nella scorsa notte. Con il sorriso. Come indica il comunicato stampa diffuso dalla sua famiglia. In Austria e ricoverato in clinica privata Lauda ha lasciato un grande vuoto, ma anche tante eredità. Un gioiello per il circo di una Formula Uno che grazie a lui è cresciuta. E che grazie a lui ha sviluppato spettacolo. Dando al mondo piloti eccellenti. Leggendari come lui. Era accanto a loro, sempre. Anche vicino a Senna. Ai più grandi. Dalla Ferrari, alla McLaren, alla Williams, alla Mercedes, alla Benetton di qualche anno fa. Tutte le scuderie devono qualcosa al grande Niki che non riusciva a frenare la sua fame di velocità. Andò contro il volere del padre per seguire la sua passione e insegnò. A crescere. In tecnologie e perfezione. Non solo alle monoposto che ha guidato, ma anche alle aziende motoristiche in cui ha lasciato il segno.

E allora ecco i numeri. Quei numeri che descrivono, che parlano, che non nascondono. Come non si nascondeva lui. Umile e determinato. Sempre. Di fronte a tutti. 171 Gran Premi disputati in carriera. 25 volte vincitore di trofei e allori. Ha stappato champagne sul podio e ha guardato il cielo. Ringraziandolo del dono di quel sogno, che non lo faceva dormire. Ha firmato 24 pole position e per le stesse volte è partito per primo dallo start, tornando spesso da solo, con alle spalle tutti gli altri. Tre volte campione del mondo. Due volte con la Ferrari nel 1975 e nel 1977 e una volta con la McLaren, quando tornò dallo spaventoso incidente.

In Germania, nel circuito di Nurburgring, mentre si mieteva l’infinita sfida con James Hunt, Niki ha rischiato la vita. E quei polmoni sono sopravvissuti al fuoco esploso in macchina, come lo aveva fatto lui, di fronte agli occhi e ai cuori terrorizzati di tutti. La monoposto del Cavallino in fiamme in curva nel 1976 e un italiano a salvargli la vita. Sin dai primi momenti. A cui anni dopo Lauda ha fatto conoscere i suoi figli: “Voi ci siete grazie a quest’uomo”. Gentile il pluricampione mondiale di Formula Uno. Indimenticabile. Una Leggenda. Con la L maiuscola. Un amico caro per Luca Cordero di Montezemolo, come ha dichiarato a Skytg24. Un campione immenso e un grande imprenditore. Aveva fondato una compagnia aerea e non aveva mai lasciato la Formula Uno: “Oggi è un giorno triste per la F1 – ha twittato la Ferrari – la grande famiglia della Ferrari apprende con profonda tristezza la notizia della morte dell’amico Niki Lauda, tre volte campione del mondo, due con la Scuderia (1975-1977). Resterai per sempre nei cuori nostri e in quelli dei tifosi. #CiaoNiki”. Anche Flavio Briatore ha commentato la scomparsa della Leggenda. Come riporta sportfair.it, l’imprenditore italiano ha dichiarato : “Un giorno tristissimo per la formula uno che perde un grande personaggio e per me che perdo un grande amico. Ciao Niki“.

Resta quel rombare di un motore in pista. Di una monoposto che per sempre continuerà a correre. Questo il suo segno nel mondo. Un predestinato che non poteva che fare il pilota. Intelligente, calcolatore. Ma con il cuore che batteva forte, fortissimo. In pista. E quella volta che ebbe paura in Giappone. Tornato da quel gravoso incidente rinunciò a terminare il Gran Premio di Suzuka. Non si vergognò a dirlo, alla stampa mondiale. Scelse la vita e la famiglia. Come tanto ha mostrato il film Rush, diretto da Ron Howard. Ma se la riprese quella rivincita. Fu campione ancora una volta con la McLaren nel 1984.

E quando qualcuno vorrà ricordarlo ancora e sentirlo ancora.. basterà porre l’orecchio a bordo pista. Non si farà attendere Niki, con la sua monoposto esaltante. Ancora. E per dire al mondo quanto è potente il cuore umano di un campione. Che non smette mai di seguire il proprio istinto. Per divulgare coraggio ed emozione.

Di seguito il comunicato divulgato dalla famiglia Lauda :

“Con profonda tristezza, annunciamo che il nostro amato Niki è morto pacificamente con la sua famiglia lunedì scorso“. E’ con queste parole, affidata a un comunicato pubblicato da ‘The Sun’ che la famiglia di Niki Lauda ha annunciato la morte del grande campione di Formula Uno. “I suoi risultati unici come atleta e imprenditore sono e rimarranno – scrive la famiglia – indimenticabili, come il suo instancabile entusiasmo per l’azione, la sua schiettezza e il suo coraggio. Un modello e un punto di riferimento per tutti noi, era un marito amorevole e premuroso, un padre e nonno lontano dal pubblico, e ci mancherà“. (Mcc/AdnKronos)