Nel 2021 sono stati uccisi 22 missionari: le storie dei “martiri” del nostro tempo

30 dicembre 2021 | 13:52
Share0

In 20 anni sono stati assassinati nel mondo 536 missionari: “Uccisi da un colpo di pistola per aver detto la verità con opere di pace”

Città del Vaticano – Un altro anno di anno per i cristiani. Secondo i dati raccolti dall’Agenzia Fides, nel 2021 sono stati uccisi nel mondo 22 missionari: 13 sacerdoti, 1 religioso, 2 religiose e 6 laici. Il numero più elevato si registra in Africa, dove sono stati uccisi 11 missionari (7 sacerdoti, 2 religiose, 2 laici), cui segue l’America, con 7 missionari uccisi (4 sacerdoti, 1 religioso, 2 laici) quindi l’Asia, dove sono stati uccisi 3 missionari (1 sacerdote, 2 laici), e l’Europa, dove è stato ucciso 1 sacerdote.

Negli ultimi anni sono l’Africa e l’America ad alternarsi al primo posto di questa tragica classifica. Dal 2000 al 2020, secondo i nostri dati, sono stati uccisi nel mondo 536 missionari.

L’elenco annuale di Fides ormai da tempo non riguarda solo i missionari ad gentes in senso stretto, ma cerca di registrare tutti i cristiani cattolici impegnati in qualche modo nell’attività pastorale, morti in modo violento, non espressamente “in odio alla fede”. Per questo si preferisce non usare il termine “martiri”, se non nel suo significato etimologico di “testimoni”, per non entrare in merito al giudizio che la Chiesa potrà eventualmente dare su alcuni di loro.

Clicca qui per leggere il report completo dell’Agenzia Fides

Allo stesso modo usiamo il termine “missionario” per tutti i battezzati, consapevoli che “in virtù del Battesimo ricevuto, ogni membro del Popolo di Dio è diventato discepolo missionario. Ciascun battezzato, qualunque sia la sua funzione nella Chiesa e il grado di istruzione della sua fede, è un soggetto attivo di evangelizzazione” (EG 120).

“Non potevano non testimoniare”

Come evidenziano le scarne informazioni che si sono potute raccogliere sulle loro biografie e sulle circostanze della morte, i missionari uccisi non erano in evidenza per opere o impegni eclatanti, ma stavano “semplicemente” dando testimonianza della loro fede in contesti di violenza, di disuguaglianza sociale, di sfruttamento, di degrado morale e ambientale, dove la sopraffazione del più forte sul più debole è regola di comportamento, senza alcun rispetto della vita umana, di ogni diritto e di ogni autorità. Ancora una volta questi sacerdoti, religiosi, religiose e laici, erano consapevoli di tutto ciò, spesso erano nati in quella stessa terra dove sono morti, non erano quindi degli sprovveduti o degli ingenui, ma “quando tutto consigliava di tacere, di mettersi al riparo, di non professare la fede, non potevano, non potevano non testimoniare” (Papa Francesco, Budapest, 14 settembre 2021). Dall’Africa all’America, dall’Asia all’Europa, hanno condiviso con i fratelli e le sorelle che avevano accanto la vita quotidiana, con i suoi rischi e le sue paure, le sue violenze e le sue privazioni, portando nei piccoli gesti di ogni giorno la testimonianza cristiana come germe di speranza.

Parroci uccisi nelle loro comunità, in Africa e in America, torturati, sequestrati da criminali alla ricerca di tesori inesistenti o attirati dal miraggio di facili riscatti o ancora per mettere a tacere voci scomode, che esortavano a non sottomettersi passivamente al regime del crimine; sacerdoti impegnati nelle opere sociali, come ad Haiti, uccisi per rapinarli di quanto serviva per gestire tali attività, o ancora uccisi da chi stavano aiutando, come in Francia, o in Venezuela, dove un religioso è stato ucciso dai ladri nella stessa scuola dove insegnava ai giovani a costruirsi un futuro; religiose braccate e uccise a sangue freddo dai banditi in Sud Sudan.

E ancora tanti laici, il cui numero cresce: catechisti uccisi dagli scontri armati insieme alle comunità che animavano nel Sud Sudan; giovani uccisi dai cecchini mentre si adoperavano per portare aiuti agli sfollati che fuggivano dagli scontri tra esercito e guerriglieri in Myanmar; una missionaria laica brutalmente assassinata per rubare un cellulare in Perù; un giovane saltato su una mina nella Repubblica Centrafricana mentre viaggiava sull’auto della missione; un catechista indigeno, attivista per il rispetto dei diritti umani in forma non violenta, ucciso in Messico. Tutti loro “non potevano, non potevano non testimoniare” con la forza della loro vita donata per amore, lottando ogni giorno, pacificamente, contro la prepotenza, la violenza, la guerra.

“Uccisi da un colpo di pistola per aver detto la verità con opere di pace”

I missionari uccisi di questa lista sono come la punta dell’iceberg. Gli elenchi stilati annualmente dall’Agenzia Fides sono sempre provvisori, in quanto si limitano a raccogliere i nomi delle persone di cui si hanno informazioni certe, anche se scarse. A loro deve essere aggiunta la lunga lista dei tanti, di cui forse non si avrà mai notizia o di cui non si conoscerà neppure il nome, che in ogni angolo del pianeta soffrono e pagano con la vita la loro fede in Gesù Cristo.

A conferma di questo riportiamo tre esempi, di Africa, America e Asia, continenti bagnati dal sangue di tanti uomini e donne di pace. La diocesi di Tombura-Yambio, in Sud Sudan, è insanguinata da una guerra civile senza quartiere che imperversa da anni in tutto il territorio nazionale. La Curia diocesana ha inviato all’Agenzia Fides un elenco di 16 nomi tra catechisti, leader dei gruppi, operatori pastorali uccisi nell’anno 2021 durante gli scontri armati (vedi Fides 11/11/2021). Accompagnando i loro nomi, il Vescovo, Monsignor Edward Hiiboro Kussala, sottolinea: “Tutti questi sono stati uccisi con la violenza delle armi! Presi di mira e uccisi da un colpo di pistola per aver detto la verità con opere di pace!”. I loro nomi: Luke Asogorenge (catechista), Claudio Leopard (catechista), John Babayo (giovane leader), Matthew Paul (catechista), Moses Batingbayo Angelo (catechista), Matthew Minisare (catechista), Andrew Suanyo (catechista), Santo Paingo (leader spirituale), Mary Nako (Azione cattolica), Charles Ueyo (catechista), Atilio Gadia (membro del consiglio parrocchiale), William Tere (maestro del coro), Peter Maakara (leader spirituale), Henry Romai (catechista), Juliano Ambrose Otwali (diocesi di Makakal, catechista), Arop Okew (diocesi di Malakal, catechista).

Il secondo esempio viene dal Messico. Michele Colosio, 42 anni originario di Borgosatollo (Italia), è stato ucciso l’11 luglio 2021 a San Cristobal de Las Casas, in Chiapas, raggiunto da alcuni colpi di pistola sparatigli da una persona in moto. In gioventù aveva studiato e lavorato come radiologo in un ospedale italiano, poi, dal 2011, era in Messico, impegnato nella cooperazione, in particolare per la promozione del diritto alla salute. In un territorio dove la violenza è diffusa, Michele si è distinto per il suo sorriso e per il suo servizio agli ultimi. Cattolico, Michele non era legato nel suo impegno ad alcuna realtà ecclesiale, ma il suo percorso di vita lo aveva portato in Sudamerica, a coordinare diversi progetti per l’istruzione dei ragazzi delle zone rurali più povere, attraverso la cura di un piccolo podere e l’allevamento di animali da cortile, perché era convinto che “dobbiamo donare, dobbiamo aiutare, dobbiamo unirci come popolo di fratelli, senza distinzione di lingue, confini e colore della pelle”.

Infine il Myanmar, dove il conflitto civile ha assunto la forma di “atrocità straziante e orribile”, come l’ha definito il Cardinale Charles Maung Bo, Arcivescovo di Yangon e presidente della Conferenza episcopale. Il 24 dicembre, vigilia di Natale, almeno 35 civili innocenti, tutti cattolici, abitanti del villaggio di Mo So, nel territorio della città di Hpruso, tra i quali donne e bambini, sono stati uccisi dai militari e i loro corpi dati alle fiamme. I rifugiati in quell’area stavano fuggendo in seguito a un’offensiva dell’esercito. “Il fatto che i corpi delle persone uccise, bruciati e mutilati, siano stati ritrovati il giorno di Natale rende questa spaventosa tragedia ancora più commovente e nauseante”, ha asserito il Cardinale Bo.

“Mentre gran parte del mondo celebrava la nascita di nostro Signore Gesù Cristo, la gente del villaggio di Mo So ha subito il terribile shock e il dolore di un atto oltraggioso di disumanità”. Come gli Apostoli anche noi oggi possiamo toccare la carne sofferente e gloriosa di Cristo nella storia di ogni giorno e condividere con tutti un destino di speranza “Come gli Apostoli e i primi cristiani, anche noi diciamo con tutte le nostre forze: ‘Non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato’ (At 4,20). Tutto ciò che abbiamo ricevuto, tutto ciò che il Signore ci ha via via elargito, ce lo ha donato perché lo mettiamo in gioco e lo doniamo gratuitamente agli altri. Come gli Apostoli che hanno visto, ascoltato e toccato la salvezza di Gesù (cfr 1 Gv 1,1-4), così noi oggi possiamo toccare la carne sofferente e gloriosa di Cristo nella storia di ogni giorno e trovare il coraggio di condividere con tutti un destino di speranza, quella nota indubitabile che nasce dal saperci accompagnati dal Signore. Come cristiani non possiamo tenere il Signore per noi stessi: la missione evangelizzatrice della Chiesa esprime la sua valenza integrale e pubblica nella trasformazione del mondo e nella custodia del creato”. (Papa Francesco, Messaggio per la Giornata Missionaria Mondiale 2021).

Il Faro online – Clicca qui per leggere tutte le notizie di Papa & Vaticano
ilfaroonline.it è su TELEGRAM. Per iscriverti al canale Telegram con solo le notizie di Papa & Vaticano, clicca su questo link.
ilfaroonline.it è anche su GOOGLE NEWS. Per essere sempre aggiornato sulle nostre notizie, clicca su questo link e seleziona la stellina in alto a destra per seguire la fonte.