3 maggio, Giornata mondiale della Libertà di Stampa. Un diritto di tutti
Celebrare nel modo migliore questa giornata significa, per gli operatori dell’informazione, seguire i principi irrinunciabili dell’etica professionale
La Giornata mondiale della libertà di stampa è stata istituita dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel dicembre 1993, dietro raccomandazione della Conferenza Generale dell’Unesco.
Il giorno fu scelto per ricordare il seminario dell’Unesco per promuovere l’indipendenza e il pluralismo della stampa africana (Promoting an Independent and Pluralistic African Press) tenutosi dal 29 aprile al 3 maggio del 1991 a Windhoek (Namibia). Questo incontro portò alla redazione della Dichiarazione di Windhoek (scarica il documento).
Il documento è un’affermazione dei principi in difesa della libertà di stampa, del pluralismo e dell’indipendenza dei media come elementi fondamentali per la difesa della democrazia e il rispetto dei diritti umani.
La Dichiarazione fa un richiamo esplicito all’articolo 19 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo il quale stabilisce che “Ogni individuo ha diritto alla libertà di espressione, tale diritto include la libertà di opinione senza interferenze e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza frontiere”.
La Giornata mondiale della libertà di stampa rappresenta l’occasione per promuovere iniziative finalizzate a difendere la libertà della stampa, ma è anche l’occasione per valutare la situazione della libertà di stampa nel mondo, oltre a essere una giornata commemorativa, per ricordare i giornalisti che hanno perso la vita nell’esercizio della professione.
Questo 3 maggio 2020 è diverso da quelli che l’hanno preceduto e cade in un momento particolarmente difficile, in piena emergenza per la pandemia generata dal Covid-19. Ciò non vuol dire, però, che la data odierna abbia un significato minore rispetto al passato.
In questi giorni di emergenza covid-19, il ruolo e la funzione della stampa libera è stato fondamentale. Tutti abbiamo fatto esperienza della limitazione di diritti costituzionali e delle proprie libertà, indotte dalla pandemia. Sono diritti che riacquisteremo superata la fase di emergenza, ma altre libertà nel mondo vanno scomparendo, come la libertà di stampa.
Sono sempre di più i giornalisti che lottano quotidianamente per difendere il diritto all’informazione e ripugnano qualsiasi tipo di compromesso o limitazione alla loro libertà di raccontare i fatti del mondo. In particolare, i giornalisti impegnati sui fronti di guerra o nelle inchieste sulla criminalità organizzata, sono sempre più uno dei principali bersagli di estremisti, terroristi, mafiosi, ma soprattutto le vittime sacrificabili in caso di conflitto.
L’Europa continua a essere la zona più favorevole per la libertà di stampa, nonostante le situazioni problematiche in alcuni paesi. A seguire le Americhe, anche se non si possono non sottolineare le difficoltà registrate dai media in paesi come Usa e Brasile. In Africa sono aumentate le ingerenze, tra attacchi online e detenzioni prolungate. L’area Asiatica e Pacifica ha registrato un aumento delle violazioni alla libertà di stampa.
Per quanto riguarda l’Italia, il nostro paese guadagna due posizioni, nella classifica mondiale che fa riferimento alla libertà di stampa, passando dalla 43esima alla 41esima posizione. Il punto critico riguarda gli oltre venti giornalisti costretti a vivere sotto la protezione delle forze dell’ordine a causa delle minacce ricevute.”
Secondo Ossigeno per l’informazione, osservatorio della Stampa italiana che ha realizzato un dossier nel 2014 per la Commissione parlamentare antimafia, sarebbero 28 i giornalisti italiani uccisi dal secondo dopoguerra ad oggi, mentre almeno 15 giornalisti vivono attualmente sotto scorta e altri 2.800 hanno ricevuto minacce di morte. Di questi, 11 giornalisti sono morti per mano di mafia e camorra o per azioni terroristiche.
Gli altri giornalisti sono invece rimasti uccisi mentre si trovavano in missione all’estero, come Ilaria Alpi giornalista del Tg3 morta in Somalia nel 1994, tre giornalisti della Rai di Trieste uccisi in Bosnia Erzegovina nel 1994, Antonio Megalizzi giornalista radiofonico morto nell’attentato di Strasburgo nel 2018 e ancora altri 11 reporter. Tutti hanno sacrificato la loro vita per il diritto all’informazione. Ai giornalisti italiani ovviamente si affiancano quelli di tutto il mondo.
Celebrare nel modo migliore questa giornata, per tutte le testate giornalistiche e tutti gli operatori dell’informazione, significa portare avanti il proprio lavoro seguendo principi irrinunciabili dettati dai valori e dall’etica professionale: la libertà dei giornalisti di informare, la libertà di svolgere la propria professione senza il peso delle minacce o della precarietà, la libertà dei cittadini di essere informati, la libertà di mettere la propria professionalità al servizio esclusivo della sana informazione, della verità e della comunità.
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