Pentecoste, il Papa: “Non è più il tempo di inculcare regole ma di testimoniare la misericordia”

23 maggio 2021 | 10:32
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Pentecoste, il Papa: “Non è più il tempo di inculcare regole ma di testimoniare la misericordia”
Pentecoste, il Papa: “Non è più il tempo di inculcare regole ma di testimoniare la misericordia”
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Pentecoste, il Papa: “Non è più il tempo di inculcare regole ma di testimoniare la misericordia”
Pentecoste, il Papa: “Non è più il tempo di inculcare regole ma di testimoniare la misericordia”

In una San Pietro gremita di fedeli, tutti distanziati e con la mascherina, il Pontefice torna a celebrare messa all’altare della Confessione nella solennità di Pentecoste. E ammonisce: “È il tempo del lieto annuncio del Vangelo più che della lotta al paganesimo”

Città del Vaticano – “Il Paraclito dice alla Chiesa che oggi è il tempo della consolazione. È il tempo del lieto annuncio del Vangelo più che della lotta al paganesimo. È il tempo per portare la gioia del Risorto, non per lamentarci del dramma della secolarizzazione. È il tempo per riversare amore sul mondo, senza sposare la mondanità. È il tempo in cui testimoniare la misericordia più che inculcare regole e norme”.

Si torna a respirare un clima di normalità in Vaticano: dopo oltre un anno di celebrazioni papali svolte all’Altare della Cattedra, nell’abside della basilica vaticana, oggi, solennità di Pentecoste, Papa Francesco presiede la Santa Messa nuovamente all’Altare della Confessione, tra le colonne di bronzo attorcigliate del Bernini. Concelebrano con lui sessanta prelati, tra cardinali, vescovi e canonici. Nella grande navata centrale prendono posto diversi fedeli, tutti distanziati e con indosso la mascherina.

Nell’omelia, il Pontefice riflette sul termine con cui Gesù definisce lo Spirito Santo, Paraclito, che, “in sostanza, vuol dire due cose: Consolatore e Avvocato”.

“Pure noi siamo chiamati  a diventare paracliti”

Riflettendo sul primo significato, quello di “Consolatore”, Francesco sottolinea come “tutti noi, specialmente nei momenti difficili, come quello che stiamo attraversando, cerchiamo consolazioni” anche se “spesso ricorriamo solo a consolazioni terrene, che svaniscono presto”. Qual è la differenza? “Le consolazioni del mondo sono come gli anestetici: danno un sollievo momentaneo, ma non curano il male profondo che ci portiamo dentro. Distolgono, distraggono, ma non guariscono. Agiscono in superficie, a livello dei sensi e difficilmente del cuore”. Lo Spirito Santo, invece, “l’amore di Dio”, “scende dentro, in quanto Spirito agisce nel nostro spirito. È la tenerezza stessa di Dio, che non ci lascia soli; perché stare con chi è solo è già consolare”.

Il Papa invita quindi a guardare agli Apostoli: “erano soli e smarriti, stavano a porte chiuse, vivevano nel timore e davanti agli occhi avevano tutte le loro fragilità e i loro fallimenti. Poi ricevono lo Spirito e tutto cambia: i problemi e i difetti rimangono gli stessi, eppure non li temono più e non temono nemmeno chi vuol fare loro del male. Si sentono consolati dentro e vogliono riversare fuori la consolazione di Dio. Prima impauriti, ora hanno paura solo di non testimoniare l’amore ricevuto. Pure noi siamo chiamati a testimoniare nello Spirito Santo, a diventare paracliti, consolatori”.

Sì, lo Spirito ci chiede di dare corpo alla sua consolazione. Come? Non facendo grandi discorsi, ma facendoci prossimi; non con parole di circostanza, ma con la preghiera e la vicinanza. Il Paraclito dice alla Chiesa che oggi è il tempo della consolazione. È il tempo del lieto annuncio del Vangelo più che della lotta al paganesimo. È il tempo per portare la gioia del Risorto, non per lamentarci del dramma della secolarizzazione. È il tempo per riversare amore sul mondo, senza sposare la mondanità. È il tempo in cui testimoniare la misericordia più che inculcare regole e norme. È il tempo del Paraclito!

“No alle ideologie, sì all’unità”

Il Santo Padre riflette poi sul secondo significato di Paraclito, ovvero “avvocato”, che “nel contesto storico di Gesù non svolgeva le sue funzioni come oggi: anziché parlare al posto dell’imputato, gli stava di solito accanto e gli suggeriva all’orecchio gli argomenti per difendersi”. Questo è proprio quello che fa lo Spirito Santo: “non si sostituisce a noi, ma ci difende dalle falsità del male ispirandoci pensieri e sentimenti”. E lo fa “con delicatezza, senza forzarci: si propone ma non si impone” come invece opera il maligno: “cerca di costringerci, vuole farci credere che siamo sempre obbligati a cedere alle suggestioni cattive e alle pulsioni dei vizi”. Ma lo Spirito, sottolinea Francesco, ci dona “tre antidoti basilari contro altrettante tentazioni, oggi diffuse”.

Il primo consiglio dello Spirito Santo è: “Abita il presente”. “Il presente, non il passato o il futuro. Lo Spirito ci ricorda la grazia del presente. Non c’è tempo migliore per noi: adesso, lì dove siamo, è il momento unico e irripetibile per fare del bene, per fare della vita un dono”.

Poi il Paraclito consiglia: “Cerca l’insieme”. “L’insieme, non la parte. Lo Spirito non plasma degli individui chiusi, ma ci fonda come Chiesa nella multiforme varietà dei carismi, in un’unità che non è mai uniformità”, sottolinea Francesco. Che ammonisce: “Oggi, se ascoltiamo lo Spirito, non ci concentreremo su conservatori e progressisti, tradizionalisti e innovatori, destra e sinistra: se i criteri sono questi, vuol dire che nella Chiesa si dimentica lo Spirito. Il Paraclito spinge all’unità, alla concordia, all’armonia delle diversità. Ci fa vedere parti dello stesso Corpo, fratelli e sorelle tra noi. Cerchiamo l’insieme!”.

Infine, il terzo consiglio: “Metti Dio prima del tuo io”. Questo “è il passo decisivo della vita spirituale, che non è una collezione di meriti e di opere nostre, ma umile accoglienza di Dio. Il Paraclito afferma il primato della grazia. Solo se ci svuotiamo di noi stessi lasciamo spazio al Signore; solo se ci affidiamo a Lui ritroviamo noi stessi; solo da poveri in spirito diventiamo ricchi di Spirito Santo. Vale anche per la Chiesa”.

“Non salviamo nessuno e nemmeno noi stessi con le nostre forze – aggiunge Francesco -. Se in primo luogo ci sono i nostri progetti, le nostre strutture e i nostri piani di riforma scadremo nel funzionalismo, nell’efficientismo, nell’orizzontalismo e non porteremo frutto”. Ma “la Chiesa non è un’organizzazione umana, è il tempio dello Spirito Santo. Gesù ha portato il fuoco dello Spirito sulla terra e la Chiesa si riforma con l’unzione della grazia, con la forza della preghiera, con la gioia della missione, con la bellezza disarmante della povertà”. “Mettiamo Dio al primo posto!”, conclude il Papa che, terminata la celebrazione, si affaccia su piazza San Pietro per l’ultimo Regina Coeli di quest’anno.

(Il Faro online) Foto © Vatican Media – Clicca qui per leggere tutte le notizie di Papa & Vaticano
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