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Pomezia, chiusura dello stabilimento Leonardo: a rischio centinaia di posti di lavoro

1 maggio 2022 | 12:00
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Pomezia, chiusura dello stabilimento Leonardo: a rischio centinaia di posti di lavoro

Zuccalà: “Continuerò a chiedere la convocazione di un tavolo tecnico con il Ministero dell’Economia e delle Finanze che detiene il 30% delle quote societarie”

Pomezia – “Dopo aver partecipato all’Assemblea Generale di Unindustria, dove il tema Leonardo è stato incredibilmente ignorato,  ho preso parte all’audizione presso la IX Commissione Lavoro della Regione Lazio. In audizione anche le rappresentanze sindacali dei lavoratori. Un incontro del tutto interlocutorio senza la presenza dell’azienda che ha annunciato la chiusura dello stabilimento pometino“. Lo dichiara, in una nota stampa, il sindaco di Pomezia Adriano Zuccalà.

“Continuerò a chiedere la convocazione di un tavolo tecnico – spiega il Sindaco – con il Ministero dell’Economia e delle Finanze che detiene il 30% delle quote societarie. Sempre dalla parte dei lavoratori, per dare forza a quella che è la visione di sviluppo del sito Leonardo di Pomezia”.

Giannini (Lega): “La chiusura è paradossale. Tutelare i posti di lavoro”

“Dobbiamo impedire a tutti i costi che Leonardo, società attiva nei settori della difesa, dell’aerospazio e della sicurezza, avente come maggiore azionista il Ministero dell’Economia e delle Finanze italiano, chiuda il proprio sito produttivo di Pomezia, mettendo così a rischio centinaia di posti di lavoro nella provincia di Roma“. Lo scrive in una nota il consigliere regionale della Lega, Daniele Giannini, che in Commissione Lavoro ha audito, assieme agli altri componenti, i rappresentanti sindacali dei lavoratori dello stabilimento Leonardo di Pomezia.

“Abbiamo potuto constatare – prosegue – che da parte dell’azienda non sono state fornite giustificazioni plausibili per la chiusura del sito. Si tratta tra l’altro di una scelta senza particolari giustificazioni di carattere economico, essendo la struttura di proprietà e non in affitto. Così facendo, nell’area di Pomezia rimarrebbe solo un magazzino altamente automatizzato, gestito con pochissimo personale. Una azienda a partecipazione statale, che riceve fondi dallo stato italiano, ha una responsabilità sociale nei confronti dell’occupazione locale, dal momento che se lo stabilimento di via dell’Industria dovesse chiudere, oltre alla perdita di un sito produttivo di prestigio ed eccellenza, preoccupa l’effetto domino su tutto l’indotto: tra mensa, servizi, manutenzione e fornitori sono tantissimi i posti lavoro che potrebbero andare irrimediabilmente persi. Abbiamo visto già in passato a Roma e nel Lazio che per ogni azienda che lascia il territorio si crea una reazione a catena che porta in breve termine altre imprese, del settore e non solo, a spostarsi verso altre location, un fenomeno che dobbiamo evitare nel modo più assoluto. Ci siamo impegnati tutti, come componenti della Commissione, a seguire la vicenda con molta attenzione, incontrando a breve i rappresentanti dell’azienda e, se necessario, ad assumere una posizione unitaria di assoluta contrarietà a qualsiasi decisione che porti alla chiusura dello stabilimento.

“È paradossale che, nel momento in cui si attinge ai fondi del Pnrr, nel Lazio chiudano i battenti aziende a partecipazione statale – conclude Giannini – che, tra l’altro, proprio in queste settimane stanno ricevendo commissioni milionarie per l’invio di materiale bellico al fronte, nella guerra in Ucraina”.

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