appunti di viaggio

Viadotto di via dell’aeroporto…. “ma potevamo vincere la guerra!?”

31 ottobre 2022 | 07:00
Share0
Viadotto di via dell’aeroporto…. “ma potevamo vincere la guerra!?”

Dalla data della denuncia, sono passati 6 anni per intervenire su un’opera giudicata pericolosa, 10 ne servono per risolvere le criticità del vIadotto di via dell’aeroporto. Ancora una volta la burocrazia italiana è più forte dell’emergenza. Poi però… non ci stupiamo di come vanno (male) le cose in Italia.

Era novembre 2016 quando il quotidiano ilfaroonline.it (già, proprio noi…) sollevava pubblicamente (leggi qui) e con una documentata fotogallery (vedi qui) il problema della vetustà del viadotto di via dell’aeroporto e dei possibili rischi connessi a questa situazione.

In un Paese civile, ci si aspetterebbe un rapidissimo intervento di analisi della situazione da parte delle istituzioni pubbliche e private, per poi prendere una delle due strade possibili: o smentire la pericolosità o, se confermata, attivarsi ancor più rapidamente per risolvere la questione.

Ma siamo in Italia, spiace dirlo. E allora ci vogliono 6 anni solari (7, se contiamo l’inizio effettivo dei lavori) per mettere mano alla situazione. Un tempo infinito, nel quale tutto sarebbe potuto accadere, nonostante le precauzioni di non far passare più i mezzi pesanti, di ridurre a una sola corsia il transito (leggi qui).
Il punto non è che quegli interventi-tampone abbiamo o meno scongiurato l’immediato pericolo di tragedie, ma che il “tampone” sia durato così a lungo. E allora vediamolo, il perchè…

Cominciamo col dire che dalla data della denuncia all’uscita di una relazione tecnica dell’Astral che acclarasse la verità dell’inchiesta giornalistica del Faro online – che nessuna autorità cita mai durante le conferenze stampa, ma che invece è stata la madre di tutti gli interventi, e Dio solo sa se qualcuno si sarebbe mai mosso senza quella sollecitazione… – è passato oltre un anno e mezzo; la relazione (leggi qui) è infatti datata agosto 2018.

Il successivo dipanarsi degli eventi è un lungo elenco di riunioni, incontri, gare d’appalto e altri adempimenti burocratici che hanno dilatato a dismisura i tempi di realizzazione, “condito” – se così si può dire – dal passaggio di competenze da Astral ad Anas.
Ecco la sequenza ufficiale (slide fornita in conferenza stampa, dunque… ufficialissima), che dà bene il senso di cosa stiamo denunciando, ossia la lentezza burocratica che ancora una volta ha dimostrato tutta la sua capacità di frenare il Belpaese.

Dopo la relazione dell’Astral si è passati alle Indagini strutturali,poi alle prove di carico statico, poi alle indagini acustiche e ambientali, poi a quelle geologiche, poi agli scavi archeologici, poi al cosiddetto “censimento delle interferenze”, poi alla valutazione ambientale. Il tutto è confluito in una Conferenza dei Servizi, alla quale sono seguiti gli espropri, fino a stilare il Progetto esecutivo. Che poi ha seguito la procedura di Validazione e Approvazione del progetto stesso, per poi arrivare alla consegna dei lavori alla ditta privata vincitrice dell’appalto, previo accordo quadro con Anas.

Per non parlare della miriade di Enti interessati in qualche modo ai lavori. Soggetti pubblici: Ministero delle Infrastrutture e Mobilità, Ministero della Transizione ecologica, Ministero della Cultura, Mic Parco Archeologico di Ostia Antica, Enac, Regione Lazio, Città Metropolitana di Roma, Comune di Fiumicino, Consorzio di Bonifica Litorale Nord. Soggetti privati: Aeroporti di Roma, Eni, Italgas, Snam, Ip Industrial, Seram, Acea Ato2, Tima, Fastweb, Unidata, E.Distribuzione, Terna, Areti. E quelli citati sono soltanto i “principali soggetti coinvolti”. Perché ce ne sono ancora altri…

In un mondo globalizzato che va sempre più veloce, dove le tecnologie (anche ingegneristiche) sono sempre più performanti, dove nascono città dal nulla (Dubai) o vengono costruiti ponti e ferrovie ad alta velocità in un anno (Giappone), in Italia vediamo scorrere 7 Capodanni prima di veder aprire il cantiere per l’abbattimento di un viadotto considerato pericoloso. E altri 2 anni e mezzo, forse 3, ce ne vorranno per completare l’opera. Insomma, di riffa o di raffa servono 10 anni per risolvere un problema. Come dicevano i nostri nonni, schernendo l’incapacità nostrana di essere preparati e attrezzati al fronte… “ma potevamo vincere la guerra!?”

ilfaroonline.it è su GOOGLE NEWS. Per essere sempre aggiornato sulle nostre notizie, clicca su questo link e seleziona la stellina in alto a destra per seguire la fonte.